Comandanti dell’ ELN


Francesco Cecchini


Intervista di Aureliano Carbonell a Nicolás Rodriguez, primo comandante dell’ ELN, Esercito di Liberazione Nazionale, pubblicata su Estrategia e tradotta da Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento.


Il link con l’ originale è il seguente:
http://estrategia.la/2021/02/16/manuel-perez-sacerdote-y-guerrillero/
Aureliano Carbonell è un delegato nei colloqui di pace tra ELN e governo colombiano.

Aureliano Carbonell


NOTA DEL TRADUTTORE: La lunga intervista è utile per capire l’ ELN, la più antica guerriglia ancora operativa in America Latina e un aspetto della Colombia dove l’ ELN è presente con migliaia di guerriglieri.
Il comandante Manuel Pérez Martínez è stato Responsabile Politico dell’ Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) per 20 anni, tra il 1978 e il 1998, nella struttura dell’ ELN equivale al Primo Comandante all’ interno di una leadership collettiva.

Esercito di Liberazione Nazionale, ELN.


Manuel è stato un grande internazionalista, un rivoluzionario cristiano, un marxista, un guerrigliero e un uomo assolutamente coerente con le sue idee per la causa dei popoli. Nacque ad Alfamén, provincia di Saragozza, in Aragona, Spagna, il 9 maggio 1943. A 23 anni, nel 1966, è stato ordinato sacerdote, e a 26, nel 1969, si unito alla guerriglia in Colombia insieme ad altri due sacerdoti spagnoli, José Antonio Jiménez Comín e Domingo Laín.
Come primo responsabile, ha guidato l’ organizzazione dalla prima e dura crisi dell’ELN negli anni ’70 fino agli anni in cui l’ELN raggiunse la sua maggiore presenza territoriale, il maggior numero di fronti, il maggior numero di uomini e donne, sia nel campo in campagna che in città, la maggiore incidenza politica, la costruzione di compagnie e battaglioni, anche quando in quegli anni si coordinavano le varie organizzazionii guerrigliere della Colombia.
Manuel, come parte dell’ ELN, partecipò nel 1985 alla costruzione della Coordinadora Nacional Guerrillera CNG , alla fusione con il MIR-Patria Libre nel 1987 e successivamente nel 1987 partecipò alla Coordinadora Guerrillera Simón Bolívar , alla quale parteciparono le FARC-EP, alla cu direzione c’ era il comandante Manuel Marulanda Velez.
I suoi numerosi contributi all’organizzazione includono la sua forza morale, i suoi valori, la sua onestà, l’ insistenza sulla leadership collettiva, l’impegno, la conseguenza con gli ideali, l’ onestà dei rivoluzionari, il valore del lavoro politico organizzativo e il rapporto con le masse, l’ insistenza sull’ umanizzazione della guerra, il rifiuto del fare gruppo all’ interno dell’ organizzazione, l’ unità tra marxisti e cristiani rivoluzionari, l’ internazionalismo e la guerriglia e l’ unità popolare.
Nel 1979 in una dichiarazione pubblica in cui rendeva conto della sua presenza nella guerriglia, disse: Dalle montagne colombiane comunico alla gente che (…) continuo a combattere con le armi in mano insieme ai miei compagni e ai popolo della Colombia. Seguo l’ esempio dei miei fratelli nel sacerdozio, Camilo Torres Restrepo, Domingo Laín, José Antonio Jiménez e tanti altri caduti in Nicaragua, Guatemala, El Salvador (…) Sono pienamente consapevole della mia responsabilità di uomo, sacerdote e rivoluzionario, ho assunto l’impegno di essere membro dell’ELN, perché la violenza rivoluzionaria è l’unico modo per costruire la pace e l’uguaglianza tra gli uomini .
Responsabile politico dell’ ELN, Manuel è morto all’ età di 55 anni, il 14 febbraio 1998, quando nel Paese mancavano solo pochi mesi alla scadenza della presidenza di Ernesto Samper e all’ inizio di quella di Andrés Pastrana.
