Riceviamo e pubblichiamo
di Manuel Santoro
L’America Latina sta vivendo un periodo molto difficile, molto complicato per le popolazioni, le classi lavoratrici, in lotta contro l’establishment, contro la destra reazionaria, contro le forze esterne dell’imperialismo feroce. Le dinamiche che hanno messo in moto le lotte che in questi mesi stanno infiammando diversi Paesi del continente, con una sensibile accelerazione in queste ultime settimane, sembrano ripetersi, con simili modalità, simili crudeltà ed efferatezza, rispetto ai decenni passati.
Ad iniziare dal Venezuela con l’autoproclamato Guaidò, passando poi con una velocità impressionante al Cile, alla Bolivia, alla Colombia, allo strangolamento decennale di Cuba, sembra che la mano lunga dell’imperialismo detti legge negli affari interni dei Paesi latino-americani, caraibici, ricercando una vittoria politica ed economica.
Iniziando alcuni mesi fa con il Venezuela, come giovane organizzazione socialista ed avanguardia del socialismo scientifico, abbiamo espresso solidarietà e vicinanza nei confronti del Presidente Nicolas Maduro e di tutto il popolo del Venezuela per il tentativo di colpo di stato, che ha visto un burattino Guaidò guidare un’azione illegale e violenta con il supporto da parte del Gruppo di Lima, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America. Abbiamo auspicato la convergenza di tutte le organizzazioni politiche di sinistra, socialiste e comuniste, sicuramente anticapitaliste nel mondo, affinché si unissero per sostenere il legittimo Presidente Maduro e il popolo venezuelano. E’ necessario rifiutare e denunciare sempre qualsiasi tipo di interferenza nella vita democratica della Repubblica Bolivariana del Venezuela e incitare tutte le forze politiche socialiste, comuniste, anticapitaliste a vigilare contro atti pericolosi e violenti che mirano al sovvertimento della volontà popolare. L’unione d’intenti, la convergenza politica in quel frangente è stata secondo me fondamentale per respingere un attacco portato dall’imperialismo con le sue quinte colonne riformiste. Dobbiamo dirlo chiaro, compagne e compagni. Dobbiamo sempre essere uniti nel dare supporto politico a coloro che quotidianamente lottano per preservare la volontà popolare contro qualsiasi azione di colpo di stato oppure di ulteriori sanzioni che i governi reazionari e fascisti cercano di implementare.
Poi abbiamo l’Ecuador. Lì il traditore del socialismo Lenin Moreno è addirittura fuggito dopo aver ingannato per troppo tempo le aspettative di eguaglianza e di giustizia sociale del popolo dell’Ecuador. Devo essere sincero, ho pensato che con la sua fuga dalla capitale Quito, l’aspettativa socialista avrebbe riconquistato energia, volontà, oltre al centro del palcoscenico nel panorama politico mondiale. I gruppi che rappresentano la popolazione indigena del Paese sono in fermento e noi li supportiamo politicamente. Accostandosi al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale e assecondandone le principali richieste, Lenin Moreno ha de facto tradito un percorso politico che era diventato punto di riferimento per l’America Latina e per il mondo. La riforma dei sussidi per il carburante è l’ultima scossa data al popolo in quanto richiesta direttamente dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) in cambio di un credito miliardario. Ormai conosciamo molto bene i metodi del FMI e conosciamo anche la facilità con la quale certi politici si arrendono al capitale.
In Cile abbiamo un situazione simile. Una situazione in cui vi è un Presidente, Sebastián Piñera, con un governo liberista, amico delle grandi industrie e della grande finanza. Dopo aver strangolato l’esistenza di milioni di cileni costringendoli a sacrifici enormi, a precarie condizioni di vita e di lavoro, il popolo cileno è stanco e giustamente reagisce. Dopo politiche di privatizzazione del sistema pensionistico con pensioni che non superano il centinaio di dollari, dopo aver privatizzato la sanità e l’università con il ricorso all’indebitamento per accedervi, con salari irrisori e l’impossibilità di arrivare alla fine del mese, il popolo cileno pretende una svolta socialista. Il Governo, invece, si arrocca e, in perfetto stile Pinochet, spara. Io penso che noi, socialisti e comunisti anticapitalisti, uniti dobbiamo dare supporto politico condannando la vergognosa reazione violenta e infame delle forze dell’ordine, delle forze armate nei confronti di cittadini inermi. Ci uniamo, quindi, alla giusta mobilitazione e lotta del popolo cileno contro il governo reazionario di Piñera e ci associamo alle manifestazioni internazionali di solidarietà e di supporto per il popolo cileno.
