La crisi sanitaria

L’anno 2020 sarà ricordato a lungo. La pandemia dovuta al nuovo coronavirus ha messo in ginocchio l’Europa e il mondo intero.

Dopo la tempesta, però, giunge puntuale il sereno e ora è tempo di ripartire. Il modo migliore per farlo è quello di agire come un unico, grande Paese.

C’è bisogno di solidarietà

La chiave oliata per sbloccare il massiccio lucchetto dell’impasse economica, è la solidarietà all’interno dell’Unione. In fin dei conti, il principio della solidarietà europea resta uno dei pilastri cardine dell’accordo, un valore fondativo della comunità che ha visto la luce in seguito ai trattati di Maastricht e Lisbona. Ciononostante, non sempre questo valore ha trovato riscontro nella politica di Bruxelles. Quale momento migliore di quello attuale, nel quale è imperativo rilanciare le economie dei singoli Paesi e dell’intera area Euro per ripensare una strategia unitaria che ponga le basi proprio sul principio della solidarietà?

Per una realtà come l’Unione Europea, una avventura intrapresa settanta anni fa, qui nel Vecchio Continente, che cosa significa parlare di solidarietà? Intendiamo la solidarietà europea come convergenza di interessi continentali in grado di ricompensare, in tempi medio – lunghi, i Paesi coinvolti dal dramma del virus, specialmente chiunque ne sia stato toccato in maniera più profonda.

In questo modo sarà possibile mantenere le nazioni all’interno di quel patto di collaborazione e convivenza pacifica che rappresenta la roccia sulla quale fu edificata l’Unione Europea dopo il pandemonio del secondo conflitto mondiale, il quale aveva lasciato un continente in macerie, devastato, lacerato e da ricostruire per intero.

Una doverosa precisazione

E’ necessario evitare d’incorrere nel facile errore che confonde solidarietà europea e generosità gratuita. Altrimenti egoismi nazionalisti e prevaricazioni cieche non potranno che confluire nel corso d’acqua ove già si sono stabiliti quei Paesi contrari alla recente proposta della Commissione di elargire fondi a quegli Stati membri che ne hanno un disperato bisogno. Alcuni membri della UE dovrebbero realizzare come appartenere all’Unione implichi dei doveri.

Nel segno della solidarietà

Bruxelles ha pensato ad un imponente piano di rilancio per l’economia, lo sviluppo ed il futuro dell’Unione.

NextGenerationEU

Un piano per guardare oltre la crisi e investire nella solidità finanziaria. Questo l’ambizioso piano a monte del Recovery Fund, il Fondo per la Ripresa dell’Unione Europea creato per contrastare l’impatto della pandemia. Il progetto è stato denominato Next Generation EU, un nome positivo e improntato al rilancio. Le parole chiave del progetto sono tre: transizione energetica, transizione digitale e solidità delle finanze pubbliche. Il piano vale 750 miliardi di euro, cifra frutto di un accordo tra gli Stati che volevano elargirne 500 e altri Paesi, tra cui l’Italia, i quali ne domandavano anche oltre 1000. Si tratta di più del 5% del PIL annuale europeo lordo.

Proposta di allocamento dei fondi del piano. Grafico: Wall Street Journal

Una potenza di fuoco

I 750 miliardi rappresentano una nuova concezione e dimensione del bilancio dell’Unione. 500 di questi miliardi di euro saranno sussidi a fondo perduto (grant), mentre i restanti 250 saranno prestiti (loan) a lunghissima scadenza.

Next Generation EU: la solidarietà deve entrare in gioco

Next Generation EU vuole porre le fondamenta del futuro, gettare le basi per l’Europa che verrà. Il Fondo, però, è al momento solamente una proposta. L’approvazione dovrebbe arrivare al Consiglio in programma per il 17 e il 18 di luglio. Le trattative sono in corso poiché alcuni Paesi del Nord Europa sono poco propensi ad elargire a fondo perduto ai Paesi del Sud. Il meccanismo del fondo in cui ogni Stato membro deposita per quel che può e preleva per quel di cui ha bisogno non ha ancora messo tutti d’accordo. Si rischia che Next Generation EU diventi un programma per il futuro, più che una pronta risposta alla crisi.

Grafico: Il Corriere della Sera

Le condizioni del programma che si pone l’obiettivo di sostenere Stati e privati, oltre ad imparare dalla crisi, saranno comuni ad ogni Paese che sceglierà di usufruire di Next Generation EU. L’Unione Europea chiederà di investire i fondi erogati in iniziative che siano in linea con gli obiettivi unitari. La Commissione indica questi obiettivi durante il Semestre Europeo, articolando alcune raccomandazioni specifiche per ogni Stato. Bruxelles suggerirà investimenti a sostegno dell’economia reale, della liquidità, dell’occupazione e della crescita. In tal maniera, all’interno degli Stati membri, si potranno sviluppare salde reti sociali, politiche di bilancio sostenibili, lungimiranti, nonché tese a rafforzare il sistema sanitario e la crescita economica dei settori strategici.

Uniti o cancellati

Occorre trovare il coraggio di fare un passo avanti, tutti assieme. Ciò potrebbe essere ormai inevitabile per garantire un futuro all’Unione. Dopo la Brexit e con le tensioni tra Cina e Stati Uniti che sembrano aggravarsi, l’UE deve restare unita e trovare un percorso comune.

Di Mattia Mezzetti

Mattia Mezzetti. Nato nel 1991 a Fano, scrive per capire e far capire cosa avviene nel mondo. Crede che l’attualità vada letta con un punto di vista oggettivo, estraneo alle logiche partitiche o di categoria che stanno avvelenando la società di oggi. Convinto che l’unica informazione valida sia un’informazione libera, ha aperto un blog per diffonderla chiamato semplicemente Il Blog: http://ilblogmm.blogspot.it.

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