In omaggio e riconoscimento alla sua memoria, presenteremo in puntate successive due interviste sulla sua vita e eredità, concesse dai membri del Comando centrale dell’ELN, i comandanti Nicolás Rodríguez, attuale Responsabile politico e Primo Comandante dell’organizzazione, e Pablo Beltrán, terzo nella gerarchia e attuale capo della delegazione dei dialoghi situata a L’Avana, Cuba; i due hanno combattuto e vissuto con Manuel rispettivamente per 30 e 15 anni.
TRE SACERDOTI INTERNAZIONALISTI SI UNISCONO ALLA GUERRIGLIA.
-In che anno e a quali condizioni ha avuto il primo contatto con il comandante Manuel Pérez?
Nicolás: Sono molto felice di lavorare a questa intervista, Manuel è legato alla storia dell’insurrezione e delle lotte popolari della Colombia e del continente. Da grande internazionalista, era dove pensava di dover essere, l’esempio di Camilo Torres lo ha colpito, è ciò che gli fa prendere la determinazione di contribuire alla lotta rivoluzionaria in America Latina. Nel 1969 facevo parte della Struttura di Comunicazione e ho ricevuto un lungo messaggio criptato con i dettagli su come contattare i 4 sacerdoti spagnoli in un parco a Bogotá: Manuel Pérez Martínez, Carmelo Gracia, Domingo Laín Sánz e José Antonio Jiménez Comín. Per raccoglierli e portarli sulla montagna, viene nominato il leader studentesco Rómulo Germán Carvalo, che in quei giorni si era unito alla guerriglia; ma quando è arrivato a Bogotà in adempimento della missione, è stato catturato dai servizi segreti militari, torturato, poiché non gli hanno estratto informazioni, lo hanno ucciso e gettato in strada. A parte il drammatico evento e l’impatto che questo genera, un primo contatto con i quattro sacerdoti non può essere realizzato, fortunatamente continuano a essere disponibili e un secondo uomo riesce a contattarli. Nel mio caso il loro arrivo mi ha riempito di aspettative, per rivivere o riprendere l’ esperienza che Camilo aveva lasciato a suo tempo in campagna e con i guerriglieri. All’ inizio del 1970 ho incontrato Domingo Laín e a metà dello stesso anno il comandante Manuel Pérez. Carmelo Gracia dopo essersi confrontato con lo Stato Maggiore decise di non entrare; José Antonio Jiménez Comín, il quarto compagno, morì pochi mesi dopo essere entratoe, attraversando una regione scoscesa e con temperature elevate, sulle rive del fiume Magdalena; il suo corpo non resistette, si scatenò un attacco respiratorio che in pochi minuti provocò la sua morte. Manuel ha avuto un forte impatto su di me e un alto valore per la sua personalità e impegno, per me in quel momento la presenza dei sacerdoti era di grande importanza, erano preti che accettavano la lotta armata e la vita di guerriglia, che si impegnavano fino alle ultime conseguenze , con grande spirito di lavoro, uomini fraterni di grande impegno e sensibilità ai problemi politici e sociali.
ADATTAMENTO ALLA VITA NELLA MONTAGNA.
-Viste le origini urbane ed europee di Manuel, come sono stati i suoi primi anni?
Nicolás: tutti i compagni di origine urbana che si uniscono alla guerriglia non cessano mai di essere o di avrele loro caratteristiche urbane, assimilare la vita di campagna e la vita della guerriglia è un processo generalmente lento e complesso, molto più che in guerra. Manuel aveva difficoltà ad assimilare la vita di montagna, soprattutto ad orientarsi nel campo, ad assimilare la vita rurale, il modo di agire, di svilupparsi in quell’ambiente, uno dei suoi sforzi maggiori era quello dell’assimilazione, cioè abituarsi e arrivare a raggiungere ottime condizioni che è ciò che accade in anni successivi. Assimilare l’ orientamento in montagna è vitale per ogni guerriglia, le difficoltà sono simili a quelle di un contadino che non sa orientarsi in città e Manuel aveva quel limite in quel senso. Le sue eccezionali condizioni di salute lo hanno aiutato a superare i problemi, era un atleta, aveva una volontà straordinaria che ha sempre coltivato e che lo ha aiutato a superare questa e altre difficoltà.

