di Cristian Opaso

In apparenza le cose si sono placate in Cile, dopo le settimane iniziali di grandi dimostrazioni iniziate il 18 ottobre e che hanno riportato nelle strade l’esercito quasi tre decenni dopo la caduta del generale Augusto Pinochet. Ma il paese è lungi dall’essere placato.

Mentre nuove tattiche repressive sono usate per mantenere ostinati dimostranti lontano dalla oggi leggendaria Piazza Dignità, il popolo cileno – dai tradizionali sindacati organizzati a collettivi di artisti – sta sviluppando e mettendo in atto nuove azioni creative dirette nonviolente. La meglio nota tra esse è l’esibizione ora di fama mondiale del collettivo femminile Las Tesis che si è diffusa come un incendio da Valparaiso a Istanbul e Città del Messico a San Francisco e oltre.

Che cosa ha mantenuto vivo il fuoco della protesta? Come fanno fronte i cileni alle ferite inflitte a migliaia di loro e come stanno cercando di superare la paura?

Constanza Salcedo ha solo 25 anni. Il 19 ottobre si è unita a vicini che protestavano nel quartiere La Florida di Santiago per sfidare in modo non violento il coprifuoco che era iniziato quel giorno, il primo di uno stato d’emergenza di una settimana. Ci sono voluti solo pochi minuti ai Carabineros (politica locale) per spararle e cambiare la sua vita per sempre. Doveva essere la prima a perdere la vista in conseguenza della violenza della polizia. Da allora 316 altre persone hanno subito lesioni agli occhi e 21 di loro hanno subito danni irreversibili.

“Non ho perso l’occhio: ho ancora il bulbo oculare, ma ho perso completamente la vista”, ha detto calma, prima di aggiungere: “Per fortuna non sono stati entrambi, come è successo a Gustavo Gatica o Fabiola Campillay”.

In sentimenti della Salcedo hanno continuato a mutare da quel tragico giorno: “All’inizio ero molto arrabbiata e triste”, ha detto. “Non potevo credere che qualcuno avrebbe sparato per mostrare la sua superiorità, per obbedire a ordini. La verità è che ancora non riesco a capire. Vogliono provocare danni permanenti e questo mi ferisce molto. Perdi una certa fede nell’umanità”.

Ma la Salcedo ha continuato a vivere, studiare e organizzare. Solo tre giorni prima di quando le abbiamo parlato si era laureata in ostetricia all’Università del Cile e quando ci siamo incontrato stava marciando con il Comitato di Coordinamento delle Vittime di Lesioni agli Occhi, appena organizzato.

“Ora sto cercando di far fronte a tutto questo”, ha detto. “E’ per questo che sono coinvolta in questo. Non sono una persona molto estroversa, ma so che questo aiuta le persone a essere coscienti di quanto sta succedendo”.

DImostranti con un occhio ferito si sono uniti in una recente marcia di fronte al Palazzo Presidenziale con fotografie degli scomparsi durante il regime di Pinochet (WNV/Cristian Opaso)

Il 20 dicembre ha segnato la prima volta che il Comitato di Coordinamento delle Vittime di Lesioni agli Occhi, appena creato, ha marciato accanto ai parenti degli scomparsi, che marciano almeno dal 1978, cercando dove si trovano più di mille persone che non sono mai ritornate dopo essere state catturate dalla polizia dopo il colpo di stato militare del 1973. Dopo il ritorno alla democrazia formale nel 1990, hanno marciato molti venerdì (circa 160 volte) tra il palazzo presidenziale e la Corte Suprema.

Il fatto che entrambi i gruppi abbiano marciato insieme ha resto possibile al nuovo comitato di percorrere i pochi isolati senza essere represso dalla polizia. I tradizionali cartelli che mostravano i volti degli scomparsi erano ora accompagnati da cartelli che mostravano occhi sanguinanti, portati dai dimostranti, alcuni dei quali coprivano i loro stessi occhi feriti. Disegni di occhi come oggetti d’arte e coprirsi un occhio in pubblico sono diventati il simbolo della repressione poliziesca.

