Dorothea Lange fotografando
Francesco Cecchini
La macchina fotografica è uno strumento che insegna alle persone come vedere senza la macchina…Il mio particolare modo di fotografare si basa su tre regole. Prima: non toccare. Qualunque cosa fotografi non infastidisco, non altero, non accomodo. Seconda: il senso del luogo. Qualunque cosa fotografi cerco di farla apparire come parte dellambiente, come radicata in esso. Terza: il senso del tempo. Qualunque cosa fotografi cerco di far vedere che è inserita nel passato o nel presente. Dorothea Lange sulla fotografia.
In un pomeriggio del marzo del 1936 la fotografa Dorothea Lange visitò un campo di raccoglitori di piselli migranti vicino a Nipomo, in California. Fece una serie di foto di una donna di trentadue anni seduta sotto una tenda improvvisata con i suoi figli. Una di queste immagini divenne presto nota come Migrant Mother ed è stata definita la più famosa fotografia documentaristica degli anni ’30. “Quando Dorothea ha scattato quella foto, è stato il massimo”, ha ricordato Roy Stryker, capo del progetto governativo che ha assunto Lange. “Per me, era il ritratto di Farm Security Administration. Le altre erano meravigliose, ma quella era speciale.” Dopo la sua pubblicazione nel 1936, Migrant Mother divenne un simbolo senza tempo e universale di sofferenza di fronte alle avversità.
Migrant Mother foto di Dorothea Lange
Migrant Mother è Florence Owens e così racconta Dorothea Lange l’incontro: “Ho visto e avvicinato una madre affamata e disperata, come attratta da una calamita. Non ricordo come le ho spiegato la mia presenza o la mia macchina fotografica, ma ricordo che non mi ha fatto domande. Ho fatto cinque esposizioni, lavorando sempre più vicino dalla stessa direzione. Non le ho chiesto il suo nome o la sua storia. Mi ha detto che aveva 32 anni. Ha detto che vivevano di verdure congelate dai campi circostanti e di uccelli uccisi dai bambini. Aveva appena venduto le gomme della sua auto per comprare da mangiare. Lì sedeva in una tenda inclinata con i suoi figli rannicchiati intorno a lei, e sembrava sapere che le mie foto avrebbero potuto aiutarla, e così mi aiutò. C’è stato una sorta di aiuto reciproco.”
Il periodo più proficuo della sua carriera furono gli anni 30. La crisi del 29, infatti, aveva gettato sul lastrico milioni di americani, e lei aveva colto loccasione per ritrarre le pesanti condizioni di vita dei contadini californiani. I suoi scatti avevano attirato lattenzione sia di economisti che di agenzie statali, che le commissionarono ulteriori lavori.
I fotografi della Farm Security Administration degli anni Trenta e Quaranta usavano la fotografia per registrare e rispondere a grandi problemi del loro tempo come disoccupazione, senzatetto e catastrofi naturali e di origine umana.
Dopo aver vissuto a Taos con il marito il pittore Maynard Dixon, i loro due figli e Costanza,figlia di Maynard, ritornò a San Francisco al culmine della depressione. Con l’avvento della Grande Depressione, Dorothea Lange si sentì in dovere di portare la sua macchina fotografica per le strade di San Francisco. Le fotografie risultanti hanno portato a lavorare con la Farm Security Administration come fotografa documentarista, ma non solo. Per esempio, da aprile a luglio 1942 assunta dalla WRA, War Relocation Authority, Dorothea Lange documenta il trasferimento di giapponesi americani da “centri di raccolta” al campo di internamento di Manzanar.
Bambini americano-giapponesi internati
Alla Barchessa di Villa Giovannina, a Carità di Villorba dal 30 novembre al 12 gennaio 2019, si svolgerà la mostra Storie a Scatti.Dorothea Lange, American Exodus, un progetto espositivo ideato da Reinhard Schultz della Galerie Bilderwelt di Berlino in collaborazione con lassociazione culturale Mandr.agor.art di Maria Francesca Frosi e con il Comune di Villorba, grazie all’impegno del sindaco Marco Serena ed , assessore alla cultura-Eleonora Rosso. La mostra viene considerata la continuazione di quella di Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria, sempre tenuta un anno fa alla Bachessa di Villa Giovannina. Tina Modotti ritornando dal Messico a San Francisco in tempi brevi e diversi tra il 1925 e il 1926 incontrò e fece amicizia con Dorothea Lange. Sembra che Dorothea consigliò a Tina l’acquisto della macchina fotografica Graflex, che divenne l’ occhio spietato di Tina sul Messico fine anni 20. Dorothea fotografò con una Graflex 4×5, innanzitutto, la miseria e la sofferenza negli Stati Uniti. Per questo, considerata come la madre della fotografia sociale americana, Dorothea Lange è importante nella storia della fotografia e la mostra a Carità di Villorba (Treviso) è un’ ottima iniziativa culturale per conoscerla.
Esperienza allucinante poiche’ all entrata prima di acquistare il biglietto dopo aver chiesto se erano esposte stampe originali sono stato pesantemente apostrofato da un ragazzo responsabile lasciandomi senza parole. Dopo essere stato questi allontanato e regarduito da una ragazza in biglietteria e’ ritornato invitandomi a lasciare l’edificio. Il tutto mi ha lasciato talmente basito che non ho avuto la prontezza di reagire o far valere le mie ragioni, situazione allucinante.
I coglioni sono sempre in agguato
Mi spiace sentire questi commenti. La mostra è interessantissima, i ragazzi che sono alla biglietteria sono gentili e disponibili. Lo dico con sicurezza perché ho visitato la mostra due volte . Ho invitato molte persone a vederla perchè è davvero curata bene. Complimenti
Il mio ex marito è Il nipote di Dorothea.
Mia cognata ha fatto un Film Documentario su di Lei. (Dyanna Taylor)
Purtroppo abito in Germania, soi prolunghera’ la mostra?