Mercoledì 17 marzo, la vicepresidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, ha comunicato alla popolazione la notizia del decesso del presidente del Paese africano, il 61enne John Magufuli, colpito da gravi problemi cardiaci. “Con grande rammarico vi informo che oggi, 17 marzo 2021, abbiamo perso il nostro coraggioso leader, il nostro presidente John Pombe Magufuli“, ha dichiarato colei che, suo malgrado, ha automaticamente assunto la carica presidenziale, divenendo la prima donna presidente nella storia della Tanzania.

Già nelle giornate precedenti, la stessa Samia Suluhu Hassan aveva chiesto alla popolazione solidarietà per la salute del presidente Magufuli, apparso per l’ultima volta in pubblico lo scorso 27 febbraio. La situazione è però degenerata nelle ore successive, causando la morte del presidente presso un ospedale di Dar es Salaam. Il capo di Stato tanzaniano aveva contratto anche il Covid-19, che potrebbe aver aggravato la sua già precaria condizione di salute.

Leader del partito Chama Cha Mapinduzi (Partito della Rivoluzione), fondato nel 1977 dal primo presidente tanzaniano, il socialista Julius Nyerere, Magufuli era stato eletto per la prima volta in parlamento nel 1995. Nel 2000 venne nominato per la prima volta ministro del Lavoro, dei Trasporti e della Comunicazione, ricoprendo incarichi ministeriali quasi ininterrottamente fino al 2015.

Nel luglio del 2015 venne nominato dal partito di governo come candidato per le successive elezioni presidenziali. In ottobre, Magufuli raggiunse il ballottaggio ed ottenne oltre il 58% delle preferenze contro il candidato della destra Edward Lowassa, venendo dichiarato vincitore dalla Commissione elettorale nazionale il 29 ottobre, con Samia Suluhu Hassan nel ruolo di vicepresidente. Nell’ottobre del 2020, Magufuli ha ottenuto un secondo mandato presidenziale, conquistando l’84.40% contro il candidato dell’opposizione Tundu Lissu.

Nel corso della sua presidenza, Magufuli ha applicato misure popolari come la riduzione delle spese pubbliche attraverso il divieto dei viaggi all’estero non necessari da parte di funzionari governativi, l’utilizzo di veicoli più economici da parte dei membri del governo, la riduzione dei ministeri da trenta a diciannove ed altre misure che gli hanno permesso di aumentare gli acquisti di farmaci contro l’AIDS e di lanciare una campagna contro il colera. Magufuli ha anche ridotto drasticamente il proprio stipendio ad appena 4.000 dollari, contro i 15.000 precedentemente previsti per il presidente.

Dal punto di vista economico, Magufuli ha vietato l’esportazione di minerali non lavorati, incoraggiando la lavorazione dei minerali grezzi all’interno del Paese, con un provvedimento approvato nel marzo del 2017. Il Paese ha modificato le leggi che regolano l’aggiudicazione dei contratti minerari, dandosi il diritto di rinegoziarli o risolverli in caso di comprovata frode: in un contenzioso, la Tanzania ha ad esempio ottenuto il 16% delle azioni delle miniere detenute dalla multinazionale britannica Acacia Mining, rea di aver occultato una parte della propria attività estrattiva nel Paese. Nel maggio 2020, Acacia Mining ha pagato 100 milioni di dollari al governo per porre fine alla controversia come prima tranche su un totale di 300 milioni di dollari.

Nel 2016, il governo di Magufuli aveva reso completamente gratuite tutte le scuole statali. Grandi miglioramenti sono stati apportati anche alle infrastrutture del Paese, soprattutto nel settore ferroviario. Un ulteriore progetto riguarda poi il piccolo porto di Bagamoyo, che dovrebbe diventare il più grande porto dell’Africa entro il 2030. Anche lo sviluppo dei trasporti aerei ha subito un forte impulso sotto la presidenza Magufuli: i progetti lanciati dal defunto presidente includono l’aggiunta di una mezza dozzina di aerei Air Tanzania come un modo per rilanciare il vettore nazionale e l’espansione del Terminal III dell’aeroporto internazionale Julius Nyerere.

Come facilmente immaginabile, i progressi fatti dalla Tanzania sotto la sua presidenza, ed in particolare le misure prese per limitare gli abusi delle multinazionali minerarie e lo sfruttamento della bandiera tanzaniana per le navi straniere, hanno reso Magufuli l’oggetto delle critiche dell’opposizione liberista nazionale ed internazionale. La destra tanzaniana ha affermato che le misure restrittive prese dal governo avrebbero causato la fuga degli investitori stranieri, mentre i (pochi) media occidentali che si occupano di politica africana hanno sbandierato il solito vessillo dei diritti umani per puntare il dito contro il capo di Stato.

Va detto che Magufuli si è effettivamente reso protagonista di alcune dichiarazioni poco condivisibili, soprattutto riguardanti la diffusione del Covid-19. Ad esempio, il presidente tanzaniano ha criticato l’uso delle mascherine e si è rifiutato di chiudere le chiese, affermando che il “coronavirus è il diavolo e non può sopravvivere nel corpo di Gesù”, ma dopotutto non si tratta di nulla di sorprendente alla luce della posizione assunta da numerosi altri leader internazionali, a cominciare da Donald Trump e Jair Bolsonaro. Magufuli ha anche rifiutato i vaccini di produzione occidentale, dichiarando che “se i bianchi fossero in grado di fornire vaccinazioni, sarebbe stata trovata una vaccinazione per l’AIDS”: anche in questo caso, una dichiarazione non del tutto condivisibile, ma che comunque nasconde una critica al funzionamento delle multinazionali farmaceutiche, non in grado di produrre un vaccino che sarebbe utile a milioni di persone ma non abbastanza lucrativo.

In conclusione, i meriti di Magufuli superano certamente i suoi demeriti, sebbene la Tanzania di oggi non sia quella socialista desiderata dal padre fondatore Julius Nyerere. La presidenza di Magufuli ha comunque imposto un cambiamento di rotta rispetto al decennio di privatizzazioni sfrenate imposte da Benjamin Mkapa (1995-2005) e proseguite in maniera meno spudorata da Jakaya Kikwete (2005-2015), nonostante anche questi fossero esponenti del partito fondato da Nyerere.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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