Il Premio Tyler
Molti lo definiscono, per semplicità, il Premio Nobel per l’Ambiente e, in effetti, il Tyler Prize for Environmental Achievement è tra i più prestigiosi riconoscimenti per chi si occupa di proteggere la biodiversità, tutelarne l’ecosistema mantenere in salute il nostro Pianeta. Assegnato fin dal 1973 dall’università della California del Sud di Los Angeles, è un premio riservato a scienziati che si distinguono nel campo delle scienze naturali e della difesa dell’ambiente. Oltre al riconosciuto prestigio, il vincitore riceve un medaglione e 200mila dollari.
I vincitori dell’edizione 2020
Quest’anno sono stati incoronati, nella cerimonia di fine gennaio, due eminenti scienziati: Gretchen Daily e Pavan Sukhdev. Daily, ricercatrice della università di Stanford, è un’accademica esperta di scienze naturali. Sukhdev è invece un economista e proviene dalla Università di Oxford.
Nel corso dei passati decenni, praticamente da quando sono in attività, i due scienziati hanno concretamente illustrato quale valore abbia l’ambiente per l’umanità. Non si sono limitati a dare valenza scientifica al rispetto dell’equilibrio del nostro sofferente Pianeta. Non hanno messo nei loro slideshow universitari l’importanza di una rilassante passeggiata nel verde. I due hanno trattato la questione secondo quello che, tristemente, pare essere l’unico parametro davvero importante nella nostra società: hanno quantificato i termini economici dei servizi essenziali forniti dall’ambiente alla nostra società.
Tra le pioniere nella difesa dell’ecosistema
Gretchen Daily lotta e combatte da oltre 30 anni per la Terra. Nel corso degli anni ’80, chiariamo fin da subito, temi quali il cambiamento climatico e la conservazione delle biodiversità dell’ecosistema non erano soltanto crucci della comunità scientifica, bensì cronaca quotidiana non molto più celata di oggi. La grande differenza tra ora e allora, però, sta nel modo in cui si affrontavano. Al tempo erano considerati questioni etiche da cervelloni e snob, battaglie oziose per animalisti che non tolleravano le pellicce, chiacchiere da bar per scienziati proni al catastrofismo che non amavano il baseball (o il calcio, a seconda della latitudine).
In un simile contesto, Daily è stata un’assoluta pioniera. E’ stata infatti tra le prime accademiche a dire le cose come stanno: non è possibile sostenere una crescita economica che ignori l’ambiente. Lo ha fatto in maniera molto concreta, tangibile, professando più volte come un ambiente impoverito e depauperato, schiavo di un cieco sistema economico sfruttatore, non solo non sia più in grado di produrre ricchezza ma non possa neppure sostenere la vita umana.
Il pensiero di Gretchen Daily
Daily ha dato vita a NatCap, progetto con il quale si vogliono dare strumenti per pianificare un’economia atta a promuovere e valorizzare le risorse, quantificando e mappando i guadagni di un investimento in natura. Il Natural Capital Project si rivolge principalmente a politici, economisti ed investitori ma in realtà guarda ad ognuno di noi.
Il pensiero della scienziata è il seguente: “Così come esistono asset come capitale umano o finanziario, esiste anche un capitale naturale.” “La nostra sopravvivenza dipende interamente da questo.” “Il capitale umano è formato dalla disponibilità di suolo, acqua e biodiversità. Immaginiamo cosa vorrebbe dire vivere senza tutto ciò. Eppure, in tutto il mondo stiamo liquidando la natura a una velocità crescente.” Grazie a tale impostazione, la pianificazione economica può oggi prendere in considerazione anche il valore di questo capitale naturale.
Il capitale naturale e il suo peso sull’ecosistema
Non dovremmo più dare per scontate la disponibilità di aria e acqua pulita. Non dovremmo più assumere l’esistenza di foreste in grado di catturare tutta la CO2 prodotta dalla nostra società. Occorre smettere di ragionare come in passato, celando la nostra impronta ambientale quasi fosse polvere da far sparire sotto ad un tappeto. Il capitale naturale è la quota che il nostro ecosistema mette in ogni attività umana. Tale quota sta diventando sempre più esosa, poiché finora non è mai stata saldata.
Il guru della green economy
Nel 2007 la Commissione Europea commissionò uno studio. Voleva stimare e calcolare il costo economico della deforestazione e della distruzione degli ecosistemi planetari. Un anno più tardi fu pubblicato il documento “The Economics of Ecosystems and Biodiversity” curato da un team di ricerca internazionale guidato da Pavan Sukhdev. Da tale pubblicazione è partita l’iniziativa ambientale TEEB. Nel documento del 2008 si trova scritto, in termini incontrovertibili, in chiare cifre, quale sia il prezzo pagato dall’economia globale a causa della deforestazione. Lo studio TEEB è stato l’apripista, il primo testo capace di mettere nero su bianco che inquinare e distruggere le risorse naturali non è un facile modo di arricchirsi, bensì un sistema in grado di produrre perdite economiche ben precise, addirittura quantificabili.
Le idee di Pavan Sukhdev
A partire dalla cassa di risonanza della pubblicazione del documento TEEB, Sukhdev ha scalato il Monte Olimpo dell’economia sostenibile. Le Nazioni Unite hanno deciso di affidare all’economista la guida della loro Green Economy Initiative, uno dei gruppi di lavoro legati alla difesa del clima e alla protezione dell’ecosistema nel 2019. Il dichiarato obiettivo del gruppo è il mantra di Sukhdev: occorre dimostrare come sia possibile creare nuovi posti di lavoro e alleviare gli effetti della povertà tramite una economia green, sostenibile ed attenta all’ambiente. Un tale sistema economico può davvero rivelarsi motore di crescita.
“Non serve essere un ambientalista per interessarsi alla difesa dell’ecosistema.” Ha affermato Sukhdev. “Si chieda ad un agricoltore costretto ad affittare api per impollinare i suoi campi. Le popolazioni selvatiche di questi insetti non sono più sufficienti per ottenerle a costo zero. Però le api non emettono fattura, dunque il valore dei servizi che erogano non è mai stato riconosciuto da nessuno.”
Tutelare il nostro ecosistema
Scienziati come Gretchen Daily e Pavan Sukhdev rappresentano la perfetta sintesi delle preoccupazioni della comunità scientifica internazionale. Il contributo di questi due accademici, così come quello di tutti i loro colleghi, ha molto da insegnarci. Al fine di conservare la natura dell’ecosistema Terra, in questa e nelle prossime generazioni, è necessario comprendere il vero valore dell’ambiente che compone il nostro habitat e, dunque, che cosa significhi essere ecologisti. Occorre capire che di questa terra non siamo né proprietari né dominatori. Non dobbiamo rovinarla, non dobbiamo ferirla ma rispettarla e tutelarla.
Nella sua enciclica del maggio 2015, intitolata Laudato sì, papa Francesco, uomo di fede e dunque non esattamente un addetto ai lavori come Daily e Sukhdev, esponeva pensieri e riflessioni molto simili a quelli di cui si è scritto nelle righe sovrastanti. Bergoglio si domandava, e probabilmente lo fa tuttora: “E’ possibile immaginare un modo differente di abitare il Pianeta? Ripensare la logica della produzione e consumo? Capire che le risorse di cui disponiamo non sono infinite? Sappiamo davvero solo sfruttare, consumare ed inquinare senza porre alcuna attenzione alla sostenibilità?”