Tra quelli in marcia quel venerdì c’era Marta Valdés Recabarren, al cui figlio diciassettenne, Edgardo Navarro Valdé era stato sparato in faccia da un poliziotto durante una dimostrazione delle scuole superiori. In conseguenza egli ha sofferto una grave lesione agli occhi che gli impedito di essere in prima linea nelle proteste e di praticare il pattinaggio, che è un’altra sua passione. Sua madre, dopo essersi resa conto che molti non sapevano come cercare aiuto – e che altri che offrivano sostegno non riuscivano a trovare modi per canalizzare i loro sforzi – si è unita a venti vittime di lesioni agli occhi e ha organizzato il gruppo.

Marta Valdes Recabarren, fondatrice del Comitato di Coordinamento delle Vittime di Lesioni agli Occhi con una delle vittime, suo figlio Esteban Navarro, 17 anni (WNV/Cristian Opaso)

“Psicologicamente, e sotto molti altri aspetti, è stato di grande aiuto essere uniti, essere insieme”, ha detto Marta, che ora agisce da portavoce del comitato. “Siamo usciti dal dolore con qualcosa di bello: conoscerci, amarci, accarezzarci, condividere la nostra pena e capire come facciamo fronte alle lesioni agli occhi. Questo è stato di enorme significato in un paese oggi immerso in tanta violenza”.

Pure non essendo nuova a questa violenza, come altre vittime, lei resta fiduciosa.

“Ho cinque scomparsi nella famiglia”, ha detto in un modo quasi casuale, riferendosi ai fratelli, al padre e alla moglie della famiglia Gonzalez Recabarren, sequestrati negli anni Settanta. “Il modo migliore di vendicarci con  quelli che hanno represso, che hanno torturato, per tutto ciò che hanno fatto, consiste nell’essere felici. E io sono sorridente, nonostante tutto ciò che abbiamo attraversato”.

Il comitato sta lavorando per offrire aiuto medico ai feriti di tutto il paese e anche per preparare una causa legale contro il presidente Sebastián Piñera, che ritengono sia il responsabile ultimo della repressione. Tale causa sarà a un certo punto esaminata dalla Corte Suprema, il luogo esatto in cui il comitato ha terminato la sua marcia.

Rivendicare la disobbedienza civile nonviolenta

Il sistema giudiziario è di fatto un protagonista chiave degli attuali eventi in Cile. La sua direzione principale a Santiago è giusto oltre la strada di fronte al parlamento. Ed è stato precisamente questo spazio che Unidad Social, o Unità Sociale, la principale coalizione di sindacati tradizionali e movimenti sociali che sostengono le proteste, ha deciso di occupare quello che hanno chiamato Accampamento della Dignità. A partire dal 9 dicembre sono arrivati con tende, palchi e sistemi audio e per undici giorni hanno tenuto assemblee pubbliche, conferenze ed esibizioni artistiche riguardanti molti temi, tra i quali, ovviamente, il corso del nuovo processo costituzionale che sarà deciso il prossimo aprile. Per Mario Aguilar, capo del potente sindacato degli insegnanti, si è trattato di una rivendicazione di un corso d’azione legittimo.

“Il nostro principale obiettivo è stato commettere un atto di disobbedienza civile nel momento in cui hanno cercato di demonizzare la disobbedienza civile quasi come un atto di terrorismo”, ha spiegato Aguilar sul canale video in rete del sindacato degli insegnanti. “Noi rivendichiamo il diritto del popolo di attuare disobbedienza civile. La disobbedienza civile è un atto profondamente etico; è fondamentalmente un atto morale”.

