di Emma Catherine Gainsforth e Sarah Gainsforth

Centinaia di incendi sono divampati negli ultimi giorni in 13 stati della costa Ovest degli Stati Uniti bruciando un’area di 13.700 chilometri quadrati. Sono migliaia le persone evacuate, 7 i morti finora accertati

Secondo Cnn sono 85 gli incendi che stanno divorando le foreste dei tre stati della costa ovest degli Stati Uniti – California, Oregon e Washington. Nelle ultime ore la situazione si è aggravata al punto che non si riesce più a tenere il conto: «La scala geografica e l’intensità di ciò che sta avvenendo è davvero allarmante», ha scritto su Twitter Daniel Swain, climatologo di Ucla.

Gli incendi, molti di origine dolosa, si sono propagati nelle ultime 24 ore grazie a forti venti e siccità. La California, dove quest’anno sono bruciati quasi un milione di ettari di suolo, ha dichiarato lo stato di emergenza in cinque contee. Martedì le allerte si sono moltiplicate in tutta la West Coast mentre migliaia di persone restavano senza elettricità. Dal Creek Fire in California – fuori controllo – sono divampati due firetornadoes, cicloni di fuoco, che hanno prodotto una nube di fumo visibile dallo spazio, costringendo gli aerei di linea a cambiare rotta. Giovedì l’Oregon ha dichiarato lo stato di emergenza. La governatrice Kate Brown ha dichiarato che gli incendi «porteranno alla più grande perdita di proprietà e vite umane nella storia dello stato». Ieri il corpo forestale dell’Oregon ha fatto sapere che «l’intera nazione è al quinto livello di emergenza, il che significa che non ci sono letteralmente risorse disponibili che possano essere impiegate per incendi nuovi o in aumento».

Mentre le temperature in Montana precipitavano da 37,8 gradi a sotto zero nel giro di pochi giorni, a inizio settembre un’ondata di caldo ha fatto segnare un secondo record in California – il primo è stato registrato ad agosto – anticipando di molto la stagione dei wildfires, che di norma inizia in autunno.

Sabato 5 settembre la temperatura a Los Angeles County ha raggiunto i 49 gradi. Ad agosto in soli 12 giorni era bruciata un’area «equivalente a due terzi di quanto è bruciato in tutto il 2018», faceva sapere il corpo forestale. In soli due mesi sono andati in fiamme oltre un milione di ettari di suolo, il dato peggiore nella storia della California.

La devastazione si aggiunge a un’altra emergenza in California, lo stato con il più alto numero di infezioni da Covid-19 (oltre 740.000 casi) negli Stati Uniti. Alcune foto divenute virali mostrano il Golden Gate Bridge di San Francisco contro un cielo in fiamme. Si guida con i fari accesi; una residente intervistata ha detto: «Sono abituata, ma stavolta sembra la fine del mondo». Il governatore Newsom ha affermato che la parola historic sta assumendo un significato nuovo, aggiungendo: «Non posso tollerare i negazionisti del cambiamento climatico, la loro visione è contraddetta da quanto sta succedendo, dall’esperienza che stiamo vivendo».

A preoccupare è la rapidità con cui gli incendi si propagano, rendendo ogni tentativo di contenimento pressoché inutile: il Creek Fire ha bruciato 65.500 ettari da quando è divampato venerdì 4 – le autorità fanno sapere che è stato contenuto allo 0%. Il Dolan Fire, a sud del Big Sur, è raddoppiato da sabato 4 a oggi (29.000 ettari bruciati).

A est di San Diego il Vallery Fire è incrementato del 70% e ha causato l’evacuazione di 1.400 residenti. Le autorità hanno parlato di un «gigante dormiente» e ci si aspetta che la zona interessata si allarghi a causa dei venti, che arrivano a 50 miglia orarie nel sud della California. Ai residenti è stato detto di tenersi pronti per l’evacuazione e per l’interruzione dell’energia elettrica che potrebbe riguardare 17.000 utenze. La Pacific Gas and Electric, il gestore più grande dello stato, ha già interrotto i rifornimenti ad altrettante utenze nel nord e nel centro della California:è la più grande interruzione di energia elettrica mai vista nel contesto dello stato occidentale. 50.000 persone sono senza corrente in Oregon, 33.000 nel Washington.

