Nell’agosto 2018 è crollato il ponte Morandi sull’autostrada genovese e sono morte 43 persone. Poche settimane fa un viadotto della Torino-Savona è crollato, per fortuna senza fare vittime. Alcuni giorni fa, sempre nell’area genovese, vi sono stati crolli dalla volta di una galleria dell’autostrada. Per puro caso senza conseguenze alle cose o alle persone.

Il 30 dicembre, con singolare tempismo, la procura della Repubblica di Torino ha deciso che Nicoletta Dosio venisse messa in carcere per scontare oltre un anno di galera. Perché? Sempre per questioni relative alle autostrade. Infatti Nicoletta è stata condannata per vari reati (tra cui violenza privata) per aver – nell’ambito della lotta contro la Tav in Val di Susa – fatto passare alcune automobili senza pagare il pedaggio a un casello dell’autostrada.

Non entro qui nel merito delle condanne, anche se condannare Nicoletta per violenza privata fa ridere visto che si tratta di una persona determinatissima ma di 73 anni, con un fisico minuto e che per tutta la vita ha insegnato materie umanistiche in un liceo e non arti marziali in una palestra. Ma al di là dell’insensatezza specifica della condanna, il punto che voglio sollevare è generale e riguarda la giustizia nel nostro paese.

Come abbiamo visto, ci troviamo a discutere di autostrade: per tutti i crolli, veri e propri attentati all’incolumità pubblica, non mi risulta che nessuno sia andato in galera e non so se un giorno qualcuno ci finirà. Viceversa Nicoletta, per aver fatto passare alcune automobili gratis in un casello, è dentro e dovrà rimanerci per un anno.

Chi pone in essere condotte amministrative e burocratiche che mettono a repentaglio la vita dei cittadini e provocano danni per decine di milioni di euro non viene colpito. Chi protesta pacificamente finisce in galera per oltre un anno. Si badi che in questo caso siamo a prima dei cosiddetti decreti Salvini, di cui in molti chiediamo giustamente – e inascoltati dal governo – la cancellazione.

Gli attacchi che la magistratura ha subito nel nostro paese da parte della destra ci ha resi attenti nel giudicare le sentenze, ma non ho alcun dubbio: secondo me questa situazione fa schifo e ci troviamo dinnanzi a una spudorata giustizia di classe. Siamo nella repubblica dei signori, in cui i poveracci se protestano vengono mazzolati e messi in galera. Come nell’800 e prima della Repubblica, alla cui nascita la resistenza in Val Susa ha dato qualche significativo contributo. La logica con cui lo Stato italiano si muove verso la Val Susa è quello di una forza d’occupazione che reprime la popolazione e – come evidenzia il caso di Nicoletta – sbatte in galera chi protesta.

Cos’ha da dire il governo? Cos’ha da dire il Presidente della Repubblica? Tutto bene? Di fronte al vergognoso silenzio dei vertici dello Stato italiano in occasione dell’incarcerazione di Nicoletta, di fronte a questo vergognoso e vigliacco modo di procedere dello Stato italiano, è necessaria una risposta democratica e di massa. La richiesta della liberazione di Nicoletta Dosio non è un problema solo del movimento no Tav, ma di chiunque abbia a cuore la democrazia nel nostro paese. Il problema non è dato solo da Salvini, ma anche da sentenze come quella che hanno messo in galera Nicoletta.

Paolo Ferrero pagina FB

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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