L’occupazione è stata illegale perché non erano stati concessi permessi di creare lo spazio democratico per dibattere ciò che i cileni voglio legalmente per il loro paese, ha spiegato. “E’ un’azione illegale, ma profondamente democratica, proprio come esistono azioni che sono legali, ma profondamente antidemocratiche e illegittime”, ha aggiunto, prima di indicare gli uffici della Corte Suprema e del Parlamento.

Il Congresso è stato in effetti lento nell’introdurre cambiamenti al processo per una nuova costituzione che è previsto iniziare con il plebiscito a fine aprile. E’ stato raggiunto un accordo preliminare per avere un sistema di quote per garantire uguale rappresentanza alle donne, ma resta disaccordo riguardo al riservare quote ai rappresentanti indigeni. Anche riforme sociali urgenti richieste dalla rivolta iniziata il 18 ottobre non sono state messe in atto. Esse includono la fine del sistema previdenziale privatizzato posto in essere durante la dittatura di Pinochet che ha mancato di coprire il costi elementari della vita per la grande maggioranza dei pensionati, e l’accesso a una sanità e a un’istruzione gratuite.

I tribunali, d’altro canto, sono stati lenti nel reagire alle diffuse violazioni dei diritti umani che, pur in diminuzione nel numero, sono proseguite. Infatti a novembre e dicembre quattro grandi organizzazioni internazionali per i diritti umani – l’Ufficio dell’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani, la Commissione Inter-Americana sui Diritti UmaniAmnesty International e Human Rights Watch – hanno diffuso dichiarazioni o rapporti di denuncia delle violazioni diffuse e sistematiche dei diritti umani, molte delle quali continuano.

Alcuni tribunali nazionali sono stati in effetti lenti nel ripristinare alcuni diritti fondamentali. Il giudice Daniel Urrutia, ad esempio, ha sentenziato che era illegale per la città e la polizia impedire ai manifestanti di riunirsi in Piazza Dignità. E il 23 dicembre la Corte d’Appello di Santiago ha rilasciato l’insegnante di matematica Roberto Campos, il primo a essere arrestato per la distruzione ancora non chiarita di 25 stazioni della metropolitana tar il 17 e il 18 ottobre. Accusato di distruzione di installazioni della metropolitana (presuntamente dimostrate da video della sorveglianza della metropolitana) e di violazione di leggi sulla Sicurezza Interna, Campos era detenuto in un carcere di massima sicurezza e oggi attende il processo nella sua casa di Santiago.

Un paio di dozzine di manifestanti che si erano presentati a sostenere Campos hanno festeggiato fuori dal tribunale dopo che il giudice aveva riesaminato il caso. Armando Arjona, il partner nato in Messico di Campos, ha sottolineato l’importanza della sentenza.

“Sono estremamente grato. Non solo stiamo realizzando cambiamenti sociali, ma anche politici”, ha detto. “La giustizia appartiene al popolo [ed è] nelle nostre mani. Siamo stati in grado di cambiare la storia del Cile e possiamo cambiare il modo in cui la giustizia è praticata. Non è finita. Ci sono ancora molti compañeros e compañeras in carcere a causa delle mobilitazioni”.

Il giorno seguente un tribunale della città meridionale di Concepcion ha rilasciato tre studenti che erano anch’essi detenuti in carcere in attesa di giudizio.

Secondo l’ufficio della pubblica accusa, ci sono 1.957 persone detenute in carcere in attesa di processo e 20.207 persone sono state incriminate, la maggior parte per furti in luoghi disabitati.

Inoltre, l’8 gennaio il governo ha annunciato l’incriminazione legale contro leader studenteschi delle superiori responsabili di aver scatenato le diffuse proteste e che recentemente hanno occupato scuole pubbliche in un tentativo di boicottare quelli che definiscono esami iniqui di ammissione all’università.