Altre difficoltà di adattamento?
Nicolás: riconosce che viene all’ ELN e in America Latina con una visione molto idealistica e romantica, e la guerriglia è al di sotto di quello che immaginava, una guerriglia con grandi speranze e illusioni, ma senza una maggiore formazione ideopolitica, con un comando di un uomo dove il marxismo-leninismo non è stato né gestito né sviluppato. In un’occasione disse di aver trovato una guerriglia con un tipo di comando verticale simile alla gerarchia ecclesiastica dalla quale voleva scappare. Vive quello shock, aveva già studiato il pensiero di Camilo e la Teologia della Liberazione, ma ha saputo collocarsi nella realtà e sforzarsi dal suo livello per proiettarla in mezzo a tante difficoltà.
Per me la grandezza di Manuel è che con quella dura realtà che ha vissuto, con quel carico, diciamo, di idealismo, di sogni, ha saputo affrontarla, proiettarsi in avanti e progettare l’ organizzazione, era un leader politico negli anni in cui abbiamo superato la prima grande crisi.
TRE CORDILLERE CON COMUNICAZIONI DEBOLI E SENZA CENTRO NAZIONALE.
-In tempi di crisi a metà degli anni ’70, qual’ è la reale situazione dell’organizzazione?
Nicolás: mesi dopo la partenza di Fabio Vásquez Castaño alla fine del 1974, l’ ELN continua ad essere localizzato sulle tre catene montuose ma con sistemi di comunicazione deboli tra loro, così come con accumuli urbani.
Il fronte Camilo Torres si trovava nella Cordigliera Orientale, il José Antonio Galán nella Cordigliera Occidentale e quello che in seguito divenne il Luis José Solano Sepúlveda era nella Cordigliera Centrale.
Quando Fabio lasciò il Paese alla fine del 1974, mi assegnò il compito di coordinare le strutture rurali e urbane, allora non c’era un centro nazionale, fu nell’Assemblea dei Responsabili del 1978 che si formò la prima Direzione Nazionale.
ITINERARIO E RESPONSABILITA’.
Quando Manuel ha la sua prima responsabilità? Quando entra nella Direzione Nazionale?
Nicolás: in più occasioni si è occupato dello studio del personale delle strutture dove ha agito, con soggetti diversi, dall’ assimilazione del pensiero politico rivoluzionario, alla Teologia della liberazione, all’ alfabetizzazione dei guerriglieri rurali e ai soggetti di filosofia, economia politica- Questo tipo di responsabilità è stata una tradizione nell’ ELN per trasmetterla ai compagni delle città. A metà del 1974, è subentrato come secondo in un gruppo di guerriglieri di 40 uomini che, nel bel mezzo di un’operazione nemica molto forte, si è trasferito dal nord-est di Antioquia al sud di Bolívar, verso i comuni di San Pablo, Santa Rosa e Simití.
Mesi dopo quel gruppo tese un’ imboscata a una pattuglia militare nella zona di Arenales, a sud di Bolívar, in quell’azione il comportamento di Manuel fu straordinariamente coraggioso e di molta iniziativa, che provocò un grande impatto su tutti i compagni.
In seguito, quel guerrigliero assalì la stazione di polizia di Santa Rosa del Sur e dopo un duro combattimento ottenne un notevole successo; Manuel aveva un posto di rilievo e ha svolto un importante lavoro politico davanti alla popolazione, per la quale è stato il meglio valutato dopo tale azione di guerriglia.
Nel luglio 1976, quella forza con più di 60 guerriglieri attraversò il fiume Magdalena dal sud di Bolívar per stabilirsi sulla catena montuosa orientale, ai limiti dei dipartimenti Cesar e Norte de Santander, mesi dopo attaccarono la stazione di polizia con grande successo da Sabana de Novillos, a nord di Cesar, spiccava anche Manuel.
Nel 1976, in un’assemblea di guerriglia tenutasi sul fronte Camilo Torres, Manuel fu eletto come suo leader politico e Primo Comando.
L’organizzazione giunta in quegli anni ad affrontare gravi difficoltà politiche originate da una visione di comando individuale, un accento militare sproporzionato e una mancanza di democrazia interna, difficoltà aggravate dall’annientamento della Colonna guerrigliera ad Anori e dalla partenza all’estero del Comandante Fabio con gravi problemi di salute; Manuel in questa difficile realtà gioca un ruolo preminente nel superarla.
Per il 1978 fu indetto un importantissimo evento di ristrutturazione politica e interna per l’organizzazione, che fu chiamato il “Primo Incontro Nazionale dei Responsabili”, lì Manuel fu nominato alla Direzione Nazionale, nell’ 83 fu il Leader politico, che fu confermato al Primo Congresso dell’ 86.
USCITA DALLA CRISI, LE RETTIFICHE.
-Che ruolo gioca Manuel nell’ uscita dalla crisi e nelle rettifiche?
Nicolás: nella prima riunione dei partiti responsabili nel 1978, quando si riunì la maggior parte dei quadri dell’ELN, era chiaro che l’ organizzazione doveva fare una profonda rettifica, doveva assumere una struttura organica di tipo partitico e di carattere politico-militare, è stato definito il marxismo-leninismo come guida ideologica, vengono adottati “principi organizzativi”: leadership collettiva, centralismo democratico, pianificazione e valutazione, divisione del lavoro, clandestinità e compartimentalizzazione, critica e autocritica.
Il lavoro politico organizzativo con la popolazione è stato definito come un’ attività permanente ed è esplicitamente stabilito che l’organizzazione deve essere al servizio del popolo e in funzione della causa rivoluzionaria.
Manuel in questi aspetti è stato energico e diventa il l’ autore principale di quelle decisioni, come leader politico si pone in prima linea in queste dinamiche e dirige quelle decisioni collettive; si distingue nella difesa dei valori umani e rivoluzionari, onestà, trasparenza, semplicità, voglia di eccellere, lealtà e impegno verso le persone fino alle ultime conseguenze.
-In quali altri aspetti era il grande animatore?
Nicolás: ha saputo ascoltare tutti per dirigere con il consenso, cioè la qualità di ogni leader autentico, nelle discussioni politiche, negli eventi ha saputo sintetizzare e costruire consenso, ha agito come una squadra, ha saputo raccogliere la sintesi del pensiero collettivo e condurlo alla pratica nei programmi di lavoro. Non era preso dal potere, mostrava semplicità, umiltà e insegnava con l’ esempio.
In questo contesto, ha guidato nell’ ELN con il principio di umanizzazione della guerra che abbiamo come sua eredità.
Era convinto che la rivoluzione non fosse possibile senza l’ unità dei rivoluzionari.
Credeva profondamente che i rivoluzionari sono coloro che sono veramente al servizio del popolo, ha contribuito con grande forza alla definizione del Potere Popolare come essenza e azione del lavoro di massa.
Interpretare il sentimento, lo spirito combattivo e tutte le espressioni delle persone, incarnarle, proiettarle e portarle avanti è la sfida di un’organizzazione rivoluzionaria e Manuel ha saputo capirla e svilupparla.
L’ AMORE EFFICACE.
-Quale sarebbe il collegamento CamiloTorres-Manuel Pérez?
Nicolás: Manuel e Camilo erano autentici sacerdoti, uomini cristiani che hanno inteso il Vangelo come una missione profonda e hanno affrontato le sfide di un mondo contrario ai loro valori e al loro pensiero, si sono proposti di trasformarlo fino alle ultime conseguenze e senza mitigarlo.

