Il più grande negozio in rete del mondo sta costantemente rafforzando la sua immagine di peggior datore di lavoro di sempre. Recentemente un giornalista di Vice ha rivelato due offerte di lavoro pubblicate dalla società. Amazon stava cercando persone con esperienza nel lavoro di intelligence per identificare rischi derivanti dai tentativi dei dipendenti di organizzarsi in sindacato e per controllare i finanziatori di azioni contro la società, sia all’interno sia all’esterno.
Dopo che Vice aveva pubblicato l’articolo sull’argomento, Amazon ha cancellato le inserzioni ma esse possono essere ancora lette in un archivio in rete. La società cercava un “analista di intelligence” e un “analista capo di intelligence” che dovevano entrare a far parte del dipartimento Sicurezza e Intelligence. Grandi società tendono ad avere unità simili, responsabili di garantire la sicurezza della produzione e della logistica, di condurre spionaggio economico e sue contromisure con dipartimenti esterni di spionaggio. Le offerte di lavoro di Amazon non sarebbero state in alcun modo speciali se non fosse stato per il loro accento sul “tracciare i rischi derivanti dai sindacati”. Tralasciando l’illegalità di tracciare e neutralizzare attività di organizzazioni dei lavoratori, gli annunci – ancora una volta – dimostrano il genere di filosofia adottata dalla società nei confronti dei dipendenti.
Le condizioni di lavoro nei centri di distribuzione di Amazon sono state descritte in molte occasioni sia sulla stampa internazionale sia su quella polacca. Resoconti testimoniali di dipendenti e il rapporto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro polacco indicano che le tute blu di Amazon sono costrette a svolgere lavori eccessivamente duri, mentre la loro efficienza è meticolosamente controllata. In Polonia la società esternalizza i lavoratori mediante agenzie di collocamento, il che significa che le persone che vi lavorano lo fanno con contratti a breve termine, solitamente rinnovabili mensilmente e così soffrono continuamente di precarietà lavorativa.
I lavoratori di Amazon di tutto il mondo stanno lamentando circa lo stesso trattamento. La loro situazione è divenuta più acuta con la pandemia del coronavirus, che ha determinato un forte aumento degli ordini mentre la società si è dimostrata inadeguata a far fronte a tale impennata improvvisa. Focolai di virus sono stati individuati nei centri di distribuzione di Amazon perché – secondo gli stessi lavoratori – la società ha utilizzato precauzioni sanitarie inadeguate. A New York, Chris Smalls ha avviato una protesta chiedendo che misure appropriate di sicurezza siano introdotte nei centri di distribuzione. In reazione, Amazon ha licenziato Smalls e orchestrato una campagna in rete di incitamento all’odio contro di lui. Il gigante del mercato del commercio elettronico è anche stato tristemente noto per aver bloccato tentativi di sindacalizzazione tra i suoi lavoratori.
Amazon è stata anche rapida nel reagire al coinvolgimento mediatico e attivistico per proteggere i diritti dei lavoratori della società. Anna Rozwadowska, una giornalista che lavora per un importante quotidiano polacco, “Gazeta Wyborcza”, che ha pubblicato una serie di articolo sulle attività di Amazon in Polonia, ha ricevuto una lettera dalla società che la accusava di essere autrice di testi che sono “prevenuti” e “privi di integrità”. Il rappresentante della Amazon in Polonia l’ha minacciata di un’azione giudiziaria se non li avesse corretti. La Fondazione per i Diritti Umani di Helsinki ha descritto la lettera con un tentativo di intimidire la giornalista.
Le due posizioni del dipartimento intelligence di Amazon che gli annunci di lavoro cercavano di ricoprire erano incaricate anche di controllare giornalisti, attivisti e attività esterne in cerca di macchiare l’immagine della società. Un’immagine, sarebbe da aggiungere, che è stata costantemente cattiva. Sembrerebbe logico presumere che esista una soluzione semplice che non richiede di assumere “uomini in nero”. La chiave per migliorare l’immagine della società sta nel migliorare le condizioni di lavoro. Tuttavia la direzione di Amazon applica una logica differente che, come mostrano i dati finanziari della società, è davvero redditizia.
Questo perché Amazon è il maggior negozio in rete del mondo. Nel 2019 la società è stata considerata il marchio più prezioso globalmente, detronizzando Google. Jeff Bezos, il fondatore e proprietario della maggioranza delle azioni della società ha ricevuto il titolo di uomo più ricco del mondo (secondo la classifica di Bloomberg).
In quanto tale, ha sorpassato Bill Gates e divenuto la prima persona ad aver ammassato una ricchezza pari a più di 200 miliardi di dollari. Recentemente media hanno informato che MacKenzie Scott, l’ex moglie di Bezos, è divenuta la donna più ricca del mondo, battendo Francoise Bettencourt Meyers, l’erede dell’impero dei cosmetici L’Oreal, (anche se ha mantenuto il primo posto solo per un giorno). Il principale bene della fortuna della Scott (che ha rinunciato al nome del suo ex marito) è un pacchetto di azioni della Amazon da lei ricevuto come parte dell’accordo di divorzio.
Dopo un’impennata di occupazione alla Amazon, durante e a causa della pandemia del coronavirus, circa un milione di persone lavora oggi globalmente per la società.
Paulina Siegien è una giornalista e inviata che lavora da Trojmiasto, Podlasie e Kaliningrad. Scrive della Russia e di altri temi che lei considera importanti e collabora regolarmente con New Eastern Europe. E’ laureata presso l’Eastern Europe Studi Centre dell’Università di Varsavia e del Dipartimento di Filologia Russa dell’Università di Gdansk.
Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/amazons-men-in-black/
Originale: Progressive International
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2020 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.