MOSE arruginito
Francesco Cecchini
Ancora Fischia il Vento ha pubblicato diversi articoli sulla criticità del MOSE, acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico. Criticità segnalate da tempo da molti. I link con gli ultimi tre aricoli pubblicati nel 2020, da giugno a dicembre, sono i seguenti:
Un sistema progettato negli anni Ottanta, lavori avviati nel 2003 e non ancora conclusi. Dopo lo scandalo esploso nel 2014, gli arresti per corruzione, i ritardi e gli sprechi del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario monopolista istituito per legge nel 1984, si sono scoperte molte falle nel sistema. Opere malfatte, buchi nelle tubature, conche di navigazione sbagliate e danneggiate dalla prima mareggiata.
Anche giornali come La Nuova Venezia e Il Mattino di Padova ed altri hanno raccontato i seri problemi che continuano ad emergere.
Nell’ ultimo numero dell’ Espresso un articolo di Alberto Vitucci dal significativo titolo Il Mose è già marcio aggiorna sulla situazione del MOSE, sempre più drammatica.
L’esperta in corrosione Susanna Ramundo che lavorava al MOSE ha lanciato il seguente grido d’ allarme: “La corrosione avanza. E non si è fatto nulla per porvi rimedio”. L’ ingegnere Susanna Ramundo, tra i più importanti esperti corrosionisti in Italia, non ha avuto riscontro e si è dimessa in polemica con la mancata manutenzione del sistema Mose.

Prima pagina della lettera di dimissioni di Susanna Ramundo a Cinzia Zincone Provveditore alle Opere Pubbliche .
Da notare che assieme a Susanna Ramundo ha dato le dimisioni Gian Mario Paolucci, professore padovano tra i massimi esperti italiani in materia.
Nella lettera Susanna Ramundo, tra l’ altro afferrma: “…nel novembre 2019 abbiamo rischiato” ed innanzitutto: “La manutenzione non si fa e la corrosione avanza. Da un anno qui è tutto fermo. Per questo mi dimetto. Anche per non essere corresponsabile dello scempio in atto”. Semplicistica la risposta del provveditoreCinzia Zincone: “I problemi ci saranno sempre, servono altri soldi”. Un MOSE senza fine, quindi, e mangia soldi.
Nell’ Espresso a fIanco dell’ articolo Il MOSE è già marcio vi è una nota di Massimo Cacciari storico oppositore della struttura ora putrida. Cacciari afferma che oltre ai corruttori e ai corrotti devono pagare anche i tecnici incompetenti che l’ hanno costruita e collaudata e così conclude: “Un’unica via: trovare i soldi necessari per fare tutto quello che Ramundo e Paolucci direttamente e indirettamente richiedono e affidare a loro o a gente seria come loro, che non deve obbedire a nient’altro che alla propria coscienza, il lavoro da fare e la gestione dell’opera.” Ma probabilmente sbaglia. Il MOSE, mangia soldi ad aeternum va abbandonato, andrebbero puliti sistematicamente puliti i canali e innalzate alcune zone critiche come Piazza San Marco. Nel lontano 1971-1972 l’impresa Ing. Giovanni Rodio di Milano, raccogliendo l’invito dell’UNESCO per salvaguardare Venezia e con la supervisione del Magistrato alle Acque nell’isola di Poveglia si sperimentò con successo il sollevamento di un area mediante iniezioni di cemento del terreno sottostante. Questo progetto potrebbe essere ripreso e adattato.

Il MOSE e Massimo Cacciari