Il 3 luglio 1988 gli Stati Uniti, sotto la presidenza di George H.W. Bush, abbattono il Volo 655 dell’Iran Air nei cieli del Golfo Persico. Muoiono circa 300 persone, tra cui 66 bambini.

L’aereo stava per atterrare a Dubai, un volo di linea su una rotta molto frequentata. La nave responsabile, la USS Vincennes, era nel Golfo a supporto del dittatore iracheno Saddam Hussein che, solo un anno prima, aveva ucciso 37 marinai americani durante un attacco accidentale alla USS Stark da parte della forza aerea irachena.

Se uno si chiedesse perché gli americani potrebbero sostenere che le politiche americane in Medio Oriente e in qualsia altro posto sono misteriose sia per origine che per pratica, suggerirei di allacciarsi bene le cinture perché il viaggio sarà turbolento.

Dalla fine di luglio 2019 gli Stati Uniti e l’Iran si stanno confrontando di nuovo, ma questa volta gli USA agiscono, direi almeno superficialmente, per conto di Israele e dell’Arabia Saudita, che sono intimoriti dalla forza militare dell’Iran.

Il perché di questa paura dell’Iran è un po’ misterioso ma, un attimo, stiamo andando oltre.

L’Iran non ha mai agito contro né Israele né l’Arabia Saudita, certamente non direttamente, e i suoi asset sono un bersaglio semplicemente perché esiste e non riesce a fare come gli viene detto. Potrebbero essere così semplici le cose?

Inoltre, un altro mistero, rimasto tale fino a poco tempo fa, è che Israele e Arabia saudita erano nemici giurati, almeno pubblicamente. Constatare che era non solo falso, ma anche che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si sono apertamente associati ad Israele, e il Bahrain con loro, malgrado decenni di rimostranze su opinioni piuttosto divergenti, apre ad un certo revisionismo, in particolare quando si va a guardare la radice dell’estremismo islamico e a chi ci sia davvero dietro ad un certo numero di attacchi terroristici.

Abbiamo quindi la questione dell’ISIS e di al Nusra, o al Qaeda com’è anche chiamata, e le loro operazioni in Siria e in Iraq, operazioni che si potrebbero normalmente considerare una minaccia contro sia Israele che Arabia Saudita. Invece, però, incontriamo ancora un altro mistero.

Al contrario, sembravano aver superato non sono le loro differenze reciproche ma, per quanto misterioso possa sembrare, le preoccupazioni sulle principali organizzazioni terroristiche che controllano i confini delle grandi e potenti nazioni.

Di fatto, Arabia Saudita e Israele, forse anche la Giordania, non potrebbero essere più soddisfatte nel vedere al Qaeda e ISIS con proprie forze aeree, sottomarini e anche armi nucleari.

Ecco una cosa che sembra essere un altro, sconcertante mistero.

Si potrebbe osservare che è la stessa al Qaeda, ritenuta dagli Stati Uniti responsabile degli attacchi dell’11 Settembre, ora chiaramente affiliata all’Arabia Saudita e Israele. Un altro mistero è la domanda non fatta: la nuova love story tra l’America e al Qaeda è un mistero o semplicemente un caso di “relativismo morale” andato male?

Ora siamo costretti a chiedere: quando l’Arabia Saudita e Israele hanno ottenuto il controllo su al Qaeda? E’ stato dopo o prima l’11 Settembre?

Un po’ più di background storico

Poi, ancora, affrontiamo la guerra misteriosa tra Iraq e Iran, una guerra che è durata dal 1980 fino ad un mese dopo l’abbattimento del volo di linea 655 dell’Iran Airlines.

Durante questa guerra, le forze di Saddam Hussein in Iraq hanno utilizzato apertamente il gas velenoso contro l’Iran in centinaia di occasioni.

In questo periodo, con il pieno appoggio degli Stati Uniti, l’Iraq ha sviluppato non solo una maggiore infrastruttura di produzione di armi biologiche e chimiche, ma ha dato il via anche ad un alto livello di arricchimento dell’uranio, al fine di produrre armi nucleari.

Nessuna sanzione è stata chiesta contro l’Iraq, malgrado avesse preso la direzione di dotare il proprio esercito di armi nucleari. Questo è un altro mistero.

A quel tempo, la Germania era il produttore principale per l’Iraq di centrifughe a gas ad alta velocità e delle attrezzature necessario per produrre il Sarin e il VX.

La produzione del Sarin e del VX è stata perfezionata da una joint venture israelo-sudafricana negli anni ’70 e ’80 con test condotti su soggetti umani in Angola, sotto l’egida del dottor Basson. Ma stiamo andando oltre.

Ancora più misterioso è il fatto che queste transazioni, tra la Germania e l’Iraq di Saddam, sono state agevolate da una società di proprietà esclusiva del fratello del presidente degli Stati Uniti, Prescot Bush & Company.

C’era un altro Prescott Bush, ma il business era lo stesso: armi per dittatori, gas velenosi e milioni di morti. Ascoltiamo anche questa storia.

L’omonimo padre di Prescott, Prescott Sheldon Bush, ex senatore degli Stati Uniti, era stato anche rappresentante dei produttori tedeschi di armi, pure in circostanze non chiare.

La partnership era cominciata anche prima che Hitler prendesse il potere in Germania, e molti affermano che, senza il sostegno della famiglia Bush e dei Rockfeller presso la Standard Oil, la carriera politica di Hitler sarebbe potuta fallire miseramente.

