Giulio Chinappi

Un incredibile accordo tra i due leader politici israeliani permetterà a Netanyahu di rimanere per ora alla testa del governo, mentre la mossa di Gantz causa la spaccatura del suo partito.

Alla fine ci è riuscito ancora una volta: Benjamin Netanyahu resterà in carica come primo ministro di Israele, almeno per altri diciotto mesi, migliorando ulteriormente il proprio primato di premier più longevo nella storia del Paese. L’accordo è arrivato dopo lunghe contrattazioni tenute con il leader dell’opposizione, Benny Gantz, che in compenso è stato eletto presidente della Knesset, il parlamento israeliano, anche grazie ai voti del partito del premier, il Likud (Consolidamento). L’accordo prevede che tra diciotto mesi Netanyahu passerà il testimone all’ormai ex rivale, mentre il partito di Gantz, Blu e Bianco (Kahol Lavan) è oramai destinato alla spaccatura tra coloro che seguiranno il leader e quelli che invece resteranno all’opposizione.

Del resto, Blu e Bianco era già un’unione di tre forze politiche diverse, che a questo punto riprenderanno strade differenti. La componente di Gantz, che dovrebbe diventare anche ministro della difesa, seguirà il leader, mentre le altre fazioni entreranno a far parte dell’opposizione al nuovo governo, forse mantenendo il nominativo di Blu e Bianco.

Yair Lapid, considerato come il numero due del partito, è stato particolarmente duro con Gantz: “Abbiamo formato Blu e Bianco per offrire un’alternativa al popolo israeliano“, ha dichiarato in una conferenza stampa. “I risultati delle elezioni hanno dimostrato che Israele aveva bisogno di quell’alternativa come noi abbiamo bisogno dell’aria per respirare. Volevamo realizzare un cambiamento, creare una speranza, iniziare un nuovo percorso. Benny Gantz ha deciso oggi di spaccare Kahol Lavan e strisciare nel governo di Netanyahu. È una decisione deludente“. Il governo che si sta “formando oggi non è un governo di unità o un governo di emergenza. È un altro governo di Netanyahu. Benny Gantz si è arreso senza combattere e si è infilato nel governo di Netanyahu. Si è unito al blocco estremista Haredi“, ha aggiunto. Ricordando il percoso politico condiviso, Lapid ha aggiunto: “Abbiamo corso insieme perché Benny Gantz mi ha guardato negli occhi e ha detto che non si sarebbe mai seduto in questo cattivo governo. Gli ho creduto. Insieme a noi oltre un milione di elettori di Kahol Lavan hanno marciato da una strada all’altra e da un ponte all’altro. Si sentono giustamente traditi oggi. I loro voti sono stati rubati e dati in dono a Netanyahu“.

Tra gli ex alleati di Gantz, entrerà nell’opposizione anche Moshe Ya’alon, già ministro della difesa di Netanyahu, che però si è distaccato dal Likud lo scorso anno. Secondo Ya’alon, Gantz è stato autore di un “suicidio politico”.

Ma Benny Gantz non è l’unico ad aver tradito quanto detto nel corso delle tre campagne elettorali consecutive condotte contro Netanyahu. Nel nuovo governo vi saranno probabilmente anche alcuni esponenti del Partito Laburista (Mifleget HaAvoda HaYisrelit), almeno secondo quanto dichiarato dal leader del partito, Amir Peretz. E tra i ministri figurerà anche Orly Levy-Abekasis, appena fuoriuscito dal partito Gesher (Ponte), altra forza politica di centro-sinistra che si era presentata alle elezioni in coalizione con i laburisti. Insomma, sembrano aver tutti abboccato alla retorica del governo di unità nazionale, che Netanyahu ha tirato fuori utilizzando come pretesto l’epidemia da nuovo coronavirus.

Non entrerà nel governo, invece, il partito Yisrael Beytenu (Israele casa nostra) di Avgidor Liberman. Altro ex ministro di Netanyahu, Liberman è diventato di recente uno dei maggiori avversari politici del premier in carica, e si era detto disponibile a sostenere un governo Gantz. La mossa di Gantz, tuttavia, non è stata vista di buon occhio da Liberman, il cui principale obiettivo è proprio quello di eliminare politicamente Netanyahu.

In generale, l’opinione pubblica ed i mass media israeliani sono rimasti abbastanza sconvolti dalla mossa di Gantz. Certo, Netanyahu ha saputo sfruttare a proprio vantaggio l’emergenza coronavirus per proporre la formazione di un governo di unità nazionale, ma questa soluzione sembrava comunque poco praticabile alla luce delle dure polemiche sorte tra i due leader nel corso delle ultime campagne elettorali. Invece, alla fine, è stato Gantz a cedere e a “regalare l’immunità a Natanyahu”, come ha scritto ieri sera Yossi Verter sul quotidiano Haaretz.

La mossa di Gantz ha infatti l’effetto di riabilitare Netanyahu, che già aveva utilizzato la scusa della pandemia per rinviare l’inizio del processo che lo vede coinvolto per corruzione ed altri reati. Le conseguenze peggiori, però, verranno subite come sempre dai palestinesi, visto che Netanyahu, in combutta con il governo statunitense, non ha nessuna intenzione di allentare la presa su Gaza e la Cisgiordania. Mentre i territori palestinesi rischiano l’aggravarsi della crisi umanitaria a causa del coronavirus, ieri da Israele sono partiti nuovi bombardamenti, come ad inaugurare il nuovo corso del governo Netanyahu.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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