Benetton a Genova


Francesco Cecchini


Il 14 agosto 2018, alle ore 11.36, crollava a Genova il Ponte Morandi, causando 43 morti, numerosi feriti e centinaia di sfollati. A due anni da quella strage sono chiare le responsabilità, per mancata manutenzione, della società Autostrade per lItalia, concessionaria di quel tratto di A10 e parte del gruppo Atlantia, controllato dalla famiglia Benetton. Sono loro i principali responsabili di quella strage, nonché di quanto è avvenuto e avviene sugli oltre 3000 km di autostrade di cui è concessionaria in Italia. Da questa vicenda i Benetton escono moralmente a terra, ma non materialmente. Il Governo li ha salvati, contro i famigliari delle vittime, contro la stessa città di Genova e contro tutti i cittadini italiani che subiscono e hanno subito la cattiva gestione delle loro Autostrade. Invece di revocare la concessione e chiedere i danni al concessionario, il Governo ricompra quote azionarie dai Benetton.
Comunque i Benetton ne hanno combinato di tutti i colori, o meglio di tutti gli united colors in giro per il mondo. Dietro l immagine pubblica vi sono sfruttamento, violazione dei diritti umani, povertà e corruzione. Un episodio eclatante avvenne nel 2013 alla periferia di Dacca nel Bangladesh. Un incendio fece crollare un edificio, il Rana Plaza dove si producevano capi per marchi internazionali, tra i quali Benetton, provocando 381 morti. La famiglia si affrettò a dichiarare che non c’ entrava nulla, ma fu smentita da foto di abiti con l’ etichetta United Colors of Benetton” che apparvero tra macerie e corpi umani.

Capo con etichetta Benetton tra le macerie del Rana Plaza.


Anche in Argentina, in Patagonia, i Benetton ne hanno fatte e ne fanno a scapito del popolo Mapuche.
Mapuche significa popolo o gente (che) della terra (mapu), terra del popolo. Un popolo che prima gli spagnoli, ma poi, innanzitutto, i padri della patria e degli argentini di oggi tentarono di sterminare e quasi ci riuscirono. Una vaga, ma tragica contabilità parla di centinaia di migliaia di morti. Le campagne militari della Pampa o del Desierto furono vere e proprie azioni di genocidio. Ma invano i Mapuche ed anche i pochi Tehuelches che rimangono continuano a resistere e lottare. Sono un popolo tenace e duro come le loro terre, dal Pacifico all Atlantico: le due coste, Le Ande, il nord della Patagonia, la Pampa, ed i venti che le scuotono.
Ora resistono e lottano anche contro i Benetton.

Fuori i Benetton dalla terra dei Mapuche


Carlo Benetton, il più giovane dei Benetton, aveva iniziato ad andare nella Patagonia argentina fin dagli anni Settanta e le bellezze di quella regione lo affascinarono. Un fascino che trasmise a fratelli e alla sorella.
La Patagonia è la più grande regione del paese ed è anche quella con la più alta concentrazione di terra in poche mani. Quelle di Joe Lewis, Ted Turner, George Soros, Sylvester Stallone, etc.,etc., Chi, però, detiene il record di proprietario terriero è la famiglia Benetton che tra il 1991 e il 1997 ha accumulato 900.000 ettari.
Carlo Benetton, morì di cancro il 10 luglio 2018. Mentre in Italia i giornali lo descrissero come uomo schietto e leale con tutti, apassionato praticante di molti sport, in Argentina i principali giornali di Buenos Aires hanno riportato la notizia della morte definendolo propietario di grandi estensioni di terre in Patagonia.
In Patagonia nel 1975 l’ azienda Great Western, appartenente ai proprietari terrieri della borghesia argentina, acquistò il pacchetto azionario di The Company fino al 1991 quando sotto il governo di Menem, i Benetton divennero propietari di quelle terre fino ad oggi. Chi curà direttamente gli interessi della famiglia Benetton in Patagonia fu Carlo. Attraverso la holding internazionale del , Edizione srl, Benetton ha acquistato per 50 milioni di dollari quasi 900.000 ettari situati al 98% nelle province di Santa Cruz, Chubut, Río Negro, Neuquén e Buenos Aires, dove principalmente si è dedicato a produzione di lana. Ora vi è anche un nuovo mercato da sfruttare, quello petrolifero, un giacimento petrolifero a Vaca Muerta, sempre territorio Mapuche. Solo nelle terre argentine di loro proprietà i Benetton hann 280.000 pecore che producono 1.300.000 chili di lana all’ anno. Lo sfruttamento minerario, depositi situati nella provincia di San Juan, è stato incorporato attraverso il Min Sud (Minera Sud Argentina S.A.) con sede in Canada. Per molti anni Benetton ha saccheggiato risorse nazionali argentine senza pagare tasse, non registrando i lussuosi edifici costruite sulla loro terra. Ironia della sorte, Benetton ha un museo con pezzi archeologici di culture autoctone, alcuni dei quali hanno centinaia e centinaia di anni, situato a Leleque. Forse rubati da territori delle comunità Mapuche e Tehuelches. I governi argentini hanno sempre difeso i Benetton. Un esempio. Il kirchnerismo nel 2011 approvò una legge che limitava la proprietà straniera delle terre a 1.000 ettari per proprietario, ma non era retroattiva. Pertanto i Benetton poterono dormire tranquilli. Macri, poi, ha reso la legge ancora più flessibile. Le autorità, l’ esercito e la polizia difendono i Benetton, reprimendo la comunità mapuche che reclamano le loro terre usurpate.
Gli episodi di lotta del popolo Mapuche ai Benetton sono molti.

Territorio mapuche liberato dai Benetton


Il più recente risale a fine 2019, quando i Mapuche della comunità Lof Kurache hanno iniziato il recupero del loro territorio El Platero, occupato dalla multinazionale Compagnia Tierras del Sur di proprietà dei Benetton. Lof Kurache ha dichiarato in un comunicato: “Abbiamo recuperato ciò che ci è stato rubato e che per diritto ancestrale ci appartiene”. Aggiungendo: “La lotta è la necessità primaria di poter continuare ad esistere come popolo mapuche nel nostro territorio, in terre adatte per il nostro sviluppo spirituale, culturale, economico, sociale e politico negato per oltre 140 anni. Così come è avvenuto con le scarse o nulle politiche di assegnazione di terreni produttivi nonostante i grandi conflitti territoriali.”
La lotta dei Mapuche della comunità Lof Kurache è anche contro le grandi miniere e le politiche estrattiviste, denunciando che a Chubut, si dà priorità alla creazione di Ministeri delle Miniere e degli Idrocarburi piuttosto che istituti di governo dedicati allesproprio e allassegnazione di terre usurpate dai latifondisti come i Benetton.
A luglio 2020, dopo 6 mesi, le terre del territorio El Platero rimangono liberate, anche se esiste sempre il pericolo dello sgombero da parte della polizia.
Un libro-dossier, recentemente ripubblicato e aggiornato, di Pericle Camuffo e Monica Zornetta ” La Vera Storia Dei Benetton in Patagonia” racconta le verità sulla famiglia Benetton in Patagonia.

Copertina del libro.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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