Ernesto Samper e Nicolás Maduro, sullo sfondo Simón Bolívar.


Francesco Cecchini


Ernesto Samper (Bogotá, 1950) fu presidente della Colombia tra il 1994 e il 1998 con il Partito Liberale di centro-sinistra. Il suo governo negoziò la pace con l’ ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) senza ottenere un risultato positivo. Ernesto Samper prese contatti con l’ ELN per ottenere la pace. Non vi fu accordo per varie ragioni, tra le quali la morte durante i negoziati di “Cura Pérez”, il capo di questa organizzazione guerrigliera, che causò la mancanza di un valido interlocutore.

Manuel Pérez Martínez, Cura Perez


Comunque da allora Ernesto Samper segue l’ ELN.
In una recente intervista alla televisione cubana Ernesto Samper ha criticato la gestione negativa del presidente Iván Duque del processo di pace in genere e in particolare con l’ ELN e ha lodato il ruolo di Cuba nei negoziati, interrotti per decisione di Bogotá. Samper ha accusato il governo colombiano di una “grave violazione” dei protocolli dei colloqui di pace con l’ ELN e ha criticato la richiesta a Cuba di estradizione dei negoziatori. Ha così dichiarato: “Tali negoziati sono inquadrati in un regolamento internazionale che né Cuba né gli altri paesi facilitatori hanno inventato, e in tale regolamento è chiaramente stabilito (..) che ci sono alcuni protocolli da rispettare.” Ha osservato, inoltre, che tra le norme, vi sono incluse garanzie in modo che “le parti che fungono da padrini della negoziazione, assicurino che i negoziatori possano tornare con calma e in pace nei loro paesi d’origine “. I negoziati di pace tra l’Esecutivo e l’ ELN sono iniziati formalmente nel febbraio 2017 in Ecuador e nel maggio 2018 sono stati trasferiti all’ Avana, dove l’ultimo ciclo di colloqui si è concluso all’ inizio di agosto di quell’anno senza progressi. Dopo che i negoziati cessarono, il Governo colombiano chiese a Cuba che i negoziatori dell’ ELN gli venissero consegnati, cosa che Cuba rifiutò in base all’ accordo, in caso di interruzione dei colloqui, firmato dal precedente governo di Juan Manuel Santos . Questo rifiuto è l’ argomento principale addotto dagli Stati Uniti lo scorso maggio per includere Cuba nel suo elenco di paesi che non cooperano nella lotta al terrorismo, un documento da cui l’ Isola era uscita nel 2015 nel fugace “disgelo” con gli Stati Uniti.
Per Ernesto Samper “Sarebbe troppo ingenuo pensare che sia una semplice coincidenza che la Colombia chieda il ritorno dei guerriglieri e quindi Washington, basata su questo rifiuto dell’estradizione, decida di considerare Cuba amica del terrorismo internazionale. L’Avana ha dovuto farlo, perché se non avesse rifiutato di estradare i negoziatori e li avesse consegnati, i processi di pace che stanno avvenendo nel mondo avrebbero perso la loro legittimità.”
Samper ha inoltre elogiato la presenza attiva, ma discreta, di Cuba durante il processo di pace di Bogotà con le FARC-EP (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo), che è culminato in un accordo storico dopo quattro anni di negoziati ed ha affermato: “Se dovessi chiedere ai colombiani in questo momento che ruolo che Cuba ha avuto, penso che oltre l’80% direbbe che è stato quello di un paese amico, impegnato nella pace. E che quello del governo colombiano di Iván Duque nei confronti di Cuba è un tradimento. “
Sembra che ora l’ ELN stia liberando prigionieri, in modo da togliere a Iván Duque uno degli argomenti per i quali rifiuta di riprendere la trattativa. Comunque la pace in Colombia è, per molti motivi, in alto mare. Uno dei principali è il continuo assassinio di leader sociali e di ex guerriglieri nelle zone liberate dalle FARC-EP e occupate da criminali e paramilitari, con la tolleranza di esercito e polizia.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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