Lunedì nello stato di Washington è bruciata un’area di 120.000 ettari, a causa di una tempesta che si è abbattuta con raffiche di vento di 60-80 chilometri l’ora nella metà orientale della regione. Le condizioni meteorologiche hanno temporaneamente messo a terra anche il supporto aereo per i vigili del fuoco. Secondo il governatore Jay Inslee gli incendi hanno bruciato più territorio nelle ultime 24 ore che negli ultimi 12 anni. Nel Washington la città di Malden è stata divorata dalle fiamme, che hanno distrutto l’80% degli edifici.

In Oregon le città di Detroit, Blue River e Vida, Phoenix e Talent sono «sostanzialmente distrutte», ha detto la governatrice Kate Brown, aggiungendo che gli incendi sono «un evento unico nella nostra generazione».

La priorità, ha detto, è salvare vite umane. Travis Madema, capo del corpo forestale dell’Oregon, ha detto che la situazione è senza precedenti. Gli incendi crescono a ritmi «catastrofici»: ci vorranno mesi, secondo Madema, per contenerli, oltre che per stimare i danni. È in corso l’evacuazione completa della città di Merdford; Lincoln City è stata parzialmente evacuata, insieme a decine di località in diverse contee. Circa 1.400 detenuti sono stati evacuati dal carcere di Salem.

Secondo le previsioni gli incendi continueranno ad espandersi fino a circa metà ottobre. Mercoledì è scattata l’allerta incendi “red flag” per un’area abitata da oltre 30 milioni di persone, in cinque stati occidentali. La governatrice Brown ha chiesto risorse aggiuntive per fronteggiare l’emergenza, e beni di prima necessità per le persone evacuate. La richiesta deve essere approvata dal presidente Trump. Un mese fa Trump minacciava l’invio della guardia nazionale nella città teatro di duri scontri e proteste seguite alla morte di George Floyd a maggio, accusando più recentemente il sindaco di Portland Ted Wheeler di «crimini di guerra».

Trump ha ripetutamente minacciato di tagliare i fondi destinati alla prevenzione degli incendi, scontrandosi con governatori non allineati, ovvero di sinistra, e in particolare con quelli che sostengono che il surriscaldamento del pianeta sia reale.

In uno scambio con il governatore della California nel 2019, Trump lamentava che «ogni anno è la stessa storia, scoppiano gli incendi nella California e lui viene a chiedere soldi al governo federale. Ora basta. Datti da fare. Io incendi del genere non li ho mai visti in altri stati».

Minacce del genere non sono cosa rara: il 3 settembre 2020 il Presidente minacciava di tagliare fondi agli stati in cui vige una giurisdizione anarchica, ovvero capeggiati da governatori democratici, una lista in cui Oregon e California figurano praticamente sempre. Il governatore della California Newsom, per contro, parla di «eventi estremi» indotti dal «cambiamento climatico», e tra i fattori straordinari annovera «temperature senza precedenti, una cappa di caldo, 14.000 fulmini in 24 ore e oltre 150 milioni di alberi morti a causa di una siccità che dura ormai da anni».

Se molte delle minacce del Presidente non sempre si traducono in azioni, ad aprile del 2020, in piena pandemia di Covid-19, l’amministrazione Trump ha sospeso le attività di prevenzione antincendio della California. Le autorità locali avevano già previsto l’eccezionalità dei mesi a venire, in termini di caldo record e, mentre una portavoce parlava di come questa decisione avrebbe permesso agli impiegati del dipartimento forestale e protezione antincendio di rimanere a casa, lo stesso dipartimento esprimeva forti perplessità e decideva di continuare a operare nel territorio di competenza dello Stato.

Bisogna solo sperare in una nuova inversione di rotta da parte dell’amministrazione per motivi elettorali.

Un precedente c’è stato durante la pandemia – tanto che pochi giorni fa si sono dovute esprimere in un comunicato congiunto le agenzie che compongono Big Pharma per lanciare un segnale e rassicurare gli americani dicendo in sostanza che no, le fasi di sperimentazione del vaccino non verranno accelerate per motivi di propaganda politica.

Nel West Coast, molte delle mascherine usate durante la pandemia ad aprile sono le stesse che gli abitanti si erano procacciati quando gli ultimi incendi, prima dell’estate, avevano reso l’aria irrespirabile. La «new normality» di cui parlava il governatore della California al momento della riapertura a seguito del lockdown, è irrespirabile e nei mesi a venire non arrendersi all’evidenza di un generale e serio, per non dire catastrofico, problema ambientale diventerà sempre più difficile.

Foto di copertina da Twitter

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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