riceviamo e pubblichiamo

A cura di Enrico Vigna – CIVG

Per la prima volta nella storia, l’Università statale dell’Ossezia del Sud ha ricevuto studenti dalla Siria Per la prima volta nella storia, l’Università statale dell’Ossezia del Sud ha ricevuto studenti dalla Siria

Per la prima volta nella storia della Repubblica, l’Ossezia del Sud ha ricevuto studenti dalla Repubblica Araba Siriana, ha comunicato il rettore dell’Università di Stato dell’Ossezia meridionale, Vadim Tedeev.
Da gennaio di quest’anno, i primi due giovani provenienti dalla Siria, si sono iscritti alla facoltà di filologia russa, uno nel corso dell’istruzione superiore e l’altro nel corso  dell’istruzione secondaria. Nella storia dell’Ossezia del Sud, questo accade per la prima volta“, ha riportato Tedeev.
Secondo il rettore, i siriani studieranno per corrispondenza, arriveranno alla sessione per un mese due volte all’anno, in primavera e in autunno.
Di norma, non forniamo alloggi per studenti esterni, ma tenendo conto della situazione siriana, faremo un’eccezione. Penso che la leadership della Repubblica non lascerà questo problema senza attenzione e gli alloggi saranno loro forniti durante la sessione “, ha spiegato.
Come spiegato da Tedeev, nella prima fase, l’università sarà in grado di accettare almeno 10 studenti dalla Siria, poiché questa è una nuova direzione dell’università, ma questa cifra potrebbe aumentare in futuro.
L’Università statale dell’Ossezia del Sud si sta anche preparando per la firma nel prossimo futuro degli accordi di cooperazione interuniversitaria con le università in Siria, l’Università di Damasco e l’Università di Aleppo.
La Siria ha riconosciuto l’indipendenza dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia il 29 maggio 2018. Il 23 luglio 2018, il presidente dell’Ossezia del Sud, Anatoly Bibilov, ha effettuato una visita ufficiale in Siria. In precedenza è stato riferito che una visita di una delegazione ufficiale siriana in Ossezia del Sud si svolgerà in primavera.     

Bibilov: il Venezuela ha riconosciuto l’indipendenza della nostra Repubblica dai tempi di Hugo Chávez

                     ,
 
Il Presidente dell’Ossezia del Sud, Anatoly Bibilov, nella visita in Venezuela si è recato alla tomba  del comandante Hugo Chávez.
Secondo il servizio stampa del Capo dello Stato, “il Presidente e i membri della delegazione dell’Ossezia del Sud hanno reso omaggio allo statista della Repubblica Bolivariana del Venezuela. A. Bibilov ha ricordato che fu con una decisione di Hugo Chávez che il Venezuela ha riconosciuto l’indipendenza della Repubblica dell’Ossezia del Sud.
Il Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud è stato in Venezuela per una visita di due giorni, durante la quale ha preso parte alle cerimonie con il presidente Nicolas Maduro, e ha avuto l’occasione per tenere anche diversi incontri con leader dei paesi dell’America Latina.
La delegazione dell’Ossezia del Sud era composta anche dal ministro degli Esteri Dmitry Medoev, dal consigliere di Stato del presidente, Konstantin Kochiev e dall’ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica dell’Ossezia del Sud in Venezuela, Narim Kozaev.   10/01/2019

                  


L’Ossezia del Sud aveva anche messo in circolazione una moneta commemorativa del Comandante  Hugo Chavez Frias.

La moneta ha da un verso il viso di Chavez, dall’altro il simbolo dell’Ossezia. 

Dichiarazione del Parlamento dell’Ossezia del Sud: gli Stati Uniti intendono portare avanti un’altra rivoluzione “colorata“:

                                                                                  