E’ stato solo nel 1943, dopo la sconfitta della Germania a Stalingrado, che allora il senatore Prescott Bush ha cominciato a ritirare i suoi milioni in propietà nella Polonia occupata dalla Germania, sotto, tra le altre, la Consolidated Silesian Steel.

Queste proprietà dei Bush, responsabili di gran parte della produzione militare del Terzo Reich, utilizzavano forza lavoro reclutata da una struttura di accoglienza per lavoratori gestita dai Tedeschi nel sud della Polonia, ora conosciuta con il nome di Aushwitz. Facente funzione di padrone di casa era un uomo che si chiamava Himmler, rappresentante e manager per le industrie di proprietà americana all’interno e nelle zone limitrofe di Oswiecim in Polonia, strutture possedute da IG Farben, Standard Oil of New Jersey e, ovviamente, dalla famiglia Bush.

Quella famiglia che si è arricchita con la forza lavoro di Aushwitz, fornendo armi a Hitler e cose simili, è diventata ancora più facoltosa fornendo armi di distruzione di massa a Saddam Hussein durante la sua guerra contro l’Iran.

Dopo tre soli anni dall’abbattimento dell’aereo di linea iraniano da parte degli Stati Uniti, il figlio di quel senatore, ora presidente americano, diede inizio a una guerra contro l’Iraq cercando, tra gli altri obiettivi, di sbarazzarsi delle armi di distruzione di massa irachene acquistate, piuttosto misteriosamente, direttamente dalla famiglia di quello stesso presidente americano, esattamente com’era successo pochi decenni prima, quando così tanti milioni di persone morirono in Europa per un compito misteriosamente simile.

Era l’operazione Desert Storm. Almeno 35.000 soldati americani sono morti a causa della Sindrome della Guerra del Golfo, una misteriosa malattia che ha colpito coloro che hanno prestato servizio in quel conflitto.

Chi dice che i fulmini non colpiscono lo stesso posto più volte? Portate le lancette dell’orologio al 2003, e il figlio di quello stesso figlio dello stesso senatore che ha armato Hitler, stava di nuovo inviando truppe americane contro Saddam Hussein, dopo quelle stesse armi comprate dallo stesso membro della famiglia Bush. E’ un ciclo infinito, generazione dopo generazione.

In quell’epoca, come ci ha mostrato la storia, quelle armi erano state distrutte, come dichiarato dagli ispettori delle Nazioni Unite. Eppure, 5.000 Americani sono morti per cercarle e altri 250.000 sono stati sufficientemente feriti da essere considerati disabili permanenti. Aggiungiamo a questi i 35.000 che sono morti al primo giro quando la famiglia Bush ha trasformato il suo ottimo amico Saddam Hussein.

Per quanto riguarda l’Iraq, prima dell’invasione del 2003 ci sono stati 2.000 morti a causa delle sanzioni americane, e un altro mezzo milione circa durante la “guerra civile”, conseguenza dell’occupazione americana.

E’ stato sufficiente? Un altro mistero: guardiamo agli inizi del 2014 quando – udite, udite! – l’Iraq era sotto attacco, questa volta, dall’ISIS. Fondato in Arabia Saudita, sostenuto da Qatar, Bahrain e, come dicono in molti, da Stati Uniti e Israele, l’ISIS ha occupato il 40% dell’Iraq e lo ha controllato per circa 4 anni.

In quel periodo, altri 250.000 iracheni sono morti, decine di miliardi di dollari in petrolio sono stati rubati, e alla fine l’America è venuta in aiuto all’Iraq, in maniera limitata, solo quando le forze iraniane che aiutavano l’Iraq hanno cominciato a sconfiggere l’ISIS facilmente.

L’aiuto americano all’Iraq ha allungato la guerra, con gli Stati Uniti che spostavano i comandanti dell’ISIS da un posto all’altro e attaccavano accidentalmente le forze pro-iraniane che combattevano l’ISIS? E’ un altro mistero?

Così, torniamo al 2019 e ai tentativi americani di riempire il Golfo Persico di navi da guerra per… beh, per “cosa”?

Quando nel 2015 l’Iran ha firmato l’accordo sul nucleare (JCPOA) insieme agli Stati Uniti e ad altre nazioni, non c’era alcuna preoccupazione sulla sicurezza della zona, nessuna sull’Arabia Saudita e nessuna su Israele.

E’ vero che l’Arabia Saudita, seconda nazione al mondo per spese militari, era molto impegnata in un conflitto minore con delle tribù mal armate in Yemen. Lo dobbiamo ammettere.

Inoltre, Israele era ed è molto impegnato in una guerra contro la sua stessa popolazione di fede islamica, una di quelle rare occasioni in cui artiglieria e stealth di quinta generazione sono necessari per calmare una popolazione in disaccordo, turbata per la problematica politica interna.

Oggi la nostra attenzione è puntata sul Golfo Persico: dovessimo dimenticare la storia e perdere il nostro gusto per il mistero e l’intrigo, potremmo benissimo accettare, alla lettera, l’affermazione americana che la capacità militare dentro, intorno e sopra le acque territoriali di una nazione che è apertamente presa di mira, sia di natura difensiva.

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Articolo di Gordon Duff pubblicato su New Eastern Outlook il 7 settembre 2019
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.

http://sakeritalia.it/medio-oriente/iran/la-misteriosa-politica-dellamerica-verso-liran/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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