CamiloTorres


I preti che ho incontrato da guerriglieri sono stati così. La sintesi dell’ amore effettivo di Camilo, come in Manuel, è il vero amore, è la condotta o l’azione verso gli esseri umani, di solidarietà, di gettar loro la sorte fino alle ultime conseguenze, senza guardare se la vita continua o se le circostanze la interrompono in per ottenere giustizia, fraternità e felicità, senza aspettare che il cielo le realizzi.
Manuel era quello, questo è un legame con Camilo, un uomo profondamente convinto di ciò in cui credeva, dei suoi principi, dei suoi valori, dell’amore nel senso di dedizione totale agli altri, alla causa rivoluzionaria, con umiltà, generosità, autenticità e onestà.
SULL’ UNITA’ E ALTRI TEMI.
-Cosa ci dice di questo aspetto e di Manuel?
Nicolás: ha vissuto convinto dell’unità, le divisioni e il settarismo della sinistra sono sempre stati di grande preoccupazione, si è dedicato agli incontri con l’M-19, l’EPL e le FARC-EP, in quegli sforzi si è assunto alti rischi, convinto che l’ unità è indispensabile per l’avanzata rivoluzionaria.
-Quale potrebbe essere l’ eredità che Manuel lascia all’ ELN?
L’umanesimo rivoluzionario, l’ unità della guerriglia è anche un suo segno distintivo e all’ interno di queste due realtà il suo approccio politico di umanizzare la guerriglia, qualcosa di difficile nel contesto della violenza in Colombia, una grande sfida per la quale Manuel si è impegnato.

