Le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria sanciscono nella regione del sud l’affermazione (quasi scontata alla vigilia) della candidata del centro-destra, mentre nell’ex roccaforte rossa quella decisamente meno sicura del candidato PD.

Partendo dall’Emilia-Romagna, registriamo un risultato che assume una valenza nazionale soprattutto in virtù del significato che gli aveva attribuito lo stesso Salvini, impegnatosi giorno e notte in una campagna elettorale finalizzata a trasformare una consultazione elettorale locale in un vero e proprio referendum sul governo.

L’effetto slavina sul piano nazionale non ci sarà

Il fallimento della Lega è tutto lì, e finisce per far apparire come una sconfitta quello che è comunque il consolidamento di un dato già di per sé clamoroso per la destra leghista, capace ormai strutturalmente di prendere il 30% dei voti in una regione da sempre roccaforte delle forze progressiste.

Salvini ha puntato in alto, altissimo, ottenendo forse un “effetto boomerang” con alcune uscite propagandistiche al limite del ridicolo (prima fra tutte la trovata del citofono, ma anche la chiusura elettorale sulla vicenda giudiziaria di Bibbiano non ha funzionato). Ma rimane un dato di fatto la clamorosa penetrazione della destra nel tessuto sociale del centro-Italia, un dato che si conferma anche alla luce del crollo ormai strutturale dei 5Stelle, che continuano la loro inesorabile emorragia di consensi.

Il Movimento 5 Stelle è in pieno collasso

Nascevano in Emilia, e probabilmente propria questa terra ne sancirà l’esaurimento, o almeno il ridimensionamento a forza marginale nel panorama politico nazionale.

L’analisi dei flussi ancora non c’è per questa tornata elettorale, ma la sensazione è che dopo una prima fase di assorbimento dell’elettorato grillino proveniente da destra da parte della Lega, adesso tocchi al PD “riportare a casa” una fetta dell’elettorato pentastellato.

L’incapacità del Movimento di definire una propria identità politica, ancor più necessaria quando si passa dal ruolo di opposizione a quello di governo, sta decretando l’inesorabile corrosione del proprio consenso elettorale. Tuttavia è improbabile che già nel breve periodo questo processo sancisca la scomparsa dei grillini, mentre è più probabile che gli imminenti “Stati generali” certifichino il collocamento del soggetto, fortemente ridimensionato, nell’orbita di una futura coalizione “progressista” che vedrà per forza di cose il Partito democratico quale perno principale.

Le sardine e la sinistra radicale 

Quanto hanno influito le sardine sul voto di ieri in Emilia-Romagna? probabilmente non poco. Questo movimento ha avuto senza dubbio il merito di contrastare una narrazione che vedeva la destra salviniana quale unica protagonista delle piazze, restituendo al centrosinistra, almeno nell’immaginario, una dimensione collettiva e partecipata.

Molto probabilmente la riattivazione di una parte della base storica della sinistra in processi di piazza, può aver poi facilitato un recupero dei delusi di sinistra alle urne.

Ora per le sardine si tratta di capire cosa fare da grandi, ma anche per questa decisione occorrerà probabilmente leggere le prossime mosse di Zingaretti: il PD andrà verso un processo di “rifondazione” e apertura a questi nuovi percorsi di mobilitazione civile, oppure faciliterà la nascita di partiti “ancellari” con cui poi ricostruire una coalizione?

La sinistra radicale è invece morta. In Calabria non si presenta, mentre in ER lo fa dividendosi addirittura in tre liste (Portere al Popolo, Partito comunista e L’Altra Emilia-Romagna). Una scelta ridicola, che va ben oltre il già famoso autolesionismo tanto caro a sinistra. Si è toccato il fondo e scavato con la pala, e questa volta perfino quel poco di base elettorale rimasta a quest’area ha detto basta, preferendo la lista “Emilia-Romagna coraggiosa”, che appoggiava il candidato PD Bonaccini (un incoraggiante 3,8% e 2 seggi per la lista di sinistra).

La Calabria, questa sconosciuta

Passata in assoluto secondo piano sul piano mediatico, in Calabria sembrava quasi che non si votasse. L’affermazione della candidata di centro-destra, Jole Santelli, sembrava essere data per scontata. La sinistra radicale non si è neanche presentata mentre il PD ha fatto una campagna elettorale sommessa, puntando unicamente alla propria sopravvivenza.

Anche qui la Lega raccoglie un risultato notevolissimo, il 12,2% che gli vale l’ingresso in Consiglio regionale per la prima volta nella sua storia, anche se Fratelli d’Italia, e soprattutto Forza Italia, confermano il fatto che al sud l’egemonia del centro-destra è tutt’altra questione rispetto al centro-nord a trazione leghista.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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