Konstatinos Kafavis


Francesco Cecchini


PROLOGO DI VIVERE ALTROVE DI FRANCESCO CECCHINI
Itaca, (dalla traduzione francese di Marguerite Yourcenar, che nel 1958 per Gallimard ha scritto Présentation critique de Constantin Kafavi, 1863-1933, suivie d’une traduction intégrale de sés poemes. Di Kafavis Marguerite Yourcenar ha scritto : “Kavafis è uno dei poeti più celebri della Grecia moderna; è anche uno dei più grandi, il più sottile, il più nuovo, forse, di certo il più intriso della sostanza inesauribile del passato.” )
Quando partirai per Itaca, desidera che il viaggio sia lungo, ricco in peripezie e in esperienze. Non temere né i Lestrigoni, né i Ciclopi né la collera di Nettuno. Non vedrai niente di simile sulla tua strada se i tuoi pensieri saranno elevati, se il tuo corpo e la tua anima si lasceranno sfiorare solo da alte emozioni. Tu non incontrerai né i Lastrigoni, né i Ciclopi, né lindomito Nettuno, se non li porti in te stesso, se il tuo cuore non te li innanza davanti. Desidera che il cammino sia lungo, che numerosi siano i mattini destate dove, con quale gioia, penetrerai in porti visti per la prima volta. Fai scala negli empori fenici e compra merci belle: madreperla e coralli, ambra ed ebano e mille specie di profumi seducenti. Comprane più che puoi di questi profumi seducenti. Visita numerose città egiziane ed apprendi avidamente dai loro saggi. Tieni Itaca continuamente presente nel tuo spirito. Il tuo scopo ultimo è ritornarci, ma non accorciare il tuo viaggio: vale meglio che duri degli anni e che tu ritorni alla tua isola i giorni della tua vecchiaia, ricco di tutto quello che hai trovato nel cammino senza aspettarti che Itaca t arricchisca. Itaca t ha donato il bel viaggio, senza di lei non ti saresti messo sulla via Ella non ha più nulla da darti. Se la troverai povera, Itaca non ti ha ingannato. Saggio, quale sei divenuto dopo tante esperienze, hai alla fine compreso cosa significano le Itache.
Il viaggio di ritorno alla sua isola a Itaca di Ulissa è stato lungo dieci anni, vagando per il Mediterraneo. Ne ho impiegati di più e visitato molti paesi e città del mondo. Ho trascorso pezzi di vita altrove, per lavorare, ma anche per scoprire, per ritornare e poi raccontare per ricordare. La mia Itaca non è unisola, ma una penisola, l’Italia. Lo stesso, il cammino è stata la meta, cioè il ritorno in Italia, dopo i viaggi. Ho viaggiato, quindi, non da Itaca a Itaca, ma dall’ Italia all’Italia. Il viaggio l’ ho iniziato nel marzo del 1978, quando per una quarantina di giorni andai a Londra, città mondo, per imparare l inglese che ritenevo importante per andare in giro. Iniziai anche a parlare colombiano, perché frequentai un gruppo di ragazze e ragazzi della Colombia. Per la verità, negli anni 60 accompagnavo mio padre in Jugoslavia e visitai Slovenia, Croazia e Serbia e tra il 1976 ed il 1977 avevo trascorso alcuni mesi ad Aleppo, ma considero questo tempo una parentesi non linizio del viaggio. Nel marzo del 1978 le Brigate Rosse rapirono e poi uccisero Aldo Moro. Allora circolavano voci dei rapporti tra il Mossad e coloro che avevano scelto la lotta armata in Italia e volevo, anche se militavo nel movimento, non essere una pedina inconsapevole di un gioco che non controllavo e non sentivo il mio. Volevo anche avere un lavoro che permettesse a me, a mia moglie e a mio figlio di vivere stabilmente. Fino ad allora avevo vissuto in maniera provvisoria, alternando occupazioni a termine, con un impegno continuo nella sinistra rivoluzionaria, Il Manifesto prima e Lotta Continua dopo. Poco prima dell abbandono con un gruppo di compagni formai Combat, usci un solo numero di un piccolo giornale dallo stesso nome. Un amico di mia moglie, Elena, dirigente di un impresa italiana aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse in Irak e così iniziai a lavorare e a vivere altrove. Ho lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo guardando ed incontrando uomini e donne. Ho imparato lo spagnolo, l inglese, il francese, un po di brasiliano ed alcune parole, frasi, di arabo, vietnamita ed hindi.
In Perù il terzo paese dove andai, dopo Siria ed Irak conobbi a Lajas, un aldea vicina a Chota, Gonzalo Fernadez Gasco, compagno di Luis De La Puente Uceda del MIR, Movimiento de la Iziquierda Rivolucionaria, che mi raccontò e spiegò il paese, allora scosso da Sendero Luminoso, ed un pezzo della sua storia di guerrigliero. A Bombay ritrovai un amico, conosciuto in Italia, Pramod Singh, scrittore, autore di fumetti e sceneggiatore di Bollywood ex naxalita che oltre raccontarmi l India, mi mise in testa la passione di raccontare storie. Il mio primo romanzo si intitola Rosso Bombay, una storia ambientata a Bombay. In Brasile, alla ricerca di parenti di mia nonna nata a San Paolo, a Curitiba scopro uno scrittore, Dalton Trevisan, un mito in Brasile, ma non tradotto in italiano. Un rimpianto: a Jinja, Uganda, in un parco alle foci del Nilo ho perso l’opportunità di piantare un albero con il mio nome. Non mi sono mai sentito né un esule, né un espatriato; in Perù un impresa mi offrì di restare, ma rifiutai per continuare il viaggio. In nessun paese mi sono sentito uno straniero, anzi ho maturato la convinzione che nessuno dovrebbe esserlo, in nessun luogo del pianeta terra. Durante questa vita ho imparato, oltre al lavoro, delle lingue, ho guardato archeologie e città, ho conosciuto persone, movimenti e forze politiche.
Ho terminato il viaggio in Marocco, a Tetouan e a Tangeri, un Marocco spagnolo. Per certi versi un pezzo di Spagna in Africa. Ora, ritornato, non sento il desiderio di andare ancora altrove. Questa raccolta di racconti e note è un viaggio di ritorno. Non tanto per ricordare, ma per capire meglio dove e come ho vissuto.
INDICE DI VIVERE ALTROVE

Prologo

Aleppo, Baron Hotel, Fairouz

L’Iraq di Saddam Hussein

Lima La horrible e il Perù

Nuestra señora de la muerte

Quito vulcani e nuvole

Tina

Camila Gorman e Ladislao Guterréz: un amore tragico nell’Argentina dell’800.

Da Avenida Santa Fè a Calle Santa Fé.

Dalton Trevisan, un vampiro a

Curitiba. Uma vela para Dario.

Pinky di Bombay

Acqua e bombe su Bombay

Il Ladakh non raggiunto

La tomba di Gesù e il sacro Lingam in Kashmir

Andando a Varanasi, città della buona morte.

Feng Shui a Saigon

Un khmer rosso a Saigon

Il Testamento di Ho Chi Minh

L’Avana esiste

Il Mali di fine secolo

Om Kaltoum

Bogotà, Rosario, dighe e cocaina

Un tango ad Asunción

Ghigliottina ad Algeri

C’era una volta in Algeria

Nigeria, il Delta del Niger, Ken Saro-Wiwa

Tangeri e Tetouan, un Marocco spagnolo

Vita con Polo e con Noire

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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