Il parlamento dell’Ossezia del Sud ha adottato una dichiarazione in cui ha espresso pieno appoggio al presidente del Venezuela, legittimamente eletto, Nicolas Maduro, e ha condannato la grave ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni di uno stato sovrano.
Secondo la dichiarazione, “…realizzando interessi geopolitici, gli Stati Uniti intendono portare avanti un’altra rivoluzione “colorata” e istituire un regime fantoccio a Caracas per rafforzare la propria posizione in America Latina. Le azioni delle autorità americane dimostrano che sono dietro al tentativo di colpo di stato in Venezuela, provocando così uno spargimento di sangue su vasta scala… La politica aggressiva degli Stati Uniti ha già portato a sanguinose guerre in Libia, Siria, Ucraina e in altri paesi del mondo. E’ ovvio, che ora Washington intende creare un nuovo focolaio di destabilizzazione a lungo termine, interrompendo tutti i tentativi di soluzione pacifica della situazione in Venezuela“.
Il Parlamento dell’Ossezia del Sud si schiera per una risoluzione della crisi politica in Venezuela interna al quadro costituzionale nazionale, considerando che le interferenze esterne e le sanzioni dichiarate sono inaccettabili.
Accogliamo con favore anche la posizione della Federazione Russa volta a preservare la supremazia del diritto internazionale e a prevenire l’intervento armato contro il Venezuela“, afferma il testo.                          Febbraio 2019                                            

Il Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud, Anatoly Bibilov, ha anche incontrato, tra gli altri  il Presidente della Repubblica di El Salvador, Salvador Sanchez.

                                    

Salvador Sanchez è stato eletto presidente di El Salvador nel 2014, avendo vinto la competizione elettorale presidenziale. Sanchez è un rappresentante del Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Marti, orgoglio non solo del popolo salvadoregno, ma anche dell’intera America Latina. .
Salvador Sanchez è una persona molto istruita, un’insegnante. Ha lavorato come insegnante nelle scuole rurali e urbane. Nel 1965 divenne uno dei fondatori della National Union of Teachers of El Salvador, che oggi è la più grande associazione di insegnanti salvadoregni.
I due presidenti hanno molto in comune.
Come Anatoly Bibilov, Salvador Sanchez, prima di essere eletto presidente, ha lavorato come ministro, apprezza molto la cultura e l’arte e sostiene fortemente la loro diffusione tra la popolazione.
Come Anatoly Bibilov, Salvador Sanchez si distingue per la grande modestia personale e, soprattutto, per il benessere del popolo. Ad esempio, a luglio, Sanchez ha aperto la sua residenza ufficiale per essere visitato quindicinale da tutti come galleria d’arte. Lui stesso non userà la residenza durante il suo mandato, dal momento che intende vivere in una casa privata.
Queste e altre numerose somiglianze nel carattere dei presidenti e nel percorso storico attraversato dall’Ossezia del Sud e dal Salvador non potevano passare inosservate.
Abbiamo molto in comune“, ha detto Anatoly Bibilov all’incontro, “…includendo la lotta di El Salvador e dell’Ossezia del Sud per la loro libertà e indipendenza. In questa lotta, il popolo di El Salvador ha guadagnato un grande rispetto. Spero che la nostra conoscenza cresca come amicizia, non solo tra noi come presidenti, ma anche tra i popoli di El Salvador e dell’Ossezia del Sud… “.
Salvador Sánchez, da parte sua, ha notato che la Repubblica di El Salvador sta sviluppando contatti con nazioni amiche e perseguendo tale politica nei confronti di tutti i paesi del mondo.
La nostra politica è aperta a tutti i paesi del mondo, crediamo che lo sviluppo di tutta l’umanità possa basarsi solo sull’amicizia. Questo primo incontro con voi è molto importante per noi. Speriamo che i nostri contatti continuino e troveremo meccanismi su come continuare questi contatti “, ha detto il Presidente di El Salvador.

da cominf

BREVI NOTE STORICHE

L’Ossezia del sud è una Repubblica autoproclamatasi indipendente dal 28 novembre 1991, ed è tuttora di fatto una nazione indipendente, seppur in conflitto con la Georgia, che ne rivendica il territorio. Le lingue ufficiali sono l’osseto e il russo. La capitale è Tskhinvali ( circa 36.000 abitanti). L’estensione del territorio è 3.900 km²; la popolazione è di circa 57.000 abitanti, la valuta è di fatto il rublo russo.

Gli Osseti sono in origine discendenti degli Alani, una tribù dell’Asia centrale. Divennero Cristiani durante il Medioevo, sotto l’influenza Georgiana. Durante la dominazione mongola, furono espulsi dalla loro terra d’origine medievale, a sud del fiume Don, nell’attuale Russia, e deportati verso i monti del Caucaso e verso la Georgia, dove formarono tre distinte entità territoriali:

  • Digor, nell’ovest, sotto l’influenza del vicino popolo cabardino, che introdusse l’Islam.
  • Tualläg nel sud diventò ciò che è oggi l’Ossezia del Sud
  • Iron nel nord, nel territorio dell’attuale Ossezia del Nord, sotto dominio russo dal 1767.

