Talibani, studenti del Corano


Francesco Cecchini


Molti anni fa le ragazze a Kabul giravano con gonne sopra il ginocchio. Quei tempi difficilmente ritorneranno in Afghanistan. Dal 27 aprile 1978 al 27 aprile 1992, le forze di sinistra erano al potere in Afghanistan. Il 7 dicembre 1979 l’ esercito sovietico entrò a Kabul su richiesta del governo di Najibullah, per far fronte ai guerriglieri feudali-islamici sostenuti dagli Stati Uniti e da diversi paesi arabi. Il ritiro dei sovietici e la sconfitta della sinistra afgana, tre anni dopo, portarono all’esodo di centinaia di migliaia di famiglie progressiste e lasciarono spazio alla diffusione dell’islamismo di massa. Gli Stati Uniti, come tutti i paesi occidentali avrebbero fatto meglio a pensarci due volte prima di sostenere e fornire armi e denaro in abbondanza per i mullah e le madrasa.

Ragazze a Kabul, prima che i talibani prendessero il potere


Il bilancio di questa scelta è pesante 18 anni di guerra, un costo di 2 trilioni di dollari, 32mila civili uccisi negli ultimi dieci anni, 45mila soldati afghani ammazzati solo negli ultimi cinque e oltre 2.400 militari americani morti. . La Missione delle Nazioni Unite per lAfghanistan (UNAMA) ha indicato che la guerra nel paese asiatico ha lasciato nel 2019 almeno 3.403 morti e 6.989 feriti tra la popolazione civile. Comunque, a parte la durata del conflitto non c’è un conteggio preciso
Sabato 29 febbraio USA e talebani e statunitensi hanno firmato a Doha, in Qatar, un accordo che apre la strada al ritiro delle truppe americane dal Paese.

Zalmay Khalilzad e Mullah Abdul Ghani Baradar firmano l’accordo


L’accordo è la conclusione di colloqui iniziati nel settembre 2018 tra Zalmay Khalilzad rappresentante degli Stati Uniti e rappresentanti dei talebani. Vi sono stati comunque degli ostacoli. Una serie di scontri sul campo di battaglia causati da gruppi contrari all’accordo. Il 3 settembre scorso, mentre in tv l’ inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, rassicurava gli afghani sull accordo raggiunto in linea di principio con i talebani, ma non ancora firmato, lungo la cosiddetta Jalalabad road di Kabul un gruppo di attentatori talibani lanciava un camion bomba contro il Green Village causando 16 morti e almeno 200 feriti.
L’accordo contempla il ritiro delle forze armate straniere dall’Afghanistan, entro 135 giorni dalla firma vi sarà la riduzione da 13.000 a 8.600 dei militari americani e il ritiro completo in 14 mesi, comprese forze della Nato, che appoggiano gli americano e la chiusura delle 9 basi militari americane, sempre in 14 mesi ; l’impegno che i talebani impediscano che gruppi jihadisti operino dal paese contro la sicurezza degli Stati Uniti; che il 10 marzo inizino i dialoghi tra i telebani e le altre forze politiche e sociali dell’Afghanistan. Con ciò i talebani potranno dire di aver fatto sgomberare dall’Afghanistan le forze militari straniere. I Talebani, gli studenti coranici, parlano di una vittoria collettiva dellintera nazione di musulmani e mujaedin, oltre che di unintesa sulla fine delloccupazione.
Il segretario di stato Mike Pompeo presente a Doha ha dichiarto che se i talebani non rispetteranno completamente l’accordo questo verrà anullato.
Il punto debole principale è l’ esclusione dal negoziato e dall’accordo del governo di Kabul e delle forze politiche che lo appoggiano. Il governo di Kabul, che lamenta di non essere stato coinvolto, continua a non andare d’accordo con i talebani. Nell’accordo c’è la liberazione prima del 10 marzo di circa 5.000 talebani dalle carceri governative, e di circa 1.000 detenuti nelle prigioni degli studenti coranici. Il consigliere per la sicurezza nazionale del governo, Amdullah Mohib, ha dichiarato che del rilascio si parlerà durante i negoziati, non prima del 10 marzo, quindi.
Un libro utile per comprendere l’Afghanistan e la sua storia è I Talibani di Ahmed Rashid. Il libro integrale si trova in rete, ma il link con un commento interessante è ilseguente:
https://www.izquierdarevolucionaria.net/index.php/historia-teoria/libros/258-los-taliban-de-ahmed-rashid

Situazione militare in Afghanistan a fine gennaio 2020. In verde il territorio controllato dai Talebani.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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