Francesco Cecchini

JAIR BOLSONARO E MEDICI CUBANI
Il presidente eletto del Brasile Jair Bolsonaro ha un’attitudine aggressiva contro Cuba, che definisce una dittatura. Nello stesso tempo difende la dittatura militare brasiliana tra il 1964 e il 1985 che significò disparizioni forzata, assassinii e repressione di qualsiasi tipo di opposizione politica. Tutto ciò la dice lunga su cosa è per lui una dittatura e da un segnale preoccupante su cosa sarà il suo futuro governo.
L’ultimo dei suoi passi è stato quello di imporre un condizioni inaccettabili per la continuità della partecipazione cubana al programma Más Médicos. Più Medici è stato lanciato dalla presidente Dilma Rousseff nel 2013 e nel quale hanno partecipato oltre 20 mila medici cubani. Lo scopo del programma è stato quello di dare a tutti i brasiliani poveri un medico. Attualmente dei 5570 municipi del paese solo 3228 ( 79,5%) hanno un medico e il 90% degli ambulatori nelle comunità indigene sono gestiti da medici.
Per giustificare l’attacco al programma Más Médicos, Bolsonaro si è fatto assurdamente scudo di presunte preoccupazioni umanitarie per il benessere dei medici cubani, mettendo anche in discussione la qualità della sua formazione professionale. Sono considerati tra i principali argomenti il pagamento integrale degli stipendi direttamente ai medici e il fatto che i loro parenti li accompagnino. Bolsonaro cerca di distruggere le condizioni dell’accordo iniziale tra Brasile, Cuba e l’Organizzazione Panamericana della Sanità (PAHO), un modello di cooperazione sud-sud attuato con successo in dozzine di paesi di tutto il mondo. Va sottolineato che l’85% dei brasiliani afferma che l’assistenza sanitaria è migliorata con Más Médicos.
DI FRONTE ALLA POSIZIONE DI JAIR BOLSONARO IL MINISTERO DELLA SALUTE DI CUBA HA DECISO LO SCORSO MERCOLEDI’ DI PORRE FINE AL PROGRAMMA PIU’ MEDICI, CHE HA FORNITO SANITARIA GRATUITA A MILIONI DI BRASILIANI, PRINCIPALMENTE IN AREE POVERE E REMOTE.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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