D’altro canto, solo una manciata di membri delle forze di polizia è stata detenuta in carcere, nonostante l’ufficio della pubblica accusa abbia aperto 2.670 inchieste per violazioni dei diritti umani. Tra esse ci sono dozzine di casi di violenze sessuali. Nel novembre del 2019 l’Istituto Nazionale dei Diritti Umani, governativo ma indipendente, ha presentato 74 azioni legali per violenze sessuali, un numero che corrisponde a quattro volte quelle presentate negli ultimi nove anni sommate tra loro.

Reinvenzione delle barricate

E’ stato precisamente questo aspetto della repressione che ha indotto Las Tesis a inventarsi un’esibizione femminista di danza nota come “Uno stupratore sul tuo cammino”. E’ stato riproposto da gruppi di donne in una varietà di spazi pubblici, tra cui principali stadi sportivi cileni, dove migliaia di donne di ogni età hanno mosso contemporaneamente i loro corpi, puntato le loro dita e stroncato il patriarcato nelle sue varie forme – dallo violenza statale al sessismo quotidiano – con versi di sfida e di ispirazione.

“Gli stupratori siete voi. Sono i poliziotti, i giudici, lo stato, il presidente. Lo stato oppressore è uno stupratore macho”, gridano all’unisono le partecipanti. “E la colpa non è mia, non di dove sono, non di come vesto. Gli stupratori siete voi. Gli stupratori siete voi”.

Dopo che il gruppo si è esibito per la prima volta il 20 novembre d fronte a una stazione di polizia a Valparaiso, si è diffuso rapidamente in tutto il mondo. Non è soltanto una potente denuncia della violenza sessista della polizia e dello stato nel suo complesso, ma anche un esempio delle molte manifestazioni artistiche che hanno cominciato a sostituire le tradizionali barricate con esibizioni agli angoli delle strade e in centri commerciali. Avviate da piccoli collettivi di artisti, queste regolari esibizioni di strada sono decentrate e spontanee.

Gli artisti che costituiscono il gruppo “Fire: Actions in Cement” ha ispirato il collettivo Las Tesis a ideare la loro azione ora leggendaria.

“Siamo stati fuori nelle strade a partecipare alle proteste fin dal primo giorno, per almeno le tre prime settimane”, ha detto Andrés Ulloa, uno dei membri di Fire, che è un attore e insegnante di Valparaiso. “Ma è arrivato un momento in cui la polizia ha cambiato le sue strategie di repressione ed è diventato molto più difficile per noi partecipare alle proteste. Non siamo più tanto giovani. Si è trattato di dirci: “Abbiamo paura, ma non possiamo restare ai margini, dobbiamo agire”.

Andres Ulloa, 42 anni, uno dei fondatori del collettivo artistico di Valparaiso, Fire: Actions on Cement, sorride accanto a John Lennon in Piazza Anibal Pinto, che sono state messe in scena le prime barricate sceniche (WNV/Cristian Opaso)

Tutto è cominciato il 9 novembre, quando Katty Lopez ha pubblicato sulla sua pagina Facebook ai compagni artisti.

“Immagino sia cruciale condurre azioni che facciano arrossire quelli che per anni ci hanno inflitto miseria e dolore, ma io considero anche, ancor più urgente, una rivoluzione di risate, dissidenza, gioia, danza, piacere”, diceva in parte il testo. “Fate diventare le strade teatri improvvisati, rendete le strade più intime, fate diventare le strade una forza e un fuoco inestinguibili”.

Quasi un centinaio di persone ha riposto e Lopez, Ulloa e tre altri hanno deciso di dare forma all’idea originale.

“E l’abbiamo chiamata Fire [Fuoco, incendio] per simbolizzare il movimento sociale e l’esplosione che ha scatenato un incendio che non è stato estinto, e azione sul cemento perché quello che proponevamo era di agire nelle strade e di occupare spazi pubblici”, ha ricordato Ulloa.

