Manifestanti che chiedono giusitizia per Carmen e Lilian

Francesco Cecchini

Sono trascorsi tre mesidall’  assassinio delle due bambine Lilian e Carmenda, avvenuto il 2 settembre, parte dell’  esercito paraguaianoe ancora non è stata fatta giustizia.

Uno degli organizzatori della mobilitazione tenutasi lo scorso mercoledì a Buenos Aires di fronte all’  ambasciata del Paraguay ha dichiarato: ” Il 2 di ogni mese, ci riuniremo davanti alle porte di questa ambasciata del Paraguay per ricordare che non può esserci impunità, che non dimentichiamo o perdoniamo gli assassini delle due bambine argentine per mano dell’esercito fascista paraguaiano”.  

Fiori, che sono stati poi posti sul pavimento accanto a cartoline, commemorano il crimine contro l’umanità commesso dal regime di Mario Abdo Benítez, ammiratore del dittatore Stroessner, che ha avuto la sfacciataggine di farsi fotografare con i criminali militari assassini. Nella manifestazione è intervenuta la madre di Lilian, Miriam Villalba, che, ancora una volta, ha insistito sul fatto che due bambine fossero state assassinate e che il governo paraguaiano avesse tentato invano di occultare i fatti mentendo palesemente. Altri militanti paraguaiani e argentini hanno ricordato la lunga storia dell’oligarchia paraguaiana nell’  applicare il terrorismo di stato e hanno chiesto che “questo nuovo crimine non rimanga impunito”. Infine, una delle donne presenti ha cantato una dolce canzone dedicata alle due bambine

IRREGOLARITÀ GRAVI.

“Ci sono gravi irregolarità nelle indagini”, ha detto il direttore della Divisione americana di Human Rights Watch, José Miguel Vivanco, che ha chiesto al governo di Mario Abdo di consentire l’ingresso ad esperti argentini per eseguire un’autopsia sui corpi delle due bambine e che le famiglie delle vittime abbiano “pieno accesso” alle prove raccolte. Tra le altre irregolarità, il rapporto sottolinea che “si sono precipitati a seppellire le vittime senza eseguire l’autopsia“, hanno bruciato i vestiti delle ragazze, vietato a un rappresentante dei parenti di essere presente a un esame forense dei resti e negato loro accesso alla ricerca. Osserva inoltre che l’  indagine svolta sostiene, sulla base di un esame forense che “non è attendibile”, che una delle bambine abbia sparato con un’  arma. Per studiare il caso, Human Rights Watch ha chiesto aiuto al Gruppo di esperti forensi indipendenti del Consiglio internazionale per la riabilitazione delle vittime della tortura, i cui membri hanno sviluppato un parere su alcuni elementi dell’indagine contestata. Onder Ozkalipci e Karen Kelly, due esperti forensi , hanno concluso che la distruzione dei vestiti delle ragazze “rappresenta la distruzione di prove cruciali che violano i principi più basilari e fondamentali delle indagini forensi e penali. I due periti consigliano di riesumare le salme senza indugio per preservare le eventuali testimonianze rimaste, visto il deterioramento nel tempo dei resti .

Carmen e Lilian

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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