Francesco Cecchini

Con una dichiarazione rilasciata sul suo sito web, nelle prime ore di lunedì 21 gennaio, l’ELN ha riconosciuto la propria responsabilità nell’attentato alla scuola cadetti. Secondo il comunicato si è trattato di un’ azione lecita nel quadro di una guerra in corso, essendo  l’attacco fatto contro un’installazione militare e non essendocistate vittime civili. Inoltre l’ELN ha sottolineato che il governo durante il cessate il fuoco proclamato tra il 23 dicembre 2018 e il 3 dicembre 2019 ha portato avanti azioni miitari, bombardando, tra l’altro un campo dell’ELN e colpendo una famiglia contadina che viveva lì vicino . L’ELN ha anche invitato il governo a riprendere i negoziati per la pace.

Il testo del comunicato dell’ ELN è il seguente.

Il Presidente non ha dato la dimensione necessaria al gesto di pace che l’Esercito di Liberazione Nazionale ha fatto per le date di Natale e di Capodanno, la sua risposta è stata quella di portare avanti attacchi militari contro di noi, su tutto il territorio nazionale. Nonostante ciò, ci atteniamo rigorosamente alla cessazione unilaterale delle operazioni offensive tra il 23 dicembre 2018 e il 3 gennaio 2019. Le Forze armate governative hanno approfittato di questa cessazione per far avanzare le posizioni delle loro truppe operative, conquistando posizioni favorevoli difficili da ottenere senza la cessazione. Ha anche bombardato uno dei nostri campi il 25 dicembre, lanciando più di 12 bombe di centinaia di chili di esplosivo ciascuna, colpendo una famiglia di contadini che erano vicini al campo. La scuola dei cadetti della polizia nazionale è un’installazione militare; lì gli ufficiali ricevono addestramento e addestramento che poi eseguono l’intelligence di combattimento, conducono operazioni militari, partecipano attivamente alla guerra contro le insurrezioni e danno un trattamento di guerra alla protesta sociale. Pertanto l’operazione condotta contro dette installazioni e truppe, è lecita nella legge di guerra, non ci sono state vittime non combattenti. Apprezziamo la necessità che le istituzioni internazionali autorizzate esprimano la loro opinione sulla natura di queste strutture e sul tipo di azione intrapresa. Nei nostri campi, che sono bombardati da qualsiasi supervisione, vengono addestrati anche combattenti e ufficiali; Pertanto, non abbiamo interrotto o rallentato gli sforzi per la pace, perché siamo chiari che siamo in guerra, perché la classe dominante ha ribadito che i dialoghi dovrebbero essere sviluppati nel mezzo del conflitto. L’ELN ha insistito su un cessate il fuoco bilaterale per generare un clima favorevole agli sforzi per la pace, questa proposta ha avuto un importante sostegno nazionale e internazionale, ma la risposta del governo è stata negativa. È quindi molto sproporzionato che, mentre il governo ci sta attaccando, affermi che non possiamo rispondere per autodifesa. Siamo disposti ad accettare di rispettare alcune aree e installazioni militari statali, e alcune aree e campi in cui opera l’ELN, ciò contribuirebbe al processo di dialogo. La pace non progredisce e il processo si allontana se i contendenti in una guerra non vengono rispettati; Questo inizia rispettando il dolore di tutti. Noi addoloriamo i morti di entrambe le parti, è contrario alla pace vantarsi dei contendenti morti, l’esempio più chiaro è accaduto con la morte del comandante Alfonso Cano, disarmato e indifeso; Hanno fatto lo stesso il 26 luglio dello scorso anno, quando hanno ucciso il nostro comandante Samuel, essendo disarmato; cosa avrebbe dovuto essere catturato. Proponiamo un dibattito politico su questi temi, sarebbe importante per questo fare riferimento alle élite al governo e per il paese essere informato obiettivamente. Presidente Duque, vogliamo ribadire che la strada per la guerra non è il futuro della Colombia, è la pace, quindi vi ricordiamo che la cosa migliore per il paese è inviare la vostra delegazione al tavolo per dare continuità al processo di pace e la costruzione degli accordi che portiamo dal precedente governo; percorso di soluzione politica al conflitto sostenuto dalla maggioranza della società colombiana e dalla comunità internazionale.

Colombia … per i lavoratori!

Non un passo indietro … Liberazione o morte!

Direzione nazionale ELN &

Domenica migliaia di persone sono scese in piazza in marce simultanee tenute nelle principali città della Colombia  per condannare l’attentato e per rifiutare la violenza.

Conclusione. Quello che sta succedendo in Colombia, attentato dell’ELN, atteggiamento di Duque che rifiuta il dialogo e continua l’azione armata contro l’ELN, il ritardo nell’attuazione dell’Accordo Definitvo tra governo e FARC-EP, l’ assassinio continuo di leader sociali e dei diritti umani, non favorisce la pace, ma l’ostacola seriamente.  

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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