Hanno ideato tre tipi di azione: “barricate sceniche” che consistono nel bloccare il traffico stradale per non più di cinque minuti e recitare un breve pezzo teatrale. Un altro tipo di azione è chiamato “facciate”, in cui gli artisti eseguono brevi pezzi di teatro in cui parlano avanti e indietro con l’istituzione rappresentata dalla facciata. Hanno eseguito queste azioni di fronte a tribunali e a un chiesa locale. Il terzo tipo di azione è “fuori dal teatro”, in cui sono recitati brevi pezzi teatrali in piazze e altri spazi pubblici.

Olga Echeverria Monarde, 92 anni, recita la prima barricata scenica a Valparaiso il 18 novembre (WNV/Fire:Actions on Cement)

La prima barricata scenica, la più riuscita delle loro proposte, ha presentato la nonna di un artista che ha bloccato il traffico nelle strade per bere con calma una tazza di tè, quale denuncia delle condizioni miserabili di molti anziani. Immagini dell’esibizione sono diventate virali e la azioni si sono moltiplicate. La terza è stata un’azione organizzata da Las Tesis, ma dozzine hanno avuto luogo da allora. Alla Vigilia di Capodanno, ad esempio, ci sono state dieci barricate sceniche contemporanee, prevalentemente di attori, ma che una di un collettivo di artisti grafici.

Fire: Action on Cement ha contribuito a produrre molti degli eventi, ma il gruppo non cerca di diventare un coordinatore permanente né proprietario dell’idea.

“La nostra proposta è che questo funzioni in modo congiunto e collaborativo”, ha aggiunto un attore ispirato dopo ancora un’altra barricata riuscita in piazza Anibal Pinto il 28 dicembre. “L’intenzione è che la gente afferri l’idea e la applichi in modo indipendente. La morale è che noi non vogliamo dirigere nulla… il che fa parte dello spirito della rivolta… Continueremo a interrompere il traffico anche se ciò potrà infastidire alcuni, perché crediamo che sia necessario”.

Circa 10.000 persone si sono riunite ad accogliere il Nuovo Anno a Santiago, pur senza avere un permesso. Sono stati preparati tavoli speciali e offerto cibo a membri delle brigate dei volontari della sanità e ad altri in prima linea. Tuttavia, mentre terminavano i festeggiamenti nella strada, due altri cileni – Matias Orellana, un insegnante di Valparaiso, e Diego Lastra, uno studente di medicina di Santiago – sono stati entrambi parzialmente accecati da candelotti lacrimogeni sparati loro al volto dalla polizia.

Operatori volontari della sanità festeggiano in una grande cena di Capodanno vicino a Piazza Dignità, dove migliaia si sono riuniti nonostante il divieto ufficiale (WNV/Cristian Opaso)

Altri, come una giovane coppia, sono stati pesantemente repressi dalla polizia. Judith Fernandez, una dimostrante che era stata malamente picchiata con il suo compagno Eduardo Hidalgo vicino a Piazza Dignità, ha trasmesso un messaggio pubblico sui media sociali. Parlando con gli occhi gonfi per i colpi della polizia, la Fernandez è arrivata prossima alle lacrime quando ha ricordato l’aiuto che aveva ricevuto dai volontari della sanità.

“Due splendide persone ci hanno dato delle gocce che ci hanno aiutato contro il dolore intenso”, ha detto appassionatamente. “Erano là per sostenerci, anche se non ci conoscevano… per incoraggiarci, per ringraziarci per essere stati là. Continuiamo. Questo non finirà. Nessuna battuta, nessun segno che questi stronzi lasciano sui nostri corpi spezzerà il nostro spirito. Stiamo vincendo, ce la stiamo facendo.”

Cristian Opaso è un giornalista e scrittore indipendente che vive in Cile. Ha terminato l’università e ha iniziato la sua carriera nell’area della baia di San Francisco, dove ha risieduto tra il 1977 e il 1989. Nell’ultimo paio di decenni ha collaborato strettamente con le comunità indigene Mapuche e con ONG ambientaliste.

da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/how-new-creative-actions-are-fueling-chiles-uprising/

Originale: Waging Nonviolence

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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