Juan Velasco Alvarado: ” Campesino! Il padrone non mangerà più la tua povertà.”


Francesco Cecchini


Il 3 ottobre 1968 l’esercito peruviano, guidato dal generale Juan Velasco Alvarado, depose il governo corrotto di Belaunde Terry, suddito delle multi- nazionali degli Stati Uniti. La mattina del 3 ottobre il generale Juan Velasco Alvarado diventò presidente della Governo Rivoluzionario del Perú. La svolta politica fu radicale e venne sostenuta dalle forze di sinistra, dai sindacati e da intellettuali progressisti. Significativa fu l’adesione dello scrittore José Maria Arguedas con una lettera/articolo del 18 luglio 1969 dal titolo El Ejercito Peruano al numero 333 della rivista Oiga. Nella lettera Arguedas affermò che l’ Ejercito Peruano in 7 mesi stava facendo molto di quello che da tempo, partiti di sinistra, sindacati, Gonzalez Prada e Mariategui reclamavano. La lettera termina con un invito a Juan Velasco Alvarado perché guidi il Perù alla liberazione.

La rivista Oiga annuncia la Riforma Agraria.
Il 24 giugno 1969, il governo rivoluzionario del generale Juan Velasco Alvarado promulgò il decreto legge 17716 della Riforma Agraria. Nel suo discorso Alvarado disse: ” Il contadino del Perù sarà veramente un cittadino libero a cui il paese, finalmente, riconosce il diritto ai frutti della terra che lavora e un luogo di giustizia all’interno di una società dal quale non sarà mai più, come è oggi, un cittadino sminuito, un uomo da sfruttare da un altro uomo “. Dopo 50 anni, il tempo ha dimostrato che i risultati di questa riforma hanno influito il sistema economico agricolo in Perù. Vi furono precedenti alla riforma di Velasco, nel 1958 quando l’economista Pedro Beltrán diresse una Comissione per la Riforma Agraria e nel 1963 con lo stesso governo di Fernando Belaunde che emise una legge in merito, ma senza risultati pratici.
Il giorno scelto dal governo di Juan Velasco Alvarado per annunciare questa riforma non poteva essere più simbolico. Il 24 giugno era celebrato il Giorno dell’Indio, una ricorrenza istituito nel governo del Presidente Augusto B. Leguia, con Decreto Supremo del 23 maggio 1930, come tributo al contadino peruviano e alla popolazione indigena.
Va anche sottolineato che Juan Velasco Alvarado realizzò uno dei punti del programma del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) di Luis De La Puente Uceda, la terra ai contadini, con una riforma agraria. Nel 1963, De La Puente Uceda diede ai comuneros la sua hacienda a Julcán, prima di iniziare la lotta armata a La Convención a Cusco. Nel 1965 fu ucciso a Mesa Pelada in uno scontro con soldati dell’esecito di Juan Velasco Alvarado.
Gli obiettivi principali della riforma erano: a. Eliminazione del latifondo, delle piccole proprietà e di tutte le forme antisociali di possesso della terra. b. La costituzione di società di produzione di carattere associativo, di base contadina. c. La ristrutturazione delle comunità contadine tradizionali. d. L’istituzione di un’agricoltura organizzata basata sullo sforzo associativo degli agricoltori. e. La creazione di nuovi mercati attraverso un’equa distribuzione del reddito che aumenti il potere d’acquisto della popolazione emarginata. f. Lo sviluppo parallelo delle industrie di trasformazione primaria nel campo.
Si formarono subito Comunità Agrarie di Produzione che presero in carico l’ amministrazione delle ex-haciendas. Agli ex propietari vennero obbligatoriamente bonus pagabili entro dieci anni. Le propietà vennero parcelizzate in base ai lavoratori delle Comunità. Nel corso del tempo, in molti casi, la mancanza di organizzazione e di attuazione pratica dei punti limitarono la riforma. Alcune cooperative furono smembrate, alcune terre vendute o destinate ad usi diversi o semplicemente venivano affittate.
Cinquant’anni dopo, il Perù sta ancora lottando per completare alcuni degli obiettivi inizialmente proposti dalla riforma agraria. Le condizioni materiali della vita in campagna sono significativamente inferiori a quelle delle aree urbane, l’accesso ai servizi di base come acqua, istruzione o sanità è scarso e le opportunità di miglioramento economico e sociale sono scarse.
Siamo ancora lontani dalle parole con le quali Juan Alvarado Velasco concluse nel 24 giugno 1969 il suo discorso di presentazione della Riforma Agraria: “Al uomo della terra possiamo dire con la voce immortale e liberiaria di Tupac Amaru: Campesino, il padrone non mangerà più la tua povertà!”

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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