Il recente “mea culpa” recitato dal Papa in Irlanda, in merito agli innumerevoli casi di pedofilia all’interno di ambienti ecclesiastici d’oltre manica, dove ha constatato un’omertà ancora molto radicata, sa tanto di ritornello già sentito.
Certo non basterà a placare la rabbia, l’indignazione, lo smarrimento e il disgusto che si manifestano in larga parte del mondo cattolico ma anche tra i diversamente credenti, che guardano con attenzione alla figura di Bergoglio.
Non si era ancora spenta l’eco della sua condanna per lo scandalo in Pennsylvania, dove oltre 300 sacerdoti americani si sono resi protagonisti di abusi sessuali su più di mille bambini, coperti sistematicamente da vescovi che hanno insabbiato tutto per decenni.
O la risonanza per lo sconcerto causato nell’opinione pubblica in Cile per la drammatica lettera di un abusato, indirizzata proprio al Papa e pubblicatasulle pagine delNew York Times quasi a voler ridicolizzare la “tolleranza zero” in tema di pedofilia, propugnata da Francesco sin dalla sua elezione. Nella lettera si accusava un grosso prelato di aver baciato in bocca e palpeggiato i genitali a ragazzi minorenni della sua comunità anche in presenza di altre persone.
“Non c’è uno straccio di prova contro di lui.Sono tutte calunnie”. E’ la frase che spingerà un cardinale americano, presidente della commissione abusi, a prendere le distanze dal pontefice. Cosa che spinse il Papa ad una imbarazzante ritrattazione quando precisò che “Non ci sono evidenze” cioè prove legali sufficienti per una condanna.
O lo scalpore per il moltiplicarsi di testimonianze sullo scandalo di altri preti predatori protetti, sempre in Cile, dall’arcivescovo con la vecchia tecnica del trasferimento e quindi dell’insabbiamento.
O lo stupore suscitato quando Bergoglio nomina vescovo un monsignore che era stato uno dei pupilli del prete-predatore Karadima. Varie testimonianze indicano proprio in lui una persona, che era fisicamente presente, quando Karadima si permetteva atteggiamenti lascivi con i ragazzi che lo circondavano. Può essere vescovo chi ha visto e taciuto? Eppure le violente contestazioni che accompagnano il suo insediamento vengono liquidate da Bergoglio come una manovra di “sinistrorsi”.
A chi non ha la memoria corta, forse tornerà in mente il gesto clamoroso di Sinead O’Connor, datato 1992, quando strappò in diretta tv la foto di Papa Giovanni Paolo II al grido “Fight the real enemy!” proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli innumerevoli casi di pedofilia avvenuti nel corso di più decenni nella chiesa irlandese. (da ragazzina, era stata vittima di abusi personalmente) Gesto che pagò caro con l’emarginazione ed ottenendo come unico risultato un danno notevole alla propria carriera.
Si, una rock star contro il Vaticano !
Fino a non molti anni fa succedeva anche questo. Prima dell’avvento degli “artisti” demenziali, i personaggi del rock più dotati di senso civico e con una sensibilità più spiccata, mettevano la propria popolarità al servizio delle cause in cui credevano. Lo hanno fatto in tanti. I migliori. Nella speranza di contribuire a costruire una società più civile, più decente di questa.
Le risposte che dovranno arrivare dal Vaticano saranno decisive per la credibilità della strategia di “tolleranza zero” così tanto sbandierata. Non si può non avere il timore che si tratti solo di un atteggiamento di facciata, secondo la tradizione della chiesa cattolica. Queste risposte le attendel’opinione pubblica sia cattolica che quella laica fiduciosa nel pontificato di Francesco.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…