“Studia, che poi rimarrai sottopagato. Il miraggio della conoscenza e la realtà di un’economia che campa sulla speculazione e il profitto bruciando professionalità”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

La costante esortazione dei nostri padri (parliamo per la generazione over 50) era di studiare per acquisire quel titolo di studio che avrebbe, ipoteticamente, consentito di trovare un impiego dignitoso e remunerativo.Una vasta letteratura e anche qualche pellicola hanno alimentato il mito della scalata sociale. Ma, dati alla mano, nei cosiddetti 30 anni gloriosi del dopo guerra una certa mobilità sociale c’è stata al contrario degli ultimi anni Neoliberismo e opportunità di migliorare il proprio status sono decisamente in antitesi.

La scala sociale in Italia oggi è quasi immobile, i figli degli operai continuano ad essere penalizzati, gran parte di loro ha ben poche possibilità di carriera.
Il titolo di studio era anche strumento per migliorare la propria condizione lavorativa, retributiva e sociale, fino ai primi anni ottanta un buon diplomato (con il massimo del punteggio) a Ragioneria aveva concrete possibilità di lavorare in Banca, un Geometra veniva chiamato negli studi privati, un perito dalle industrie, un diplomato nelle scuole professionali era chiamato come operaio specializzato dalle aziende le territorio. Magari esisteva anche una vasta area di lavoro nero ma i contratti di apprendistato potevano rappresentare una valida e percorribile alternativa in attesa di un contratto regolare.

Poi era implicito che i figli del popolo, cosi’ li chiamavamo, frequentassero molto piu’ le scuole tecniche dei licei e i liceali solo in parte riuscivano a completare gli studi universitari.
Scavando nella nostra memoria potremo ricordare i consigli dei genitori sulla opportunità di frequentare una scuola “seria” per conquistare (perchè conquista era pur sempre) il sospirato titolo di studio “con cui lavorare”.
Ebbene, a distanza di 30 e piu’ anni quel mondo non esiste piu’, al posto dei Ragionieri con il massimo dei voti oggi si assumono laureati (laurea breve o lunga che sia), molte aziende del territorio non hanno piu’quella mole di lavoro che permetteva loro di assumere giovani appena usciti dalle scuole, al massimo ci sono gli stages gratuiti previsti dalla alternanza scuola lavoro. E l’insuccesso della Buona scuola è dimostrato dall’irrisorio numero dei contratti di quei giovani che in teoria avrebbero dovuto acquisire esperienza\imparare il mestiere nelle aziende, anzi sovente gli studenti vengono utilizzati per sostituire forza lavoro\manovalanza a basso costo, impiegati spesso senza alcuna sicurezza e tutela della loro stessa salute come si evince dai numerosi infortuni.

L’estate 2018 ha visto susseguirsi ricerche e analisi sul rapporto tra giovani e lavoro, i dati sono preoccupanti con 2,9 milioni di under 45 in meno al lavoro a fronte di piu’ occupati di età superiore ai 44 anni (piu 2,8 milioni). Diminuiscono soprattutto i lavoratori tra i 25 e i 34 anni (-1,4 milioni), aumentano gli over 54 anni ( 1,8 milioni) perchè si tratta di manodopera già specializzata espulsa in anni recenti dal mercato del lavoro ma già pronta per essere utilizzata senza spendere un euro in formazione.

