“La prima notizia è che in Siria si può fare”: il 2018 del paese entrato nel suo settimo anno di guerra si può sintetizzare con questa espressione di Fulvio Scaglione, contenuta in un articolo scritto nello scorso mese di giugno da Damasco. Si descrive, in particolare, una città dove si torna a vivere, dove mercati e locali tornano ad essere frequentati e dove si può registrare anche un piccolo incremento del traffico. Spariti molti checkpoint, molti posti di blocco, strade prima trasformate in trincee tornano adesso percorribili. È lo specchio di un paese ancora in guerra, ma dove ogni piccolo gesto di normalità riconquistato è un grande passo in avanti verso il ritorno alla vita. Il 2018 non è l’anno della fine del conflitto per la Siria, tuttavia è quello dove lo spauracchio dei combattimenti appare allontanarsi e diradarsi dalla quotidianità. Questo perchè ad Aleppo cominciano a vedersi piccoli spiragli positivi sul fronte della ricostruzione, mentre a Damasco nello scorso mese di maggio il conflitto sparisce del tutto dopo la caduta della Ghouta e di Yarmouk. Una guerra che sparisce pure nel sud della Siria, con la liberazione della provincia di Daraa. 

Continua…

http://www.occhidellaguerra.it/cosa-ha-significato-il-2018-per-la-siria/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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