L’Ossezia del Sud fu parte dell’Impero persiano fino al Trattato di Gulistan del 1813.

La moderna Ossezia del Sud fu annessa alla Russia in seguito alla prima guerra russo-iraniana (1804-1813).

Dopo la Rivoluzione bolscevica Russa, l’Ossezia del Sud divenne parte della menscevica Repubblica Democratica di Georgia, della quale il nord a sua volta divenne parte della Repubblica Sovietica del Terek. L’area vide scontri tra le forze governative Georgiane e gli Osseti, che chiedevano l’indipendenza. Il governo Georgiano accusò gli Osseti di cooperare con i Bolscevichi tentando di annettere il territorio dell’Ossezia del Sud con l’obiettivo di una pulizia etnica.

Il 20 giugno 1920 le truppe georgiane commettono un pesantissimo genocidio del popolo osseto senza risparmiare né bambini né donne, in cui circa 20 mila persone furono uccise e 50 mila scacciati oltre il Caucaso nell’Ossezia del nord, distruggendo e bruciando più di 100 villaggi.

Inoltre molti profughi vennero uccisi sulla strada verso l’Ossezia del nord. Nemmeno la Georgia nega questo fatto. In effetti, fu anche pubblicato un libro: “La croce onerosa”, il diario dell’esecutore del piano del genocidio Civrivi Valico Giugheli. Nel diario il genocidio è denominato come una spedizione punitiva contro “ribelli sudossetini”. Civrivi V. Giugheli nel suo diario narra della crudeltà esercitata, vantandosi della sua bravura e dei suoi soldati e della dura sconfitta del “nemico”. Sotto il termine nemico si intendeva tutti gli abitanti, compresi i bambini e le donne dei villaggi, in quanto non erano a favore dell’autorità menscevica georgiana. L’aggressione dei georgiani (negli anni 1918-1921) lasciò già allora i segni profondi e cruenti nei rapporti di questi popoli.

Il governo sovietico georgiano, fu istituito dall’11º reggimento dell’Armata Rossa nel 1921, creando l’Oblast Autonomo dell’Ossezia del Sud nell’aprile 1922. Oltre all’osseto, il russo ed il georgiano furono garantite come lingue amministrative dell’Oblast.

 Il primo conflitto con la Georgia

                                  

L’Ossezia del Sud nell’ambito della Georgia

La tensione nella regione aumentò insieme all’incremento dei nazionalismi tra georgiani e osseti nel 1989. Prima di allora, le due comunità avevano vissuto in pace con l’unica eccezione del conflitto del 1920. Entrambi i gruppi etnici avevano un alto livello di interazione ed un alto tasso di matrimoni interetnici. Nello stesso anno, l’influente Fronte Popolare dell’Ossezia del Sud (Ademon Nykhas) richiese l’unificazione con l’Ossezia del Nord come mezzo per difendere l’autonomia osseta. Il 10 novembre 1989, il Soviet Supremo dell’Ossezia del Sud inviò un appello per l’unione dell’Ossezia del Sud con la repubblica autonoma dell’Ossezia del Nord, appartenente alla Russia, in un’unica repubblica autonoma. Il giorno dopo, il Soviet Supremo della Georgia ignorò l’appello ed abolì l’autonomia dell’Ossezia del Sud. Oltretutto, il parlamento autorizzò la soppressione dei quotidiani e delle dimostrazioni.

Dopo l’indipendenza della Georgia nel 1991, su spinta del leader nazionalista Zviad Gamsakhurdia, il governo georgiano dichiarò la lingua georgiana come l’unico idioma amministrativo permesso nel paese. Durante l’era sovietica invece, come lingua ufficiale della Repubblica socialista sovietica georgiana vi erano il georgiano ed il russo, oltre all’osseto usato normalmente, come assicurato dalle due costituzioni della RSS nel 1936 e nel 1979. La decisione del 1991 causò un forte sconcerto nell’Ossezia del Sud, i cui leader chiesero che la lingua osseta diventasse l’idioma del loro stato. La minoranza osseta continuò a godere di un alto livello di autonomia, ma dovette confrontarsi con il crescente sentimento nazionalista della maggioranza georgiana. Violenti scontri animarono la fine del 1991, durante i quali molti villaggi sudosseti furono attaccati e dati alle fiamme, così come subirono attacchi case e scuole georgiane a Tskhinvali, capoluogo dell’Ossezia del Sud. In conseguenza di questi scontri, circa 1.000 persone persero la vita e tra i 60.000 e i 100.000 profughi lasciarono la regione, rifugiandosi lungo il confine con l’Ossezia del Nord e nel resto della Georgia. Molti profughi furono accolti nelle aree disabitate dell’Ossezia del Nord,solo il 15% della popolazione Osseta vive oggi nell’Ossezia del Sud.

