Il bi­so­gno del de­na­ro è il vero bi­so­gno pro­dot­to dal­l’e­co­no­mia
po­li­ti­ca (K. Marx, Ma­no­scrit­ti eco­no­mi­co-fi­lo­so­fi­ci del 1844, Ei­nau­di, To­ri­no 1949 p. 127). Vi­via­mo in un mondo di de­si­de­ri in­dot­ti, in un mondo de­scrit­to e forse in­ven­ta­to dalla scien­za che lo de­scri­ve: la scien­za che an­no­ve­ra la “crea­zio­ne del bi­so­gno” fra i ca­pi­sal­di teo­ri­ci del mar­ke­ting.
Il sur­ri­scal­da­men­to glo­ba­le, l’av­ve­le­na­men­to delle falde ac­qui­fe­re, l’in­qui­na­men­to da micro-pla­sti­che dei mari sono tutte con­se­guen­ze del si­ste­ma di ri­pro­du­zio­ne ca­pi­ta­li­sti­co, della glo­ba­liz­za­zio­ne del­l’e­co­no­mia che ha fatto astra­zio­ne delle dif­fe­ren­ze cul­tu­ra­li spe­ci­fi­che dei po­po­li della terra e che ha mer­ci­fi­ca­to ogni aspet­to della vita. Se l’a­ve­re pre­va­le sul­l’es­se­re nella cul­tu­ra con­tem­po­ra­nea in parte ciò è do­vu­to ad un mec­ca­ni­smo pro­iet­ti­vo in­si­to nel­l’e­co­no­mia po­li­ti­ca.
L’e­co­no­mia an­co­ra oggi in parte stu­dia in parte de­ter­mi­na l’og­get­to del suo stu­dio. Il bam­bi­no, so­stie­ne Win­ni­cot, con il gioco sco­pre il mondo e si­mul­ta­nea­men­te lo al­te­ra, tra­sfi­gu­ran­do la real­tà a pro­prio pia­ci­men­to al fine di tor­na­re alla sua on­ni­po­ten­za neo-na­ta­le.
L’e­co­no­mia da un lato im­po­ne alle azien­de di ab­bat­te­re i costi spes­so a spese del­l’am­bien­te e dal­l’al­tro com­por­ta la mol­ti­pli­ca­zio­ne dei bi­so­gni tra­mi­te la pub­bli­ci­tà e lo spet­ta­co­lo. I beni scam­bia­ti sul mer­ca­to sono spes­so del tutto inu­ti­li e la loro pro­li­fe­ra­zio­ne porta al­l’ac­cu­mu­lo dei ri­fiu­ti. Que­sta ansia di pos­ses­so, se­con­do la scien­za del­l’ar­ric­chi­men­to, sa­reb­be una ca­rat­te­ri­sti­ca con­na­tu­ra­ta al­l’es­se­re umano a li­vel­lo psi­co­lo­gi­co.
L’e­co­no­mia non è però fatta da psi­co­lo­gi: pur non es­sen­do una bran­ca della me­di­ci­na essa ge­ne­ra il mo­del­lo di scam­bio, cioè il nu­cleo teo­ri­co del­l’e­co­no­mia, ba­san­do­si su tre leggi del­l’e­goi­smo.
Que­sta scien­za assai pe­cu­lia­re po­stu­la sia la so­li­tu­di­ne che la su­pe­rio­ri­tà del­l’uo­mo sulla na­tu­ra. Forse è utile al fine del­l’au­to­co­scien­za rie­su­ma­re l’os­sa­tu­ra della cri­ti­ca al­l’e­co­no­mia po­li­ti­ca di Marx come sil­lo­gi­smo zoppo, come pro­ie­zio­ne in­dut­ti­va. Tutti gli uo­mi­ni con­su­ma­no – tutto il con­su­mo av­vie­ne at­tra­ver­so l’e­qui­va­len­te mo­ne­ta­rio – tutti gli uo­mi­ni sono soli come Ro­bin­son Cru­soe sulla sua isola. L’e­co­no­mia po­li­ti­ca pre­di­li­ge ro­bin­so­na­te (K. Marx, Il Ca­pi­ta­le, Libro I, Ca­pi­to­lo I, Edi­to­ri Riu­ni­ti, Roma, 1970 p. 108).
An­co­ra oggi gli eco­no­mi­sti di­co­no dei con­su­ma­to­ri che l’uo­mo:
1) con­su­ma il mas­si­mo pos­si­bi­le dato il suo pa­nie­re di spesa;
2) la­vo­ra fin­ché l’ul­ti­ma ora di la­vo­ro valga di più della prima ora di ri­po­so;
3) non darà la sua vita in cam­bio di nien­te, nem­me­no per i suoi idea­li o per la li­ber­tà.
L’e­co­no­mia po­li­ti­ca ro­ve­scia il pro­ble­ma sto­ri­co della co­stru­zio­ne del va­lo­re so­ste­nen­do che esso si possa crea­re e pre­su­men­do che ogni uomo sia solo ed egoi­sta, che ogni uomo sia homo oe­co­no­mi­cus.
Il con­su­ma­to­re non sa­preb­be di­stin­gue­re fra utile e ne­ces­sa­rio e sa­reb­be data a lui una na­tu­ra da sfrut­ta­re così come Ro­bin­son ha a di­spo­si­zio­ne un’i­so­la.
