Nell’autunno del 2020 la maggior parte degli Stati europei ha visto un sostanziale incremento dei casi di Covid-19, a cui hanno fatto seguito misure restrittive differenti.

Dopo aver attuato un lockdown totale contro la prima ondata, la Spagna ha optato per un approccio molto piu’ leggero rispetto alle altre tre nazioni piu’ importanti dell’Unione Europea: Italia, Francia e Germania.

La curva di casi, con alti e bassi, e’ stata comunque contenuta da Madrid, ma con un prezzo, dal punto di vista delle limitazioni sociali ed economiche, inferiore alle altre nazioni.

Per fare una comparazione dal punto di vista delle scelte restrittive, ho effettuato un confronto solo tra Italia e Spagna, due paesi simili per abitudini sociali, popolazione e ricchezza.

Lockdown e restrizioni: seconda ondata

Il seguente grafico, tratto dal Financial Times, illustra l’andamento dell’epidemia nelle due nazioni. Ho scelto come data di partenza l’1 di maggio, periodo in cui, dopo la prima ondata ed il severo primo lockdown, tutti e due i paesi erano riusciti a contrastare l’espandersi dell’epidemia.

Come si può notare la Spagna ha visto un aumento dei casi di Covid-19 all’incirca da meta’ Luglio, fino al picco della seconda ondata ad inizio Novembre, mentre l’Italia e’ stata investita ad inizio Ottobre, con il picco a meta’ Novembre. La Spagna ha gestito la seconda ondata in circa quattro mesi mentre l’Italia ci ha messo più o meno due mesi.

Vediamo ora quali sono le misure che sono state adottate nei differenti paesi. Specifico che ho usato il termine regioni anche per la Spagna, anche se quello corretto e’ comunidad. L’Italia, dal 3 Novembre, ha adottato il sistema delle zone gialle, arancioni e rosse.

Le misure più dure in Spagna furono prese dalla Catalunya con chiusura totale di bar e ristoranti per quasi cinque settimane, ma in generale, a differenza dell’Italia, le scuole sono rimaste aperte, mentre ristoranti, cinema, teatri ed in generale le attivita’ sociali hanno visto limitazioni nell’orario e nel numero di clienti, ma non una chiusura totale.

Attuate le misure entrambe le nazioni hanno visto un andamento similare con un picco di 21.000 casi il 4 di novembre per la Spagna e 35.000 il 14 di novembre per l’Italia. Entrambe le curve sono scese successivamente.

Per controllare la curva della seconda ondata in Spagna ci e’ voluto piu’ tempo rispetto all’Italia, ma con limitazioni sociali decisamente inferiori.

La discesa e’ continuata fino a dopo Natale, ed e’ qui che vi e’ stata una sostanziale differenza tra Madrid e Roma.

Lockdown e restrizioni: Natale 2020

Per Natale in Spagna furono attuate misure molto piu’ blande, quasi un “liberi tutti” per poter celebrare le feste. In Italia, d’altro lato, le misure furono molto restrittive avvicinando il Natale ad un quasi lockdown. La maggior parte delle giornate nei giorni dal 24 dicembre al 6 gennaio furono “rosse”, con pochi giorni “arancioni” nel mezzo. Cio’ ha significato chiusura di ristoranti, bar, cinema, teatri, mobilita’ limitata e possibilita’ di visita ad un parente o amico al massimo in due persone. Nella tabella sono inquadrate in rosso le misure altamente restrittive adottate in Italia rispetto alla Spagna.

Mentre in Spagna, ristoranti, cinema e teatri rimanevano aperti con limitazioni ed il coprifuoco veniva accorciato per le giornate di festa, in Italia avveniva tutto il contrario con tutto chiuso, possibilita’ di visitare un parente in massimo due persone e coprifuoco fino alle 7.

Riguardando il grafico del Financial Times, e’ evidente come il rilassamento delle restrizioni in Spagna abbia portato alla terza ondata con punte di 35.000 casi a fine Gennaio, mentre in Italia la media fino ad inizio Marzo fluttuava tra i 12.000 e i 16.000 casi giornalieri.