Nel 1992, la Georgia fu costretta ad accettare un “cessate il fuoco”. Il governo georgiano e gli indipendentisti dell’Ossezia del Sud raggiunsero un accordo per evitare l’uso della forza tra di loro. Fu istituita una forza di peacekeeping costituita da osseti, russi e georgiani. Il 6 novembre 1992 l’OSCE organizzò una missione in Georgia per monitorare le operazioni di peacekeeping. Da allora fino alla metà del 2004, l’Ossezia del Sud è stato un territorio pacifico. Nel giugno 2004, è riesplosa la tensione a causa dell’ultra-nazionalismo di Saakashvili. Prese di ostaggi, sparatorie e occasionali bombardamenti hanno lasciato decine di morti e feriti. Un cessate il fuoco fu raggiunto il 13 agosto, ma è stato ripetutamente violato da parte di Tbilisi.

Sebbene ci fossero periodicamente colloqui tra le due parti, alcuni progressi furono realizzati dal governo di E. Shevardnadze (19932003). Il suo successore Mikheil Saakašvili (eletto nel 2004) ha invece fatto della riaffermazione dell’autorità del governo Georgiano una sua priorità politica. Dopo aver felicemente posto fine all’indipendenza de facto della provincia dell’Ajaria nel sud-ovest nel maggio 2004, ha provato a imporre una soluzione simile all’Ossezia del Sud. Dopo gli scontri del 2004, il governo Georgiano ha intensificato gli sforzi per portare il problema all’attenzione della comunità internazionale. Il 25 gennaio 2005, il presidente Saakashvili presentò il piano Georgiano per la risoluzione del conflitto in Ossezia del Sud all’assemblea del Parlamento del Consiglio d’Europa, riunito a Strasburgo. Nell’ottobre dello stesso anno, il governo degli Stati Uniti e l’OSCE espressero il loro supporto al piano d’azione Georgiano presentato dal primo ministro Z. Noghaideli al consiglio permanente dell’OSCE a Vienna il 27 ottobre 2005. Il 6 dicembre il consiglio dei ministri dei paesi dell’OSCE, riunito a Lubiana, adottò all’unanimità una risoluzione a supporto del piano di pace Georgiano, che fu però respinta dall’autorità de facto dell’Ossezia del Sud.

Il 26 agosto 2006, un’alta delegazione di senatori statunitensi, guidata dal senatore dell’Arizona John McCain effettuò una visita nelle zone del conflitto Georgiano-Osseto. Il gruppo visitò Tskhinvali ed incontrò il governatore de facto Eduard Kokoity. Parlando della sua visita a Tskhinvali, il senatore McCain disse che il viaggio era stato “per niente produttivo“. Le sue parole furono:

« …e questo perché non c’è stata una risposta diretta alla nostra questione sul perché all’OSCE è stato impedito di fare il suo lavoro. Perché non ci sono stati progressi alle iniziative di pace da parte della Georgia, dell’ONU, dell’OSCE, di altre organizzazioni. Io penso che l’atmosfera laggiù si descriva da sola da quello che vedete se guidate a Tskhinvali: un grandissimo manifesto con una foto di Vladimir Putin, sui cui è scritto ‘Vladimir Putin nostro presidente’. Io non penso che Vladimir Putin sia ora, o sarà mai, il presidente del suolo Georgiano…».  Eduard Kokojty, Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud   Due giorni dopo, il 28 agosto, il senatore statunitense R. Lugar, visitando la capitale georgiana Tbilisi, incontrò i politici Georgiani sui problemi della missione di peacekeeping russa, affermando che “l’amministrazione USA sostiene la determinazione del governo georgiano al ritiro delle forze di peacekeeping russe dalle zone di conflitto in Abcasia e nel distretto di Tskhinvali” L’11 settembre 2006, il comitato per la stampa e l’informazione dell’Ossezia del Sud annunciò che la Repubblica avrebbe indetto un nuovo referendum di indipendenza (il primo referendum non fu riconosciuto valido dalla comunità internazionale nel 1992) il 12 novembre 2006. Gli elettori avrebbero deciso se l’Ossezia del Sud avrebbe dovuto preservare o meno il suo status de facto di stato indipendente. Il 13 settembre 2006 il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Peter Semneby, mentre visitava Mosca, disse: “i risultati del referendum sull’indipendenza dell’Ossezia del Sud non avranno significato per l’Unione Europea“. Semneby aggiunse anche che questo referendum non avrebbe contribuito al processo di risoluzione pacifica del conflitto nell’Ossezia del Sud. Il 5 ottobre 2006, Javier Solana, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, espresse la possibilità di rimpiazzare i peacekeepers russi con una forza dell’UE. Gli Osseti del Sud approvarono quasi all’unanimità il referendum del 12 novembre 2006, optando per l’indipendenza dalla Georgia. Il referendum fu estremamente popolare, con una percentuale di vittoria tra il 98 ed il 99% delle preferenze; sventolii di bandiere e feste di celebrazione si ebbero in tutta l’Ossezia del Sud, il governo di Tbilisi da subito non ne riconobbe l’esito. “Tutti hanno bisogno di capire, una volta e per sempre, che nessun tipo di referendum o elezioni spingeranno la Georgia a rinunciare a ciò che appartiene al popolo Georgiano per volere di Dio“, dichiarò Georgi Tsagareishvili, leader del blocco degli industriali nel parlamento georgiano. Il 13 novembre, Terry Davis, segretario generale del Consiglio d’Europa a 46 nazioni, definì il referendum sull’indipendenza come “non necessario, inutile ed ingiusto”. La situazione è rimasta tesa ma tendenzialmente pacifica sino all’inizio di agosto 2008, anche se Mosca e Tskhinvali vedevano il riarmo georgiano con preoccupazione. Nell’ultimo anno la Georgia aveva acquistato gli aerei d’attacco di produzione russa Su-25 dalla Repubblica di Macedonia e dalla Bulgaria e gli elicotteri, anch’essi di produzione russa, Mi-8 dall’Ucraina. Queste armi sono state trasportate con l’aiuto dei Marines statunitensi. Il governo georgiano, dal canto suo, protestava con forza contro la continua crescita economica della Russia e la sua presenza politica e militare nella regione.

Il secondo conflitto con la Georgia

          Mappa del secondo conflitto con la Georgia (agosto 2008)

Nella notte dell’8 agosto 2008 la Georgia ha avviato l’offensiva militare (preceduta da un attacco di artiglieria e lanciarazzi) per riconquistare il controllo della regione contesa. Poche ore dopo la Russia è intervenuta con l’aeronautica e ne sono nati aspri scontri intorno alla capitale regionale tra l’esercito georgiano e i miliziani osseti, affiancati dai soldati russi rimasti che facevano parte, su mandato della NATO, delle truppe di interposizione russo-georgiane). La 58° armata russa arrivò a Tskhinvali il 9 agosto.

Nonostante quattro riunioni in quattro giorni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il conflitto  proseguì anche il giorno seguente. La Georgia dichiarò lo stato di guerra e chiese aiuto internazionale contro l’intervento russo. La Svezia, gli Stati Uniti d’America, la Polonia e le tre repubbliche baltiche presero posizione in difesa della Georgia, ma nessuno inviò aiuti militari, preferendo inviare sul posto diplomatici per contrattare un cessate il fuoco.

La mattina del 10 agosto, terzo giorno di combattimenti, la Russia ha imposto un blocco navale alla Georgia.

L’8 settembre 2008 venne firmato l’accordo fra Sarkozy, presidente di turno dell’Unione europea, e Medvedev, presidente russo, che prevedeva l’impegno russo di ritirarsi da Poti entro una settimana e dal resto della “Zona cuscinetto” entro un mese; e il passaggio della zona cuscinetto sotto il controllo di osservatori UE (EUMM) e non dell’esercito georgiano. Il 18 ottobre 2010 la Russia si ritirò dall’ultimo avamposto mantenuto in territorio georgiano, il villaggio di Perevi.

  

Monumento alle vittime del conflitto tra Georgia e Ossezia a Tskhinvali       

                                                                                                                       A cura di Enrico Vigna, CIVG

Di AFV

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