Pietro Salemi|

Lo si sente spesso dire dai profeti di sventura: “Faremo la fine della Grecia!”

Questo spauracchio è ormai diventato un luogo comune del dibattito politico e viene agitato trasversalmente dall’intero arco parlamentare: talora per avversare l’austerity e il Brussels Consensus, altre volte per propugnarla asserendo la necessità di “mettere i conti in ordine”.

Da ultimo, la “fine della Grecia” ha visto risalire le proprie quotazioni in ordine alla crisi economica post-covid-19 e in particolare in riferimento al ricorso al MES. Ma che fine ha fatto la Grecia? Rischiamo davvero di avere la stessa sorte?

Cerchiamo, intanto, di rispondere alla prima domanda attraverso il riferimento ad alcuni indicatori quantitativi: Pil, Pil Pro capite, Rapporto debito/PIL, Tasso di Disoccupazione, Coefficiente Gini sulla disuguaglianza, Emigrazione, Salario medio, Percentuale di popolazione a rischio povertà.

A distanza di poco più di un decennio dall’inizio della crisi greca, ossia dall’autunno 2009 quando l’ex-Primo ministro greco Papandreou rivelò pubblicamente la falsificazione delle statistiche macroeconomiche greche, è in effetti un ottimo momento per tracciare un bilancio di quello che era stato battezzato già nel 2011 come “il più grande successo dell’euro” (Mario Monti, 29 settembre 2011).

Da allora, la Grecia ha richiesto per ben 3 volte l’attivazione di meccanismi di stabilizzazione finanziaria a sostegno del proprio debito pubblico: nel 2010(110 miliardi di euro complessivi, 80 dell’UE e 30 dell’FMI) e nel 2012 (130 miliardi ulteriori, di cui 19,8 dall’FMI) attiva l’EFSF (European financial stability facility, predecessore del MES); nell’agosto 2015 sottoscrive il terzo Memorandum of Understanding questa volta per l’accesso all’attuale MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) per accedere ad un ulteriore prestito fino a 86 miliardi di euro. [i]

Com’è noto la concessione di questi prestiti (impropriamente detti “aiuti”) è sottoposta al rispetto di stringenti condizioni che impongono al paese richiedente vaste e dolorose riforme volte a ricondurre a sostenibilità il debito del paese in questione. Con particolare riferimento al MES, alla Grecia fu imposta l’implementazione di uno stringente pacchetto di misure di riduzione della spesa pubblica, dall’immediata riforma del sistema pensionistico ai tagli alla pubblica amministrazione, dall’inserimento di clausole di salvaguardia in caso di deviazione dagli obiettivi di avanzo primario ad una vasta e generalizzata privatizzazione del patrimonio pubblico e dei servizi (a cominciare dalla privatizzazione del settore energetico). [ii]

La cosiddetta “austerity” è ritenuta in questo senso necessaria per la riduzione del numeratore nel rapporto debito/Pil. Ma le politiche del rigore, così costose e sanguinose dal punto di vista sociale, sono riuscite nell’intento? Sembrerebbe di no.

Il debito pubblico greco è aumentato sia in termini nominali (passando dai 300 miliardi di dollari del 2009 ai 328 miliardi del 2018) sia in percentuale al Pil (passando dal 113% del 2009 al 181% del 2018). [iii] Il drammatico incremento del rapporto debito/PIL è d’altronde dovuto anche ad un contestuale crollo del PIL: nel periodo 2009-2018 la Grecia ha infatti perso oltre un terzo del proprio PIL (passando dai 330 miliardi di dollari del 2009 ai 218 miliardi del 2018). [iv] La Grecia ha quindi perso anche 1/6 del proprio PIL pro capite, diminuito dai 30.430 $/anno ai 24.150$ del 2018. [v]

Sul punto vale la pena sottolineare che la Grecia è l’unico paese della zona UE (insieme all’Italia) ad aver visto diminuire il proprio PIL pro capite rispetto all’entrata in vigore della moneta unica. Infatti, in base a dati Eurostat 2019 (espressi in euro) la Grecia aveva un Pil pro capite di 18.210€ nel 2001 scendendo a 18.150€ nel 2019 (-0,33% di variazione), vale la pena notare che il PIL pro capite greco è leggermente superiore a quello del Sud Italia. Nello stesso periodo, l’Italia ha vissuto una contrazione ancor più netta scendendo dai 27.950€ (2001) ai 26.860€ (-3,90% di variazione). Per dare un parametro di confronto, nello stesso periodo il PIL pro capite tedesco ha visto un aumento pari al 22,47%, crescendo dai 29.370€ del 2001 ai 35.970€ del 2019. Il PIL pro capite medio della UE si attesta, invece, a 28.630€ nel 2019 e dal 2001 registra una crescita media del 22,14%. [vi]

Il crollo verticale dei fondamentali macroeconomici greci, conseguenti alla cura austeritaria e alle ricette della Troika, ha com’è ovvio prodotto anche drammatici effetti sociali. La disoccupazione è quasi raddoppiata, passando dal 9,70% del settembre 2009 al 16,8%, con cui ha chiuso il 2019. Nel corso della decade la disoccupazione è stata costantemente sopra il 20% tra il 2012 e il 2018, toccando picchi del 27% (2014). [vii]

Sul fronte della distribuzione della ricchezza si è assistito un leggero incremento delle disuguaglianze: l’indice Gini è passato dal 33.60 al 34.40 (tra il 2012 e il 2015 aveva raggiunto anche picchi di oltre il 36). [viii]

L’emigrazione ha toccato un livello record: solo prendendo in considerazione il quinquennio 2012-2017 la popolazione greca emigrata è pari a 500.000 persone (circa il 5% della popolazione totale!). Si tratta di un vero e proprio brain drain, se si considera che circa 200.000 di questi emigrati sono laureati che per oltre il 70% ricercano migliori salari in uno degli altri Stati UE. [ix]

A proposito di salari, quello medio in Grecia ha subito un brusco calo: nel 2009 un lavoratore greco guadagnava in media 24.569€/anno, mentre nel 2019 il suo salario medio crolla a 21.382€/anno. Secondo ETUC (Associazione sindacati Europei), i salari reali nel periodo 2009-2019 sono crollati in Grecia del 23%, mentre in Italia (come d’altronde in Spagna e Portogallo) hanno vissuto una decade di stagnazione e di leggera flessione con -2%. [x]

“Il più grande successo dell’euro” è forse tutto raccolto in un numero, il più recente tra quelli menzionati: ad inizio 2020 e all’inizio dell’emergenza covid-19, ben 7 greci su 10 vivono a rischio di povertà, mentre il 13% versa già in condizioni di povertà assoluta, mentre nel 2009 la povertà assoluta riguardava solo un 2,2% della popolazione. [11]

Il condimento di questa mirabolante ricetta sono stati i tagli alle pensioni e ai dipendenti pubblici, la privatizzazione di tutto il privatizzabile (dall’acqua all’elettricità), la svendita del patrimonio pubblico, la concessione a multinazionali straniere a prezzi di saldo delle proprie infrastrutture, porti, aeroporti etc. e, come significativa “condizionalità ex post” del MES, anche l’eliminazione dell’impignorabilità della prima casa.

La storia della crisi greca non ha al momento alcun lieto fine. Il religioso sentimento dell’europeismo a tutti i costi, dovrebbe far i conti proprio con questi costi. Ora, se oltre alla storia, avremo anche un futuro in comune con i fratelli ellenici, lo si deciderà nei prossimi mesi. I fattori in gioco sono molteplici. Mancano poco più di 75 giorni allo scadere dell’ultimatum della Corte costituzionale tedesca alla Bundesbank (e indirettamente alla BCE). I vincoli del Patto di Stabilità potrebbero tornare rapidamente in vigore una volta sopita o superata l’emergenza sanitaria. La BCE potrebbe verosimilmente ridurre nel prossimo futuro il volume di acquisti sui nostri titoli di debito, facendo schizzare rendimenti e spread. L’impatto del covid-19 sull’economia è lungi dall’essere definito. Le prime stime quotano una perdita di PIL attorno al 10% (come noi solo la Grecia, per l’appunto), ma potrebbero rivelarsi ottimistiche. Se il “decreto Rilancio” si rivelerà, come sembra, un sostegno tardivo e insufficiente per mettere in salvo la propria economia, saranno gli speculatori e i rentiers della finanza a vedere il bluff finché la via dell’austerity e del MES non sarà considerata una strada ineluttabile.

Forse non tutte, ma molte strade portano ad Atene.


[i] https://temi.camera.it/leg17/post/i_programmi_di_assistenza_finanziaria-1.html?tema=temi/trattato_esm

[ii] Esito consiglio europeo del 12 luglio e pacchetto di riforme del 15 luglio: https://www.consilium.europa.eu/media/20353/20150712-eurosummit-statement-greece.pdf

[iii] Storico rapporto debito/pil: https://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=gr&v=143&l=it

[iv] Pil valore assoluto e andamento storico: https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.CD?locations=GR

[v] Pil pro capite: https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.PCAP.PP.KD?locations=GR

[vi] Pil Pro capite Grecia e Italia le uniche sotto i livelli 2001: https://www.pneurama.com/it/rivista_articolo.php/Nel-2019-il-Pil-pro-capite-italiano-A-sceso-sotto-la-media-Ue-del-6-18?ID=40388 Pil pro capite sud Italia: https://www.firstonline.info/sud-italia-pil-procapite-fra-i-piu-bassi-deuropa/

[vii] Disoccupazione: https://it.investing.com/economic-calendar/greek-unemployment-rate-625

[viii] Disuguaglianze e Indice GINI: https://fred.stlouisfed.org/series/SIPOVGINIGRC

[ix] Emigrazione Grecia: https://www.ilsole24ore.com/art/la-grecia-e-crisi-che-non-finisce-piu-cosa-spinge-giovani-emigrare-AFF5OIL 

[i0] Salario medio 2009-2019: https://datosmacro.expansion.com/mercado-laboral/salario-medio/grecia Variazione 2009-2019 salari reali: https://www.ilsole24ore.com/art/stipendi-in-italia-sono-piu-bassi-rispetto-10-anni-fa-ecco-chi-sale-e-chi-scende-europa–AB8Er6hB

[xi] Rischio povertà: https://www.milanofinanza.it/news/fitch-abbassa-l-outlook-sulla-grecia-sette-persone-su-dieci-a-rischio-poverta-202004240839029768
Povertà assoluta 2009: https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/09/grecia-il-15-della-popolazione-sotto-la-soglia-di-poverta-in-5-anni-perso-un-terzo-del-potere-dacquisto/2813373/ 

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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