Della “ripartenza” tratterò qui solo della voglia di guerra dei maggiordomi governativi italici della Troika, lasciando a future altre pagine una disamina succinta dell’operato degli Stati Generali stile Versailles (manca tuttavia nel mirabile contesto la rivoluzione, con la presenza assordante dei parrucconi dell’odierno ancien regime), nonché delle truppe d’assalto di un replicante Montiano, l’ultraliberista Colao, deciso, pare, nel voler dare le ultime picconate alla navicella italica perché affondi definitivamente, stile Grecia, come è nei desiderata dell’adorabile Angela Merkel.

Mi permetto di partire dalla mia terra (insula Sardiniae) per l’importanza che acquisisce sempre di più, nelle future guerre in Africa, in Medioriente, contro il temibile Molok iraniano, in quanto portaerei principale degli Usa e della Nato, come target balistico delle mortuarie aziende di guerra. come sito privilegiato per l’addestramento ad uccidere (nel linguaggio per bene, preferibile dire: eliminare, annientare…).

Teulada: esercitazioni sul campo dei militi, anche con sbarco dal mare, dalla polizia invece pestaggi e denunce per gli antiguerrafondai. Ma anche bombardamenti da terra, da mare, da cielo. La ripartenza non credo che riguarderà la ripresa dell’agricoltura e dell’allevamento, non tanto perché gli abitanti della zone siano degli sfaticati e preferiscano ammirare quei lampi colorati e quel frastuono che accompagna il riposo notturno o serale, ma presumibilmente perché secondo esperti, seminatori di zizzania, per realizzare un reale disinquinamento dell’area non sarebbero sufficienti meno di duecento anni.. Si sa… I sardi risultano longevi. Ma sono del parere che anche per loro i tempi siano troppo lunghi.

Quirra. Ora si bombarda un pò meno, ogni tanto così. Forse si è esagerato troppo. E’ probabile che non vedremo più un missile nell’orto di un cittadino, ma sul terreno potremo trovare veleni di ogni tipo, responsabili di gravissime patologie, quantificati in trecento tonnellate, che gli amanti della guerra addebitano ad altre cause. I militari dicono di aver disinquinato. In effetti è stato notato che sono stati portati via bossoli e ferraglia arrugginita. Un centro tecnologico-culturale-scientifico sarà attrezzato per dare lustro al Salto di Quirra, osannato da quei libertadores sardi che hanno sempre saputo contrastare, in sede parlamentare come in sede giudiziaria, chi voleva portare un minimo di luce nella cloaca politico-militare relativa al poligono, in particolar modo “Gettiamo le basi” e il giudice Domenico Fiordalisi.

Capo Frasca. Un poligono di tiro, adibito, in particolar modo, al bombardamento aereo da parte dei velivoli provenienti dalla base aerea di Decimomannu, che tuttavia non trascurano Teulada e Quirra. Ma anche le marine italiana e Nato svolgono un loro ruolo, non da poco, bombardando dal mare. Ostacoli perciò non solo alla pesca ma anche alla navigazione. Severamente danneggiati l’allevamento e l’agricoltura. Anche nel poligono di Capo Frasca, il disinquinamento avrebbe costi giganteschi, anche se, attualmente, il bombardamento viene portato avanti con blocchi di cemento ricoperto. Come a Quirra e a Teulada, ordigni inesplosi in mare ed in terra. 1)

Sulla eroica ripartenza a guida Conte, non ho letto nulla sulle servitù militari. E credo sia inevitabile. Servono alla guerra. Sono indispensabili all’industria delle armi, ai test di addestramento. Ripartenza quindi significa continuare a bombardare, ad inquinare mare e terra. Non bisogna trascurare, infatti, l’impegno militare all’estero. Necessario continuare la nostra azione “contro il terrorismo”. Affermata con determinazione nel decreto governativo sulle missioni all’estero (45 tra Europa, Asia, Africa). Evidente il disegno coloniale “Il destino dell’Europa è il destino del Mediterraneo” e guerrafondaio (ad esempio: missioni anche sul Baltico che favoriscono un aumento delle tensioni nei confronti della Russia). Evidente anche il notevole dispendio economico. La ripartenza dunque come reiterazione e peggioramento del mal fatto. Le vendite miliardarie di armamenti all’Egitto, al Qatar…rientrano nella logica di un aggravamento della situazione internazionale con Paesi che aumentano il loro potenziale bellico in un pianeta sempre più armato che si avvicina minacciosamente all’olocausto finale, con irresponsabilità e cattiva coscienza…

Alcuni esempi dell’intervento militare coloniale

In Iraq confermata la presenza di 1.100 militari per difendere l’Occidente dalla minaccia iraniana, Presenti non solo come addestratori per le truppe locali, ma anche attivi nelle situazioni di conflitto armato, Secondo Franco Astengo, l’Italia, dopo gli USA, è il secondo Paese occidentale per numero di militari e mezzi 2)

In Mali e in Niger le truppe italiane (forze speciali con dovizia di armamenti) lavoreranno in stretto contatto con i militari francesi impegnati nel controllo militare delle grandi risorse dei due Paesi africani che, senza il cappio del franco africano e del saccheggio continuato, non vivrebbero certo nelle condizioni di dipendenza e di povertà. Naturalmente lo slogan di propaganda è costituito dalla lotta contro il terrorismo islamico (creato in gran parte dagli stessi francesi a giustificazione del loro colonialismo affiancato dall’alleato italiano).

Per quanto riguarda la Libia (dove la politica italiana è in grave difficoltà e sembra interessata soprattutto al rafforzamento della guardia costiera per contenere le migrazioni mentre Erdogan diventa padrone a Tripoli) e l’Afghanistan (dove operano 800 militari italiani) rinvio ad un apposito articolo.

Alcune notazioni finali
Se la Sardegna è un target balistico, la Sicilia, già ammorbata con il MUOS,
sempre più viene attrezzata a finalità belliche con la dotazione di droni “Phoenix” che possono volare per venti ore e monitorare aree dell’africa, del Medioriente, dei Balcani, della Russia, perché favoriscano precisi attacchi imperiali

NOTE
1) Ringrazio Mariella Cao e Salvatore Drago per la discussione che abbiamo avuto sulle servitù militari.
2) Franco Astengo “Il primo provvedimento….” La bottega del Barbieri 10/6/20

PUBBLICATO ANCHE SU L’INTERFERENZA  16/06/20

Di Antonello Boassa

Contro le guerre imperiali innanzitutto, contro le guerre valutarie e del debito, contro le politiche neoliberiste. Contro lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli, contro la devastazione del pianeta, in difesa dello stato sociale e della libertà e dell'uguaglianza sociale di tutte e di tutti, in difesa del mondo animale, Antonio scrive anche per L'Interferenza

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