Adriano Manna

La tornata elettorale di domenica e lunedì ha registrato, sul fronte della consultazione referendaria, un vero e proprio plebiscito a favore del taglio dei parlamentari. Una norma votata e appoggiata da tutti i principali partiti dell’arco parlamentare (votarono contro in parlamento solamente LeU e +Europa).

di Adriano Manna

Dall’esito referendario esce fortemente ridimensionata la rappresentatività del sud Italia, le cui regioni ora vedranno un taglio dei parlamentari eleggibili proporzionalmente maggiore rispetto a quello che accadrà al nord. Non è un caso che questa riforma ricalca, nella sostanza, quella avanzata dal leghista Calderoli in varie occasioni e precedentemente sempre rigettata dal parlamento.

Il dato che sconvolge è che la percentuale dei Sì è più alta al sud che al nord Italia.

Quando vedi una popolazione votare contro i suoi interessi concreti (perché avere più rappresentanti nell’organo legislativo è oggettivamente interesse di un territorio) non ti resta che interrogarti sull’impressionante potere manipolatorio della propaganda, e su quanto possa essere sostenibile una democrazia che non si cura più minimamente dell’informazione e della formazione civica dei propri cittadini.

La stessa retorica anti-casta, formidabilmente propagandata da un M5S la cui funzione politica si sta ormai evidentemente esaurendo, ha creato nei fatti le condizioni per una ulteriore oligarchizzazione della politica, che vedrà l’organo di rappresentanza diretta dei cittadini ridimensionato non solo nel suo ruolo (cosa avvenuta ormai da decenni) ma anche nella sua consistenza numerica, rendendo questo ormai totalmente sotto il controllo delle segreterie dei 4-5 principali partiti (tutti ovviamente favorevoli alla riforma).

La rabbia e la sfiducia delle classi popolari italiane verso i ceti dirigenti del paese vengono ormai sistematicamente utilizzate da quest’ultimi per una progressiva ed inesorabile azione di compressione degli spazi e della qualità della partecipazione democratica nelle istituzioni repubblicane. Un processo resosi possibile dalla diffusione di una cultura che, dietro una retorica anti-casta, ha diffuso nella popolazione, e specialmente nei settori più in sofferenza, una visione anti-politica funzionale unicamente ad una legittimazione popolare del processo di depotenziamento degli strumenti di controllo democratico del processo decisionale.

L’Italia prima della riforma si trovava al 24° posto per numero di parlamentari in rapporto alla popolazione. Da oggi siamo all’ultimo posto in Europa.

Un capolavoro, non c’è che dire

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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