La struttura occupazionale italiana è cambiata negli anni successivi alla crisi del 2008, sono stati necessari 10 anni prima di ritornare a quei livelli occupazionali. Ma sempre negl ultimi dieci anni la mobilità sociale si è anche fermata, le disuguaglianze economiche e sociali si sono acuite diventando macroscopiche nelle aree metropolitane del Nord e in numerose province del Sud. Sono scomparsi un milione tra operai e artigiani ma allo stesso tempo nel settore terziario\logistico si sono creati piu’ di 800 mila posti di lavoro.
Il facchino, specie nella logistica, ha acquisito caratteristiche analoghe a quelle dell’operaio, al posto della catena di fabbrica abbiamo una nuova filiera produttiva nella logistica con regole simili e se possibile dinamiche di sfruttamento maggiori (sfruttando anche la precarietà contrattuale e il ricorso alle cooperative di subappalto. Il pacchetto sicurezza del Governo rappresenta un feroce attacco ai movimenti di lotta per la casa, con la reclusione per chi occupa immobili sfitti, e per le stesse lotte della logistica, Le pene previste per i blocchi stradali, ergo per i picchetti operai vanno da 6 a 12 anni di reclusione.
Il Governo Lega- Mov 5 Stelle sa come gestire il conflitto sociale e sindacale, con l’insaprimento delle pene e il carcere per operai e occupanti di casa. E’ questa la modalità fascistoide con cui si combatte la miseria e l’emarginazione.
Ma torniamo all’analisi produttiva senza dimenticare due aspetti ossia che il pacchetto sicurezza se la prende con gli ultimi e con quanti vengono presentati come delinquenti occultando la ragione sindacale, sociale e politica della loro azione senza dimenticare che la creazione di lavori socialmente utili avrebbe un impatto sui conti economici a lungo termine il che creerebbe seri problemi con l’Ue e le regole di Maastricht. La strategia del Governo è quella di ottenere invece condizioni migliori dalla Ue, per esempio l’innalzamento del deficit senza rimetterne in discussione gli assetti e le politiche generali,. E meno male che questi erano i sovranisti nemici dell’EUeropa dei banchieri…
Torniamo all’analisi produttiva, giusto per capire cosa sta accadendo nel “bel paese”. Negli ultimi anni i dipendenti part time sono cresciuti del 40%, ci vorranno ancora anni, e non rilevamenti statistici parziali, per comprendere se il decreto dignità (che limita a 24 mesi il contratto a tempo determinato) ha impresso l’auspicata inversione di rotta.
L’Italia di oggi non è un paese per giovani che spesso e volentieri fuggono all’estero per trovare lavoro, siamo anche il paese del lavoro nero e dei bassi salari per i migranti e per le donne che continuano ad affrontare innumerevoli ostacoli per accedere al mercato del lavoro.
Fino a 34 anni i lavori sembrano spesso un miraggio, sono infatti crollati gli occupati nelle fasce di età tra i 15\24 e i 25\34 , gli abbandoni scolatici alle superiori sono in aumento (e cosi’ nascono i giovani che non lavorano nè studiano), le immatricolazioni all’università sono crollate, il numero chiuso ha reso problematico e ultra selettivo l’accesso a diversi corsi di laurea, passare i testi di ammissione è spesso un terno a lotto e fonte di grande spesa per le famiglie (puoi passare il test per medicina a Pisa e trovarti a dovere studiare a Firenze o a Siena sapendo che ogni giorno solo il biglietto di andata e ritorno è di 16 euro)
Il blocco del turn over nella Pa (nel frattempo il Governo pensa a bloccare la prossima tornata contrattuale dopo la sigla dei contratti nel 2018 che arrivava 9 anni dopo il precedente) è stato fonte di iniquità e di lotta tra generazioni, eppure i servizi pubblici avrebbero avuto bisogno, e questa necessità si fa sempre piu’ drammatica, di ricambi generazionali per impiegati che risultano i piu’ vecchi d’Europa. E non dimentichiamo che con la quota 100 previdenziale molti dipendenti pubblici andranno in pensione e con le regole attuali non sarà possibile sostituirli perchè il Governo non ha messo in discussione il rapporto tra spesa corrente e spesa di personale.
In questi 10 anni tanti italiani, soprattutto under 35, sono andati all’estero (molti di loro ad occupare posti che analogamente in Italia sono ad appannaggio dei migranti, del resto siano o non siamo un popolo di migranti verso il nord Europa?), l’occupazione per gli italiani (i nuovi posti non arrivano a 280 mila) è cresciuta assai meno che per gli stranieri (piu’ 604 mila posti), questi dati dimostrano una realtà a lungo taciuta ossia: i posti di lavoro creati sono legati alla cura delle persone (ormai il welfare state fa acqua), o ai subappalti nei magazzini della logistica o a lavori umili nel settore della ristorazione.

La xenofobia e il razzismo sono alimentati dall’ignoranza, pochi conoscono le dinamiche del mercato del lavoro, le dinamiche dei bassi salari hanno caratterizzato l’offerta occupazionale come dimostra anche l’aumento dei part time rispetto ai full time, l’impiego delle donne in attività meno remunerative e con contratti precari, una offerta di posti destinata a personale con bassa qualifica (soprattutto trai giovani) o in altri casi con la richiesta di quelle competenze e specializzazioni che difficilmente i piu’ giovani possono avere conseguito in un mercato del lavoro asfittico e con un sistema formativo, scolastico e non, alquanto carente.

Per confutare i luoghi comuni bisogna dotarsi di strumenti di analisi, per questo è assai utile leggere una inchiesta dell’Osservatorio dei consulenti del lavoro (scaricabile on line, clicca qui). Dubitiamo che le organizzazioni sindacali abbiano riflettuto su questi dati rivendendo anche le loro stesse politiche in materia di contratti. Esistono settori dove ormai la logica del basso costo della manodopera la fa da padrona, gli scarsi investimenti nella formazione, nella istruzione, nella ricerca non sono solo slogans ma fotografano un paese involuto e in crisi economica , socialmente immobile e con rigurgiti razzisti crescenti. Quel razzismo contro i migranti in parte figlio anche del vecchio razzismo verso i Meriodionali che continuano a subire le conseguenze di politiche sbagliate con una crisi che si è manifestata con maggiore forza nele Regioni del Sud.

Ripartiamo allora dalla analisi del mercato del lavoro e della struttura occupazionale, comprendiamo il significato reale del Pacchetto sicurezza, smascheriamo chi anticipando di sei mesi la pensione si presenta come il distruttore della Legge Fornero (il cui impianto è intatto) per poi rivedere le dinamiche salariali e contrattuali nonchè le stesse modalità con le quali da anni si fa sindacato e lotta politica . Il nesso tra la teoria e la prassi induce a cambiare passo se non vogliamo ritrovarci emarginati e incapaci anche di comprendere quanto si muove attorno a noi

http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2018/9/30/51846-studia-che-poi-rimarrai-sottopagato-il-miraggio-della/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy