SERENA PELLEGRINO

Francesco Cecchini

Serena,   grazie   per   la   tua   disponibilità  ad   essere intervistata per Ancora Fischia il Vento.

Francesco: Sei ecosocialista?                                    

Serena:  ritengo che questa sia la definizione che a livello generale mi appartiene anche se preferisco, da sempre, riconoscermi nell’accezione di “cristiana/ambientalista” che è una specifica nicchia   sicuramente tutta mia, di ambientalista. È una definizione che può essere vista come una sorta ditautologia, anche se unidirezionale: un cristiano non può che essere un ambientalista mentre è certo che un ambientalista non sia necessariamente cristiano. Quando Papa Bergoglio scrisse l’Enciclica Laudato sì ho dichiarato: “finalmente non sono più sola”. Da quel momento molti ambientalisti, soprattuto non cristiani, si   sono   riconosciuti   nelle sue parole invece molti cristiani (soprattutto   cattolici) hanno cominciato a contrastarlo. I peggiori detrattori però, fin dalla presentazione con la stampa internazionale, li hatrovati tra le multinazionali produttrici di energie fossili e tra   coloro che detengono il potere dell’attuale modello capitalistico.

 Francesco:  Nel 1848 Karl Marx scrisse:   Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Oggi potremmo dire che per il mondo si  aggira lo spettro dell’ecosocialismo, ma lo spettro deve diventare al più presto realtà, pena la sopravivenza dell’intera umanità. Cosa ne pensi?

Serena:  Karl   Marx   aveva   declinato   perfettamente quali erano i rischi che l’umanità intera stava correndo se la sovranità si fosse spostata da singoli soggetti proprietari di beni e detentori del potere attraverso le loro sovranità, a un grande soggetto astratto entro cui tutti   avrebbero dovuto sottostare:il modello  capitalista.   Non aveva alleati in questa battaglia; paradossalmente non gli sono stati alleati nemmeno coloro che – anche in Italia nonostante ci fosse il più grande partito Comunista d’Europa che si è battuto per le lotte civili e sociali e per i diritti dei lavoratori e dei cittadini – hanno dovuto sottostare alle regole dettate dal capitalismo, pena l’espulsione dal meccanismo globale. In questa vicenda invece sta accadendo qualcosa che già nel 1972, durante   la grande convention ambientalista di Stoccolma, si era evidenziata: se non cambiamo rotta e perseguiamo il modello dettato dalle norme ecosistemiche, ovvero quelle che regolano la vita di tutti gli esseri animali e vegetali su questo pianeta, verremo tutti espulsi con uno sfratto irreversibile. Sta qui la grande differenza: le leggi di Madre Terra non sono emendabili, non sono derogabili e la sanzione non è né amministrativa né penale, la  pena non é né revocabile né prescrivibile ma si paga con l’espulsione da questo pianeta che, serenamente, continuerà a sopravvivere dopo essersi sbarazzato di noi che siamo come un virus per lui. Ecco questa la differenza, gli ecosocialisti hanno una grande alleata: Madre Terra.

Francesco:  Quale potrebbe essere il manifesto attuale dell’ecosocialismo? Il libro di Greta Eleonora Thunberg, La Nostra Casa E’ in Fiamme? Un altro? Altri?                                                                      

Serena:  mai come in questo momento storico le vertenze sociali e quelle ambientali sono state così sovrapponibili. Molti di coloro che l’hanno compreso si stanno finalmente adoperando per cercare degli slogan per comunicare il messaggio di quello che realmente sta accadendo e che è iniziato   con l’avvento dell’era industriale. Penso che ogni definizione possa essere utile ed efficace per risvegliare le coscienze di chi è stato morfinizzato dal ben-avere ottenuto attraverso i “benefici” del modello capitalistico. Vorrei evidenziare una questione che riguarda gli slogan che di fatto definiscono solo stato di fatto. Dire che “la casa è in fiamme”, come del resto riempire le piazze, non è   sufficiente per trovare la soluzione al problema che deve essere in capo a chi prende le decisioni   politiche, mentre è totalmente legittimo se pronunciato da una ragazza di 16 anni che ha il diritto di gridare un pericolo. La soluzione invece è in mano a chi detiene il potere istituzionale di legiferare per gli Stati e per i cittadini. Purtroppo questo potere, di fatto e non legittimato dalle norme, troppe volte si sposta – come accade ormai da decenni – nelle mani di chi gestisce la sovranità dei mercati e del business. Quando questo accade il pericolo incombe perché costoro non hanno a cuore il benessere sociale e men che meno quello ambientale. Le agenzie di rating da anni spaventano i Governi (soprattutto quelli afferenti al   G20) i quali, per non “fallire”, sono costretti a legiferare destinando le risorse economiche dei cittadini verso poche voci lequali, di fatto,  trasformano le leggi finanziarie risucchiando tutto il potere di spesa: sono armi, fossili, acciaio, cemento, asfalti e infrastrutture sempre più inutili. Ormai il velo si è svelato anche agli occhi di chi non ha dimestichezza con questi argomenti. Lasciare a   costoro la soluzione del problema “la casa sta bruciando” ci porterà ad accumulare altri problemi. Molti di loro hanno già il progetto in tasca, come Shell e Exxon, per fare solo un esempio, promuovono le costosissime geoingegnerie per catturare la CO2 nei fondali marini e per realizzarle chiedono che venga applicata la carbon tax da   destinare a loro, anche quella, per risolvere il   problema del riscaldamento globale. Questi “signori” non sono disposti a perdere il loro totale potere nella gestione dei mercati con il solo fine di abbracciare una reale conversione ecologica dell’economia e della società. 

 Francesco:  In un’intervista di fine 2018 Serge Latouche, teorico della decrescita felice o serena, in relazione ai paesi del sud del mondo ha affermato:  E’  sostenibile, sicuramente, che i Paesi che   hanno   una   debole attenzione all’ecologia   facciano crescere certe produzioni per il bene della   loro popolazione, ed inoltre: La decrescita induce ad   uscire dalla produzione infinita per ritrovare il senso della misura.  Ed inoltre, ancora,: Basata (la    decrescita   serena) su una critica della società dei consumi e del liberalismo, essa è, di base,di   sinistra e di ispirazione socialista, ma aggiungendovi la dimensione ecologica. Questo significa che è tutto da ripensare: l’apparato di produzione, la protezione sociale, la solidarietà  tragenerazioni, il lavoro. Ciò significa parlare,   correttamente, di modello di sviluppo alternativo al capitalismo. Sei d’accordo?                                     

Serena: sono una latouchana convinta fin dai tempi in cui Latouche era conosciuto solo da una manciata di persone  ed era  contestato  dai maggiori  economisti internazionali fedeli   sostenitori e promotori della crescita e del mito del prodotto interno lordo. Mi sono immediatamente   riconosciuta nella sua proposta di modello di società e di economia, dove quest’ultima parola   prendeva davvero la sua reale definizione etimologica, ovvero della norma dell’oikos, della casa comune, che nulla aveva a che vedere con ladefinizione di economia che per contro si stava trasformando sempre più in  business ove tutto è concesso in forza della crescita infinita utilizzando risorse finite. Costoro sono stati i decodificatori e hanno abbracciato in toto il modello del business as usual. Mentre l’economia, quella di Madre Terra, non prevede linearità. L’eco-nomia, per definizione e per applicazione naturale, è circolare. Il business   è lineare. È per questo che condivido appieno la teoria di Latouche in merito alla critica al modello liberista e che la soluzione ai danni fatti da quest’ultimo debba essere la decrescita serena vista da una posizione di sinistra. Dobbiamo però   purtroppo ammettere  che ormai oggi il suo modello   sia obsoleto. Mi spiego meglio. Il suo modello era attuabile, senza grandi fatiche finanziarie, se fosse stato applicato tra gli anni ottanta e novanta. In quegli anni invece si spinse verso la direzione totalmente opposta, sono gli anni in cui il liberismo americano e inglese hanno preso il sopravvento e   dettato legge sul resto dei paesi cosiddetti   sviluppati. Dopo trent’anni di consumi sfrenati che ci hanno portato al degrado ambientale e sociale è necessaria una “dieta d’urto” soprattutto per quei   paesi estremamente bulimici i cui abitanti consumano 176 volte di più di un cittadino africano, continente da cui preleviamo da sempre il grosso delle nostre risorse per mantenere il nostro stile di vita. La sfida reale è proprio questa. Nella società che si  è mantenuta esclusivamente sui consumi  il  calo delle risorse metterà in ginocchio tutti prima ancora di imboccare la strada dell’inversione di rotta. Sono però fermamente convinta che l’economia familiare, ovvero quella che ogni   famiglia applica per sé, fondata sostanzialmente sui consumi e sui risparmi necessari, sarà una grande alleata per far cambiare il modello che è ormai sovrano. E se cambiano i consumi le multinazionali,   che vivono di questo, saranno costrette a cambiare la rotta. Ci tengo a ricordare un pensiero di Berlinguer sul tema della conversione  ecologica.  Quando ci fu la grande crisi del petrolio del ‘73 lui disse che questa avrebbe dovuto essere la nostra grande opportunità per uscire dal regime delle fossili. Ovviamente è stato inascoltato, purtroppo anche dai suoi coevi e dai suoi “discendenti” politici, alcuni dei quali ancora oggi sono convinti che finanziare i produttori e i promotori del petrolio sia l’unica soluzione per uscire da una crisi che ormai   si sta dimostrando assolutamente sistemica.

Francesco:  Nelle prossime elezioni europee i temi del clima e dell’ambiente devono essere centrali. Lo sono nella lista unitaria di sinistra “La Sinistra”, alla quale SI aderisce?                            

Serena: assolutamente si! Abbiamo legato la declinazione  del   colore  rosso  del   lavoro,  dei  diritti, dell’uguaglianza al verde dell’ecologia, della pace e dell’armonia. Ribadisco che la crisi sociale   oggi è strettamente connessa a quella ambientale. Non ci sarà miglioramento del nostro benessere   se non modifichiamo le nostre politiche europee.   Esserci totalmente affiliati al modello liberista ha distrutto lo stato sociale trasformandolo completamente in società di capitale declinato fino alla piccola scala. Ormai le persone non sono più lavoratori ma risorse umane, i professionisti intellettuali operatori economici, i pazienti   diventano utenti e potrei continuare nella trasformazione radicale che c’è stata proprio nel vocabolario. Diventa quindi necessario  mettere le tematiche ambientali al centro del dibattito e leggere tutte le leggi e direttive europee che  vengono proposte e approvate attraverso la lente dello spread ambientale anziché finanziario. Il peso degli oneri ambientali hanno una ricaduta generalizzata, le conseguenze dovute alla trasgressione delle leggi ecosistemiche non conoscono confini politici sono, per così dire, molto democratiche e le subiscono anche i “Paperoni”. L’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, elementi essenziali per la sopravvivenza di ogni essere vivente, non salva nessuno sebbene chi ne fa le spese in primis, come sempre, sono gli abitanti di quei paesi che si trovano in maggiore condizione di povertà. Le migrazioni per cause ambientali sono in continuo aumento e i paesi cosiddetti sviluppati non si sono ancora presi carico di questa vera minaccia sociale che incombe sull’umanità intera. Una proposta che dovrebbe essere presa in considerazione da ogni Stato che investe più sulle fossili – sono 452  i  miliardi di dollari che vengono spesi all’anno dagli Stati del G20 – che sul benessere ambientale e sociale, dovrebbe essere una legge che vede come valutatore finale di ogni provvedimento la commissione ambiente piuttosto che quella bilancio. Solo così si potrebbe ridurre quel deficit ambientale che stiamo facendo pagare pesantemente alle generazioni future.

Francesco:  Quale  risultato  prevedi   per  La  Sinistra alle prossime elezioni europee?                 

Serena:  sono realista, il programma che noi  proponiamo, sebbene abbia al suo interno il progetto per la soluzione dei malesseri dei cittadini europei e dell’ambiente, non piace ai liberisti che detengono di  fatto il  potere istituzionale  e il  potere mediatico  da decenni. Non si vuole che un   programma come il nostro totalmente antiliberista, antirazzista e promotore di uguaglianza sociale e   benessere ambientale possa prendere il sopravvento sulle multinazionali che manipolano   il   potere europeo soggiogandolo e gestendolo pro domo loro. Ci mettono tutte le etichette possibili, da radicali a “piccolini” proponendo il “voto utile”. Utile a chi? A chi garantisce la sudditanza ai poteri che si svolgono su altri tavoli che non sono quelli istituzionali. Per contro i cosiddetti sovranisti vengono invece sostenuti perché necessario a creare il nemico dal quale fuggire per rifugiarsi tra le braccia di chi è ancora convinto che con le sue   politiche capitalistiche si possano imbandire   ancora le tavole e riempire i frigoriferi. Purtroppo non è più così. Per riuscire ad avere di nuovo   benessere per tutti è necessario che chi possiede   il 75% del patrimonio mondiale redistribuisca il   proprio reddito. Molti fanno ancora fatica a   comprendere che tra il sovranismo delle destre,   che promette guerra a tutti per difendere i propri   diritti acquisiti, e la sovranità liberista, che promette   il paese del bengodi, c’è una terza via, quella democratica che non prevede egemonie né di mercato né “dittatoriali”. Se riuscissimo a diffondere queste informazioni cadrebbero molti tabù e tanti, che oggi riempiono le piazze, potrebbero avere attraverso il consenso dato a livello elettorale, le soluzioni che chiedono con forza.

Francesco: Continuerà La Sinistra dopo le europee? Sarà possibile costruire un’unità politica   più sostanziale di un cartello elettorale?                          

Serena: è l’auspicio che ci facciamo. Personalmente ho una aspirazione ancora più grande: vorrei che si creasse una  forza ecologista   di sinistra così come proponeva Latouche. La dico in modo sintetico ma sicuramente efficace, dai   Rossi ai Verdi senza soluzione di continuità. In   questo spazio politico ci sono le soluzioni ai problemi e alle richieste dei cittadini. È necessario   però abbattere i muri delle piccole identità e superare i pregiudizi storici.

Francesco:  Quali   altre   organizzazioni   politiche in Europa hanno affinità con La Sinistra?              

Serena: sicuramente oltre alla Sinistra Europea c’è il GUE e i  Verdi.  Sono a mio avviso questi i gruppi parlamentari europei che potrebbero avviare questo percorso alleandosi e ingrossando le proprie fila. Sappiamo che il PSE ha deluso il suo mandato e la sua identità alleandosi con il PPE, gruppo di stampo liberista ma in cui risiedono anche personaggi come Orban. Il PD che a voce si definisce  di  sinistra  e aderisce al gruppo parlamentare del PSE   ha palesemente dichiarato al suo elettorato e ai mercati globali, con la presenza plateale di Calenda nel simbolo, che non tradirà il percorso del PD condotto fino qui.

Francesco:  Qual  è  il tuo impegno politico principale attualmente?                                                               

Serena: sostenere e promuovere attraverso la delega che il mio partito mi ha riconosciuto, quella di responsabile nazionale all’Ambiente e ai Lavori Pubblici, le politiche per cui in questi anni mi sono sempre battuta: la difesa della sostenibilità ambientale e sociale con proposte propositive e non solo oppositive. Ho preso l’impegno di creare una rete di persone, e ce ne sono tante, che abbiano il desiderio di dare il loro contributo sia come parte attiva, con il proprio portato di conoscenza, che come cittadini sempre più capaci di evidenziare le problematiche territoriali per farle diventare da un lato opinione pubblica e dall’altro per essere   discusse nelle istituzioni, con i nostri rappresentanti   politici, unico luogo in cui vengono prese le decisioni definitive, che è tanto fastidioso a chi invece vorrebbe che gli Stati fossero governati da “false democrazie” o da “vere dittature” per riuscire   a ottenere i favori necessari per proseguire nel loro modello di società che ha ormai manifestato tutte   le sue criticità e debolezze.

Grazie Serena per le risposte.

BREVE NOTA BIOGRAFICA DI SERENA PELLEGRINO.

 Laureata in Architettura a Venezia, specializzata in urbanistica, bioarchitettura e soluzioni per il risparmio energetico, esercito la libera professione nel campo dell’edilizia, del recupero architettonico, della riqualificazione energetica degli edifici, della rigenerazione urbana e della salvaguardia ambientale. Eletta nel 2013 alla Camera dei Deputati nelle file di SEL ho ricoperto la carica di Vice Presidente del gruppo Sinistra Italiana-Possibile e di vicepresidente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici, quest’ultimo incarico mi ha permesso di dedicarmi ai temi inerenti la mia specializzazione e i miei interessi: natura, cultura, arte, architettura, musica, bioedilizia, in una parola Bellezza, ma ho potuto approfondire anche argomenti legati all’immigrazione, al lavoro, alla legalità e ai diritti di ogni ospite di Madre Terra. Attualmente sono responsabile nazionale all’Ambiente e ai Lavori Pubblici di Sinistra Italiana.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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