Il 10 dicembre 2019, poco più di un anno fa, iniziava il mandato presidenziale di Alberto Fernández, che aveva precedentemente sconfitto alle elezioni il capo di stato uscente, il neoliberista filostatunitense Mauricio Macri. Il successo di Fernández rappresentò un importante cambio di rotta per la politica sudamericana, dando il via ad una nuova serie di importanti vittorie elettorali per le forze progressiste del continente, che negli anni precedenti avevano perso terreno nei confronti di quelle reazionarie.

Il mandato di Fernández, in realtà, non ha avuto inizio in un momento roseo per l’Argentina, affossata dalla crisi economica causata dalle scellerate politiche liberiste di Macri e poi gravemente colpita dalla pandemia da Covid-19, che fino ad ora ha causato oltre 40.000 morti e quasi 1.5 milioni di casi positivi. Il nuovo governo ha dovuto dunque affrontare la recessione economica e la crisi sanitaria, nonché la rinegoziazione del debito con il Fondo monetario internazionale (FMI).

Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica e censimento (Indec), finora nel 2020 i consumi sono scesi di oltre il 20% e le stime indicano che l’anno potrebbe chiudersi con un calo del 13,5%. Il prodotto interno lordo dell’Argentina è diminuito del 19,1% nel secondo trimestre del 2020 su base annua. La proporzione di cittadini argentini oltre la soglia di povertà è salita al 40,9%, ovvero 11,7 milioni di persone, nel primo semestre, che comprende circa 3.000.000 di persone che vivono in condizioni di estrema povertà.

Ma gli sforzi del governo hanno quanto meno consentito all’Argentina di raggiungere un accordo per la rinegoziazione del debito che dovrebbe permettere al Paese di evitare il peggio. Per rimpinguare le casse dello stato, il parlamento ha inoltre approvato una tassa sulle grandi fortune che dovrebbe permettere di ricavare oltre 300 milioni di pesos, pari al 34% del budget investito dallo stato per combattere il Covid-19. La legge va a colpire unicamente 12.000 super ricchi che detengono un patrimonio superiore ai 200 milioni di pesos, che dovranno versare un contributo una tantum.

L’altro argomento politico che tiene banco nel Paese è invece il dibattito sulla legalizzazione dell’aborto. L’iniziativa inviata dall’esecutivo ai deputati il 17 novembre, stabilisce che “le donne e le altre persone con identità di genere capaci di gestazione hanno il diritto di abortire fino alla 14a settimana del processo gestazionale“. Parallelamente è stato discusso il “Piano dei mille giorni“, progetto che mira, come indicato nel documento, a tradurre in legge “un’assistenza sanitaria globale durante la gravidanza e la prima infanzia“, i cui principali obiettivi sono ridurre i tassi di mortalità, malnutrizione e denutrizione nel Paese.

Dopo oltre 20 ore di discussione, i deputati hanno deciso, con 131 voti favorevoli, 117 contrari e sei astensioni, di accettare il disegno di legge che depenalizza l’aborto. Ora si attende il verdetto del Senato, che si preannuncia favorevole, affinché il progetto presentato dal governo diventi finalmente legge entro fine anno.

La presidenza Fernández ha cambiato rotta anche in politica estera: se Macri aveva trasformato l’Argentina nell’ennesimo vassallo degli Stati Uniti nel continente, il nuovo corso ha ristabilito le relazioni con gli altri Paesi progressisti della regione, primo fra tutti il Venezuela, stringendo anche importanti accordi con la Cina e la Russia. Lo stesso presidente ha recentemente annunciato la firma di un accordo con la Russia per acquistare il vaccino Sputnik V. Secondo Fernández, “avremo le dosi necessarie per vaccinare 10 milioni di persone tra gennaio e febbraio“, il che significa che il Paese sudamericano acquisirà almeno 20 milioni di dosi, dal momento che lo Sputnik V richiede due iniezioni, somministrate a più di 20 giorni di distanza.

Fernández aveva anche spiegato che dopo il primo trimestre il resto dei cittadini sarà vaccinato, sempre volontariamente e ha annunciato che, nel frattempo, l’Argentina è in trattative con diverse aziende per avere il vaccino a breve termine, ma l’accordo più importante è con Mosca, come aveva già avanzato il ministro della Salute, Ginés González García: “L’unico offerente che ha garantito sicurezza riguardo alla consegna è l’offerente russo“. Domenica 13 dicembre, una delegazione ufficiale del governo argentino è arrivata a Mosca per “effettuare la verifica tecnica degli stabilimenti e dei processi di lavorazione utilizzati nei prodotti” e “rafforzare le relazioni bilaterali che si stanno instaurando con la Federazione Russa in materia di qualità, efficacia e sicurezza dei medicinali“.

Nonostante le grandi difficoltà, la popolazione dimostra di apprezzare il lavoro di Fernández e del suo governo, tanto che il 50.6% degli argentini dichiara di sostenerne a pieno le politiche. Evidentemente, dopo aver sperimentato lo sfrenato neoliberismo di Macri, la maggioranza degli argentini comprende le difficoltà di fronte alle quali si trova l’attuale governo, ed è ben consapevole del fatto che la situazione sarebbe stata solamente peggiore con un presidente di destra, come ad esempio sta accandendo in Brasile.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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