La sua posizione sui dialoghi con il governo?
Li vedeva validi e necessari come ricerca di una soluzione politica al conflitto sociale e armato in Colombia ed è così che lo espresse all’epoca, oggi continuiamo la sua eredità.
ESPERIENZE DI COMBATTIMENTO.
-Quali sono state le principali azioni di guerriglia a cui hai partecipato?
La sua prima esperienza militare importante fu la cattura simultanea di Remedios, Santa Isabel e Otú nel nord-est di Antioquia nel 1972, due ore dopo e quando la situazione era già sotto controllo, Manuel Vásquez, che comandava la forza di guerriglia, gli ha ordinato di affrontare un’arringa alla popolazione, chiede al sacerdote di Remedios l’ autorizzazione a fare un’ omelia dall’ atrio della chiesa, il sacerdote la rifiuta, così Manuel compie la cerimonia nella pubblica piazza, lì si presenta come sacerdote ed evoca Camilo quando dice che la rivoluzione non è consentita, se non obbligatoria, per i cristiani autentici.
Dopo un’ imboscata all’esercito nel sud di Bolívar nella regione dell’Arenales nel 1974, nello stesso anno nell’assalto alla stazione di polizia di Santa Rosa del Sur, nel 1977 già nella Cordigliera orientale nell’ assalto alla stazione di polizia in Sabana de Novillos a Cesar, proprio lì nell’ attacco contro una pattuglia dell’esercito in una regione chiamata Nuovo Mondo vicino al confine con il Venezuela; poi Manuel partecipò a un’ imboscata alla polizia nel comune di Convencion al nord di Santander.
SOLO, DENTRO LA SELVA.
Alla fine del 1973 e nell’ ambito della cosiddetta Operazione Anorì, il gruppo guerrigliero con Manuel fu attaccato. Morirono due compagni e il comandante José Manuel Martínez fu gravemente ferito e portato in elicottero nella base militare di Amalfi, dove diversi compagni, guerriglieri e residenti della zona di Anorì, erano imprigionati . Durante questo assalto, Manuel riuscì a ritirarsi senza incidenti ma rimase solo e dopo diverse ore di cammino nella giungla, entrò in contatto con un contadino che gli diede sostegno, cibo e lo protesse dal nemico. Poche settimane dopo, non avendo incontrato gli altri compagni, decise di attraversare da ovest a est la catena montuosa centrale, che era ormai una giungla inospitale senza popolazione. È stata una vera impresa, con un enorme coraggio, accettare quella sfida di attraversare solo quella giungla, che non era mai stata fatta e penso che nessuno l’ abbia fatto da solo e in circostanze critiche, Manuel ha ritenuto che avrebbe dovuto farlo perché era l’ unico modo per tornare in contatto con i guerriglieri e denunciare l’ accaduto; ha dovuto attraversare la Serranía de San Lucas, dal comune di El Bagre nel dipartimento di Antioquia fino al comune di San Pablo a sud di Bolívar. Mi disse che al mattino aveva marciato mettendo la faccia al sole per orientarsi perché non aveva la bussola, a mezzogiorno si fermava perché l’ ombra si era persa e quindi la rotta non era segnata, quando il sole tramontava a ovest l’ ombra riappariva e Manuel riprendeva a camminare con le spalle al sole. Raccontò che il suo momento più difficile dopo 25 giorni di cammino è stato quando è uscì una mattina e nel pomeriggio trovò delle tracce ed era molto contento perché pensava di essere vicino a una casa di contadini, però la sua delusione è stata grande quando ha scoperto che dopo una giornata intera passata a camminare, era nello stesso posto dove aveva iniziato a camminare la mattina prima e quella era la sua pista. Disse: “poi mi sono seduto e mi sono detto che mi dispiaceva di non essere in grado di uscire da quella immensa giungla, che coincidenza tremenda che parto la mattina e torno allo stesso punto nel pomeriggio. Pensavo di aver sempre mantenuto la mia rotta da Ovest a Est . Quella notte sdraiato sulla mia amaca in profonda riflessione ho concluso che i rivoluzionari sono quelli che non accettano la sconfitta e che domani avrei continuato il mio viaggio cosa che feci, niente poteva fermarmi”. Infatti Manuel ha continuato a camminare fino a quando non vrebbe compiuto la sua missione. Il contadino dove Manuel iniziò il cammino gli diede sale, ami, cibo, ma con il passare dei giorni gli ami terminarono, il cibo stava finendo e non poteva cacciare perché non aveva capacità per farlo. Durante il viaggio, con le scorte di cibo finite , Manuel si nutrì di frutti selvatici, boccioli di alberi, boccioli di palma, alcuni pesci e foglie che sapeva identificare come commestibili, ci sono molte palme in quella catena montuosa, incluso un tipo di loro che non è necessario tagliare per strappare i loro boccioli.
Un mese e 10 giorni dopo, non poteva essere più esausto, con ferite ai piedi e alle gambe, ma soprattutto con molte difficoltà. Dopo incerti cammini raggiunse un burrone chiamato Yanacué nel comune di San Pablo nel sud di Bolívar. Vicino al burrone e sempre dentro la giungla, trovò due tagliatori ai quali si presentò come guerrigliero e raccontò la sua odissea. Era consapevole che i contadini, se erano amici, avrebbero raccontato la sua vicenda ai guerriglieri, come infatti accadde due giorni dopo. Quando due guerriglieri lo trovarono lo portarono al campo centrale. Si concluse così il suo straordinario viaggio.

Comandante Manuel Pérez, prete Pérez, guerrigliero dell’ Esercito di Liberazione Nazionale.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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