24 settembre 1957, cattura di Yacef Saadi, capo militare dell’ FLN di Algeri

Francesco Cecchini

La Guerra d’Algeria,1954-1962, fu un incubo per l’ Europa, che credeva ormai di essere fuori dai bagni di sangue della prima metà del XX secolo. Numerose stragi si compirono anche sul territorio francese.  Le vittime furono 300.000. Oltre 100.000 europei, compresi francesi, belgi, italiani e spagnoli nati in Africa,  i cosiddetti pied noir, che spesso non avevano da decine e decine di annisecoli alcun contatto con la Francia o con l’ Europa e furono rimpatriati forzatamente, dopo la fine della guerra di liberazione. Su questa guerra furono scritti libri e saggi di intellettuali come Albert Camus, Jean Paul Sartre, Frantz Fanon ed altri; fu girato anche un celebre film, La Battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo.

Un decreto pubblicato la scorsa domenica nella Gazzetta ufficiale francese rende accessibili un centinaio di documenti conservati negli archivi nazionali relativi ai desaparecidos durante la guerra in Algeria.  Dall’inizio della settimana, con decisione del governo francese, circa un centinaio di file di archivio relativi alle scomparse nella guerra algerina (1954-1962) sono stati resi accessibili al pubblico, . Il decreto,  prevede una “deroga intesa a facilitare l’accesso agli archivi pubblici relativi alle scomparse nella guerra in Algeria “. Questi documenti furono redatti da una commissione istituita nel 1957 per indagare sulla repressione militare e le sparizioni durante la battaglia di Algeri, da gennaio a settembre 1957.E’ una buona notizia, tuttavia l’apertura di questi archivi non risponde ancora a tutte le domande in sospeso. La questione è complessa e riguarda: algerini spariti in Algeria, algerini spariti in Francia, civili francesi spariti in Algeria, militari francesi spariti in Algeria e collaborazionisti harkis spariti in Algeria.

Le ustioni della storia,  la battaglia d’Algeri

Il ricordo della guerra algerina e la questione degli   spariti sono soggetti sensibili su entrambe le sponde del Mediterraneo. Per anni gli algerini hanno chiesto l’accesso a questi archivi. Per esempio è ancora aperto, tra  molti altri, il caso delle sparizioni di Ain-Benian, Algeri, di cui la stampa algerina ogni tanto ne parla.

Nel settembre 2018, Emmanuel Macron ha riconosciuto la morte di Maurice Audin, matematico e attivista per l’ indipendenza, scomparso nel 1957 in Algeria  “sotto tortura a causa del sistema allora istituito in Algeria dalla Francia”. Il capo di stato francese si è inoltre impegnato a garantire la libera consultazione degli archivi in merito alle scomparse del conflitto, il cui numero rimane oggi difficile da stabilire, siano essi civili o soldati, francesi o algerini.

Il link con un articolo su Maurice Audin, pubblicato su Ancora Fischia il Vento, è il seguente:

La crudeltà mostrata dall’esercito coloniale  francese durante la guerra di liberazionenei confronti di Mujahedeen, Fidayîn e civili è eguagliata solo da quella della Gestapo nella seconda guerra mondiale. Era nella mente di molti ufficiali e soldati  francesi, dopo la sconfitta in Vietnam, l’ ossessione di perdere una seconda guerra.

Lo storico Benjamin Stora, autore del libro “Une mémoire algérienne”, pubblicato da Robert Laffont, osserva che la Francia sta gradualmente aprendo i suoi archivi su questi delicati temi e vede qualcosa di importante per i ricercatori francesi e algerini. Comunque lo storico sottolinea. Gli archivi nazionali hanno pubblicato una guida sui dispersi nella guerra algerina per studenti e ricercatori. Non esiste un elenco di nomi dei dispersi. “In realtà è molto difficile fare una cifra sul numero di dispersi”, ha detto Benjamin Stora. Porta ad esempio il rapporto Teitgen sulla battaglia di Algeri del 1957 che stimava a 3000 il numero di dispersi. Tuttavia, afferma che molti abusi furono commessi durante la guerra, senza alcun ordine scritto o traccia e che molti archivi sono scomparsi al momento dell’ indipendenza. “Tutta la verità della storia non risiede necessariamente negli scritti statali, ma è anche necessario raccogliere le voci degli attori, dei testimoni, dei sopravvissuti”.

Immagini della guerra di liberazione in Algeria

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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