In India ha preso il via il più grande sciopero della storia dell’umanità, che sta coinvolgendo oltre 250 milioni di lavoratori contro le politiche del governo di Narendra Modi.

L’agitazione nazionale è organizzata dalle 10 principali sigle sindacali del Paese. Il mondo del lavoro protesta contro le privatizzazioni di aziende pubbliche e la messa in atto di politiche che non sostengono l’occupazione. I settori più coinvolti nello sciopero sono quello dei trasporti, quello bancario e l’industria del carbone.

Le unioni di lavoratori lamentano l’ostilità da parte del governo centrale, che avrebbe ignorato la loro “Carta in 12 punti”. Tra le richieste del terziario e del settore produttivo vi è il salario minimo mensile a 21mila rupie (262 euro), la creazione di posti di lavoro tramite investimenti pubblici, il ritiro delle nuove politiche contrattuali a svantaggio dei lavoratori, l’apertura di un tavolo per una discussione complessiva sulla riforma del lavoro e lo stop alla privatizzazione delle industrie del settore pubblico oltre ad un sistema pensionistico universale.

L’India, che rimane un paese in forte crescita economica, ha registrato negli ultimi anni un rallentamento dell’economia a cui si è accompagnata una crescente disoccupazione, aggravata dalle politiche neoliberiste con cui il governo in carica ha provato a riportare il tasso di crescita economica del paese a quello del “biennio d’oro” 2013-2015.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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