Ma l’uo­mo non è mai solo! L’es­se­re umano è re­la­zio­ne, de­si­de­rio di cose im­pos­si­bi­li, ri­cer­ca di cose in­tan­gi­bi­li men­tre le leggi psi­co­lo­gi­che su cui si basa il mo­del­lo di scam­bio ne ac­cen­tua­no l’a­vi­di­tà. Se fosse vero tout court quel­lo che po­stu­la l’e­co­no­mia dun­que per­ché esi­ste­reb­be­ro, ad esem­pio, le pro­fes­sio­ni ar­ti­sti­che ed ar­ti­gia­na­li, spes­so mal­pa­ga­te ma gra­ti­fi­can­ti? Sa­reb­be­ro dun­que dei pazzi co­lo­ro i quali scel­go­no non solo il con­su­mo re­spon­sa­bi­le ma anche il ri­spar­mio, il riuso, il ri­ci­clo? La sto­ria, se non esi­stes­se l’ab­ne­ga­zio­ne, di­ven­te­reb­be per l’e­co­no­mia la re­gi­stra­zio­ne di vi­cen­de vis­su­te da folli.
Quel­lo che Marx ci dice è che in na­tu­ra non esi­ste nien­te di in­fi­ni­to, che l’u­ni­ca cosa in­fi­ni­ta è il de­si­de­rio di pos­ses­so, cosa ben di­ver­sa ri­spet­to al bi­so­gno. Si oc­cu­pa an­ch’e­gli di de­si­de­ri in­dot­ti e so­stie­ne che sia l’e­co­no­mia po­li­ti­ca sia la ten­den­za al­l’a­vi­di­tà pro­pria del con­su­mi­smo pos­sa­no es­se­re de­no­mi­na­te fe­ti­ci­smo della merce (K. Marx, Il Ca­pi­ta­le, Libro I, Ca­pi­to­lo I, Edi­to­ri Riu­ni­ti, Roma, 1970 p. 107). La scien­za e il suo og­get­to sa­reb­be­ro fuse in una sola ideo­lo­gia di ado­ra­zio­ne del va­lo­re, di esal­ta­zio­ne del­l’a­ve­re come di­vi­ni­tà. In na­tu­ra però l’u­ni­ca cosa in­fi­ni­ta è l’a­vi­di­tà, og­get­to del­l’a­do­ra­zio­ne fe­ti­ci­sti­ca, e se i mer­ca­ti pe­rio­di­ca­men­te ca­do­no nella crisi è per­ché esi­ste in­ve­ce un li­mi­te strut­tu­ra­le nella ca­pa­ci­tà di as­sor­bi­re merci da parte del si­ste­ma.
Il pro­dut­to­re po­stu­la di avere in mano la pie­tra fi­lo­so­fa­le che non è altro che è il la­vo­ro in quan­to ri­sor­sa, ca­pi­ta­le va­ria­bi­le, ma­te­ria­le iner­te al pari di le­gna­me o me­tal­lo grez­zo. Ma il la­vo­ra­to­re, ri­sor­sa
quin­di mezzo di pro­du­zio­ne al pari del­l’a­ria, del­l’ac­qua o del car­bo­ne, è si­mul­ta­nea­men­te con­su­ma­to­re e certe volte non è in grado di reg­ge­re il gioco della ri­pro­du­zio­ne. Le per­tur­ba­zio­ni della sto­ria (una guer­ra, la con­cor­ren­za este­ra op­pu­re oggi il virus) squa­der­na­no i piani del ca­pi­ta­li­sta ed il con­su­ma­to­re e la­vo­ra­to­re non rie­sce più a com­pra­re tutto ciò che è pro­dot­to: ar­ri­va la crisi. Certe im­pre­se fal­li­sco­no e le più gran­di so­prav­vi­vo­no, as­sor­ben­do quel­le più pic­co­le.
La cri­ti­ca al­l’e­co­no­mia po­li­ti­ca di Marx so­stie­ne che l’u­ni­co in­fi­ni­to in na­tu­ra sia l’a­vi­di­tà in­tor­no alla quale pro­spe­ra una falsa scien­za e pro­gre­di­sce un si­ste­ma denso di con­trad­di­zio­ni. La sua teo­ria della crisi in­ve­ce so­stie­ne che le ri­sor­se dei mer­ca­ti al con­tra­rio di­mo­stra­no di es­se­re fi­ni­te, di­ver­sa­men­te dal­l’a­vi­di­tà ideo­lo­gi­ca. Le eco­no­mie di mer­ca­to spe­ri­men­ta­no il di­sor­di­ne pro­prio per­ché il si­ste­ma di ri­pro­du­zio­ne ca­pi­ta­li­sti­co non è so­ste­ni­bi­le da parte dei con­su­ma­to­ri me­de­si­mi. La na­tu­ra, per Marx, con Epi­cu­ro e lo Stoi­ci­smo ma so­prat­tut­to con Feur­ba­ch è no­stra pa­dro­na in­di­scus­sa così come in ul­ti­ma ana­li­si il la­vo­ra­to­re sa­reb­be il vero pro­prie­ta­rio della merce.

Re­da­zio­ne pi­sa­na di Lotta Con­ti­nua (da: http://​delegati-​lavoratori-​ind​ipen​dent​i-​pisa.​blogspot.​com)

https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=737&Itemid=319

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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