Francesco Cecchini

Albert Camus nella redazione di Combat, 1944
Le sue parole ci suonano più famigliari di quanto non fossero ai suoi tempi: stranieri, mare, spiaggia, acceccamento. Vorremmo fosse vivo in Europa per parlarci delle pesti moderne: la chiusura in se stessi e i muri. Kamel Daud, scrittore algerino, autore di Il caso Mersault, edito da Bompiani
Il 4 gennaio 1960 moriva a 46 anni in un incidente stradale lo scrittore Albert Camus. Quella mattina dinverno di 60 anni fa Camus si trovava a bordo dellauto, Facel Vega FV3B del suo editore, Michel Gallimard, che era alla guida, mentre sui sedili posteriori viaggiavano la figlia e la moglie di questultimo. I quattro havevano trascorso la sera precedente nel villaggio di Thoissey, nella Francia centrale, e viaggiano ora alla volta di Parigi. La strada dritta era semideserta. A un certo punto, allaltezza della frazione Petit-Villeblevin, Gallimard perse il controllo dellauto, sterzò bruscamente e il veicolo andò a sbattere contro uno dei platani sul bordo della strada. Il guidatore morì sul colpo, Albert Camus venne estratto agonizzante dalle lamiere e morirà poco dopo.

Combat annuncia la morte di Albert Camus


Albert Camus scrittore, autore teatrale, aggista autore di lavori come La Peste, Lo Straniero, La Caduta e Il Mito di Sisifo ed altri, premio Nobel per la Letteratura nel 1957 è stato anche giornalista. Da “Alger Républicain”, a “Soir Republicain” a “Combat” , a “Esprit” a “l’Express”, , Albert Camus ha spesso scelto il giornale come mezzo di espressione. Affermò: “La professione di giornalista è una delle più belle che io conosca.” La sua concezione di questa professione era nobile e di impegno militante.
ALGER RÉPUBLICAIN.

Albert Camus con la redazione di Algér Republicain


” Misère de la Kaby-lie è stato uno dei primi reportages giornalistici realizzato da Albert Camus per Alger Républicain, quotidiano fondato a Algeri da Pascal Pia, il cui vero nome era Pierre Durand nel 1938. Molti giornalisti di Algér Republicain erano militanti o vicini al Partito Comunista Algerino. Lo stesso Albert Camus era iscritto al Partito Comunista Algerino. Durante 10 giorni dal 5 al 15 giugno 1939 Camus raccontò la miseria della Cabilia. In questa regione durante l’inverno di un freddo estremo esseri umani, in particolare con occhi malati e pieni di pus, sono lasciati senza cure, senza cibo e muoiono. Quattro donne anziane morirono di freddo per andare in un altro villaggio per distribuire orzo. La situazione sanitaria era allarmante, la maggioranza dei bambini è malnutrita. Per nutrirsi, interi villaggi consumavano radici, semi di pino, erbe, ortiche e cardi, che erano la dieta della Cabilia. In molti villaggi la popolazione veniva decimata da epidemie come la malaria e il tifo; la cause erano la mancanza di servizi igienico-sanitari di medici e infermieri visitatori. Il 40% delle famiglie viveva in estrema povertà con pochissimi soldi al mese. Questo viaggio nella miseria, scritto in uno stile diretto e incisivo, rivela di un osservatore eccellente che ammirava e rispettava il popolo della Cabilia ed era profondamente colpito dalla miseria materiale di questa regione trascurata dalle autorità coloniali francesi. Il suo approccio in situ gli consentì di avere una visione realistica del suo campo di indagine e di impegnarsi in descrizioni dettagliate ed esaustive della situazione generale prevalente in questa parte dell’Algeria che di solito era valutata solo dalla bellezza naturale del suo panorama. Pertanto, le parti dedicate alla descrizione delle caratteristiche della Cabilia, della sua miseria, della sua organizzazione e funzionamento politico, dei suoi beni, dei suoi limiti denotano una buona conoscenza del giovane giornalista della società che si proponeva di far scoprire all’opinione pubblica, in nome della verità, della giustizia, del buon senso, del dovere e della dignità umana.
COMBAT.
Combat fu un giornale clandestino della Resistenza francese creato nel 1941.
Tra il 1943 e il 3 giugno, 1947, Albert Camus fu redattore capo e editorialista. I suoi 165 articoli furono la testimonianza lucida di un giornalista consapevole delle sue responsabilità in un momento in cui, alla fine dell’occupazione, dovevano riorganizzare sia la vita quotidiana e disegnare la futuro della Francia e dell’Europa. Su argomenti diversi, dalla politica interna alla politica estera, sui i diritti, doveri e sul ruolo dei nuovi media; politica coloniale, Camus informa e da risposte. Sentiamo in questi testi la voce appassionata di uno scrittore, che ha il senso di giustizia, libertà e verità; Camus è ostinatamente ansioso di introdurre la moralità in politica e per chiedere il rispetto della dignità umana. Combatte l’indifferenza; il 16 aprile 1944 scrisse: ” Non dite mai questo non mi riguarda…” Concludeva così, il 30 novembre 1946 su Combat, uno dei suoi incisi-vi articoli, con un certo carattere profetico : “Attraverso i cinque conti-nenti, negli anni a veni-re, verrà ingaggiata una lotta senza quartiere tra la violenza e la parola. È vero che le possibilità di vittoria della prima sono mille volte superiori a quelle della seconda. Ma ho sempre pensato che se chi spera nella condizione umana è un pazzo, chi dispera degli eventi è un vile. E or-mai lunico motivo donore sarà ingaggiare quella formidabile scom-messa che deciderà una buona volta se le parole sono più forti delle pallottole. ”
Tutti gli articoli di Albert Camus sono raccolti in QUESTA LOTTA VI RIGUARDA Corrispondenze per Combat 1944-1947, edito da Bompiani.
In ” Albert Camus, periodista “, Maria Santos-Sainz racconta bene l’attività di giornalista dello scrittore.

Copertina del libro


L’obiettivo di questo lavoro è presentare Camus come giornalista investigativo impegnato, modello di riferimento nella professione e maestro di giornalisti come Kapuscinsky ed altri.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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