Arrivato alla sua quinta giornata, lo sciopero continua a diffondersi in modo capillare in tutto il paese. Le rappresentanze sindacali, chiamate oggi a un incontro con il governo, sembrano intenzionate a non arretrare, spinte dalla mobilitazione in corso.

Quinto giorno di sciopero consecutivo oggi in Francia. I settori più combattivi, ferrovie e metro parigina, stanno determinando il blocco della circolazione nell’intero paese. Ma i comitati di sciopero insieme ai gruppi locali di Gilets Jaunes hanno messo in campo anche dinamiche attive di sciopero determinando il blocco di: depositi degli autobus, rond-points, pedaggi, raffinerie e depositi petrolieri (Grandpuits, Frontignan, Dijon-Longvic) e magazzini della logistica.

Lo sciopero è massiccio, e diffuso in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Nella mattinata nella sola Île de France sono stati registrati più di 600 km di code (300 km sopra il livello ritenuto “eccezionale”). Mentre il governo consiglia di «limitare o rinviare gli spostamenti», le vie si riempiono di macchine, biciclette e pedoni. La metropoli con il suo ritmo frenetico viene completamente trasformata, lo sciopero coinvolge anche un numero cospicuo di insegnanti di scuola primaria e secondaria, gli studenti e l’insieme di tutti i funzionari pubblici.

La CGT incontrerà questo pomeriggio alcuni rappresentanti del governo tra cui Agnès Buzyn la ministra della Sanità et della Solidarietà e Jean-Paul Delevoye, estensore della riforma. L’incontro previsto da tempo nel calendario istituzionale non appare tuttavia risolutivo. Philippe Martinez, segretario generale della CGT, ha già dichiarato a più riprese che la CGT non intende negoziare, l’obiettivo della mobilitazione è quello del ritiro puro e semplice della riforma. Una posizione, quest’ultima, che per il momento sembra essere condizionata dalla grande mobilitazione popolare che contesta non solo il progetto di riforma sulle pensioni, ma più complessivamente il progetto di governo di Macron, nella continuità del movimento dei Gilets Jaunes e di forme di lotta che hanno messo in crisi le negoziazioni settoriali. Sulla capacità di tenuta di questa posizione si giocheranno anche le sorti del sindacato.

Questa mattina Jean-Paul Delevoye dirigente del movimento En Marche! nominato da Macron come alto commissario alle pensioni, è finito al centro di un nuovo scandalo per conflitto di interesse. Tra i numerosi incarichi del funzionario tecnico del governo di Macron sembra ci fosse in effetti quello di presidente di un istituto legato a dei fondi di assicurazione privati. Come è noto, uno degli effetti principali della riforma delle pensioni (come era già il caso per quella del sistema dei sussidi di disoccupazione entrata in vigore il 1 novembre) è proprio quello di favorire la transizione dei contribuenti più ricchi verso questi fondi, il tutto ai danni del principio di solidarietà inter-professionale che è ancora alla base della concezione della Sécurité Sociale francese.

Il governo continua a dirsi determinato ad andare avanti fino alla fine. Il week-end ha visto l’alternarsi di diversi incontri privati tra gli esponenti del governo che per adesso si mostra molto cauto nel prendere la parola. Macron sembra in effetti letteralmente sparito dalla circolazione, dopo aver svolto in prima linea tutta la battaglia contro i Gilets Jaunes, sembra che il presidente della Repubblica abbia deciso di rimanere dietro le quinte facendo intervenire soprattutto il primo ministro fantoccio Éduard Philippe che mercoledì 11 dicembre svelerà tutte le misure previste dalla riforma.

Domani una nuova manifestazione è chiamata dall’insieme dei sindacati in lotta. La giornata si annuncia ancora una volta epocale, lo sciopero è appena iniziato.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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