Abbiamo la Bolivia. Anche qui, condanniamo nel modo più fermo il colpo di Stato in Bolivia che ha costretto il legittimo Presidente, Evo Morales, a dimettersi e a cercare rifugio altrove dopo che la sua abitazione è stata violata sotto gli occhi della polizia e delle forze armate, complici della destra reazionaria e delle forze imperialiste straniere. Che sia chiaro alle forze imperialiste, ad iniziare dagli Stati Uniti, alle forze reazionarie interne al Paese, che il socialismo emergerà vincitore. La questione in Bolivia non finisce con le dimissioni del Presidente Morales e il colpo di stato, e non finisce con l’autoproclamazione di un altro burattino in stile Guaidò, la senatrice Anez. Noi sosteniamo il legittimo Presidente Evo Morales e il socialismo, non solo in Bolivia ma in tutta l’America Latina. Lavoriamo affinché in Italia e in Europa ci sia un risveglio collettivo delle coscienze in tempi brevi, che sovrasti il silenzio dilagante della politica italiana ed europea e il doppiogiochismo dei nostri media mainstream. Coordiniamo e coordiniamoci con tutti i soggetti politici socialisti e comunisti, anticapitalisti e anti-imperialisti italiani ed europei, per dare un segnale forte per il socialismo in America Latina. Ripudiamo la politica di apartheid informativa che oscura le migliaia di proteste organizzate dai sostenitori del legittimo presidente boliviano Morales, nonché le politiche neoliberiste e segregazioniste che il nuovo e abusivo governo boliviano si accinge a portare avanti. Lavoriamo per il ripristino della legalità, della democrazia e supportiamo in qualsiasi modo il ritorno alla presidenza del legittimo Presidente Evo Morales.
Sicuramente l’amministrazione Trump ha dato una sensibile accelerazione alle manovre americane in America Latina ma non dobbiamo mai dimenticare che tali manovre, seppur latenti, ma non troppo e non sempre, sono state comuni a tutte le amministrazioni in carica. E’ una ragione c’è. Non è possibile slegare l’imperialismo dal capitalismo poiché l’imperialismo è il capitalismo monopolistico, come scriveva Vladimir Lenin cento anni fa. L’imperialismo, continua Lenin, è il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo, in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario. E’ errato separare “la componente politica dell’imperialismo dalla sua economia”. Sono, quindi, dell’opinione che si combatte l’imperialismo combattendo il capitalismo e non sia possibile definirsi sinceramente coscientemente anti-imperialisti senza essere anticapitalisti. Si rischia di cadere in una sorta di piccolo-borghesismo, di spicciolo riformismo, quinta colonna del capitale e di ritrovarsi davanti pseudo-socialisti alla Sanchez, premier spagnolo, che fu uno dei primi a riconoscere Guaidò in Venezuela.
Compagne, compagni, si supera l’imperialismo solo arrivando al socialismo. Non è assolutamente pensabile combattere e vincere le politiche imperialiste senza combattere e vincere il capitalismo in quanto struttura, sostituendola con il socialismo.
Non esiste, e mi avvio alla conclusione, una valenza prettamente politica slegata dalla sua componente strutturale, economica. Non è possibile discorrere correttamente di imperialismo come se fosse una necessità oppure una opportunità solo politica, a discrezione di una amministrazione governativa invece di un’altra. Non è la politica a guidare il mondo ma le forze economiche, le multinazionali, le grandi corporazioni che usano la politica corrotta e la comunicazione globalizzata alleata per arrivare ad accaparrarsi il petrolio in Venezuela, il litio in Bolivia, oppure per privatizzare, de-nazionalizzando, la sanità, l’industria, le risorse naturali dei Paesi, in questo caso dell’America Latina. Non strappiamo la componente economica e strutturale dall’imperialismo. Non cadiamo nell’errore di credere che sia colpa solo di Trump. Obama è stato imperialista quanto Trump quando ha definito il Venezuela la prima minaccia mondiale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Concludo con alcune parole dell’ultimo discorso del Presidente Salvador Allende dal Palazzo della Moneda:
Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.
Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.
Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!
Convergenza socialista