Il numero di morti in Spagna e’ rimasto comunque inferiore a quello italiano nella maggior parte dei giorni, come mostrato nel grafico che segue.

Lockdown e restrizioni: Terza Ondata

La Spagna ha dovuto quindi reagire alla terza ondata successiva al “rilassamento” natalizio. Le misure restrittive adottate, considerate dure nel paese iberico, furono pero’ simili a quelle utilizzate nelle zone gialle in Italia. Ogni regione ha adottato un approccio differente con ristoranti chiusi la sera a differenti orari, e solo in pochissime regioni chiusi del tutto, scuole aperte, liberta’ di circolazione limitata solo in alcune zone ad alta incidenza. E’ importante sottolineare che la Spagna, pur avendo adottato misure “blande”, ha ottenuto comunque una progressiva discesa della curva.

In Italia invece, le misure sono diventate ancora piu’ dure, con il Decreto Legge del 12 Marzo che fino al 6 aprile, ha stabilito che esistano solo zone arancioni e rosse e che soprattutto una regione diventi automaticamente rossa se vi sono 250 casi per 100.000 abitanti.

Questo significa che, le regioni italiane piu’ virtuose che cercano di tracciare piu’ contatti infetti possibili, rischiano di rimanere costantemente in zona rossa, mentre quelle che meno casi trovano non verrebbero “punite”.

La Spagna, nel periodo successivo al Natale, ha avuto comunidades con piu’ di mille casi per 100.000 abitanti, tipo Extremadura e Castilla e Leon, con picchi di 899 casi su tutto il territorio nazionale senza pero’ adottare le misure durissime che vediamo sul nostro territorio in Zona Rossa. I risultati pero’ sono stati comunque positivi e al 13 Marzo l’incidenza accumulata in Spagna e’ di 130,51 casi per 100.000 abitanti.

Sottolineo che nel periodo successivo al Natale, moltissime comunidad spagnole chiedevano l’anticipo del coprifuoco alle 20 o addirittura alle 18, mentre altre chiedevano di poter attuare un confinamento domiciliario, ossia quello che avviene nelle zone rosse italiane. La risposta del governo nazionale e’ sempre stata che le misure che potevano mettere in campo, del tutto simili come gia’ detto alle nostre in zona gialla, erano sufficienti a limitare il virus, e cosi’ e’ stato.

E’ evidente che la volonta’ politica del governo spagnolo sia stata controllare l’epidemia, evitando pero’ di mortificare la vita sociale ed economica spagnola. Una scelta coraggiosa che pero’ sta ottenendo gli stesso risultati di politiche restrittive molto più drastiche.

In Italia da Novembre, quindi piu’ o meno da 5 mesi, vengono attuate misure restrittive che, mese dopo mese, diventano sempre piu’ dure, mettendo a dura prova il tessuto sociale, economico e psicologico del paese. Basti pensare alle piste da sci, completamente chiuse in Italia, ma aperte in Spagna. Alle scuole, di nuovo chiuse in Italia, mentre nel paese iberico si e’ puntato sull’apertura praticamente totale. A bar e ristoranti, chiusi la sera in tutta Italia da Novembre e aperti in Spagna. Alla Pasqua: in Italia i giorni 3,4 e 5 Aprile saranno in Zona rossa con possibilita’ di visitare un parente o amico in massimo due persone. In Spagna solamente non si potra’ circolare tra regioni. Per non parlare di teatri e cinema…

Le misure piu’ blande adottate nel paese iberico hanno portato comunque ad ottimi risultati nel contenimento del virus e pongono una serie di interrogativi per il nostro paese: davvero continuare a chiudere tutto e’ l’unica soluzione? lasciare che il virus circoli in maniera “limitata” e’ davvero pregiudicante? perche’ in Italia vengono poste misure rigidissime che non riescono in ogni caso a limitare il virus per molto tempo? se le scelte spagnole hanno funzionato, perche’ non provare a studiarle ed imitarle?

https://lantidiplomatico.it/dettnews-lockdown_e_restrizioni_linteressante_caso_della_spagna/39602_40226/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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