Soldati issano la bandiera eritrea


Francesco Cecchini


Il nome Eritrea deriva dal greco erythros che significa rosso, in relazione al Mar Rosso, un antico libro di geografia s intitola Periplus Maris Erytraei, Periplo del Mar Rosso. Il nome venne poi ripreso dai colonialisti italiani. Oggi la parola rosso può assumere emblematicamente altri significati. Di fatto l Eritrea è una macchia rossa nel continente africano.
Eritrea, l altopiano e Asmara la capitale, la Dankalia, vulcani e un lago di sale, una costa di centinaia di chilometri lungo il Mar Rosso, Massaua, porto tropicale di fronte alle isole Dahalak. Un Africa che merita di essere visitata e vista.

L Eritrea ha conquistato l’ indipendenza dopo una guerra popolare di Liberazione contro l’ Etiopia del dittatore Mènghistu Hailé Mariàm.Lunedì, 24 maggio segnerà 30 anni di indipendenza quando trent’anni fa una banda di ribelli eritrei in portò i carri armati etiopi catturati nelle strade della capitale Asmara. Fu una lotta armata di successo, tra il 1961 e il 1991, che sconfisse l’ esercito coloniale di occupazione dell’ Etiopia e conquistando il potere con la canna del fucile. L’ indipendenza fu poi confrmata da un referendum al quale partecipò il 90% degli eritrei.
Il primo settembre 1961 iniziò la guerra di liberazione eritrea. Quel giorno un gruppo di guerriglieri attaccò un posto di polizia nella provincia del Barka. Fu l avvio di un percorso difficile ed accidentato che durò trent anni. I primi anni furono caratterizzati dalla una mancanza di visione rivoluzionaria e di strategia militare del FLE che piutosto che unire il popolo eritreo lo divise, secondo letnia o la religione. Negli anni 70 alcuni militanti progressisti sia mussulmani e che cristiani decisero di fondare un fronte d ispirazione marxista, Il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo ( FPLE), al cui comando politico- militare vi fu Isaias Afwelki.
Il programma del FPLE non valorizzò solo l aspetto, pur importante, della lotta armata, ma delineò una rivoluzione socialista, per esempio l emancipazione / liberazione delle donne. La guerra di liberazione ha visto, fin dal 1976, una forte partecipazione femminile, tanto che alla vittoria finale circa il 30% dei guerriglieri era di sesso femminile. Inoltre vi furono: organizzazione di consigli democratici nei villaggi, riforma agraria, istruzione per tutti.
L Eritrea, dovette combattere, contando sulle propie forze, contro i venti e le maree di tutto il mondo, prima contro lEtiopia imperiale di Haylé Sélassié appoggiata dagli Stati Uniti poi contro lEtiopia socialista del DERG di Mariam Mengistu, aiutata da armi e truppe dell Unione Sovietica e di Cuba. L Italia fu al a fianco dell Etiopia, sia quella di Selassié che quella che Mengistu. L imperatore Sélassié, salvato da Israele da un tentativo di colpo di stato nel 1961, presentò l Eritrea come una minaccia araba per il Cono dAfrica. Intervenirono quindi anche i sionisti, Israele. Specialisti israeliani in controrivoluzione addestrarono una forza d élite etiope di circa 5000 uomini. Oltre gli Stati Uniti anche l Europa fornì appoggio politico e militare, armi, all Imperatore. Inoltre ben comprendendo il suo potenziale pro imperialista e pro neo colonialista premettero perché l Organizzazione per l Unità Africana (OUA) abbia sede ad Adis Abeba. Negli anni 60 l OUA dietro suggerimento degli Stati Uniti e dellEuropa si prodigò per evitare guerre di liberazione nazionali colorate di rosso. Cosa di meglio per il Negus che da buon Imperatore non voleva cedere parte dellImpero, lEritrea.
Selassié comunque nel 1974 fu rovesciato da una rivoluzione socialista, che però non volle concedere l indipendenza al popolo eritreo. Chi vinse furono i militari che rifiutarono una transizione verso una democrazia socialista e repressero nel sangue gli studenti e gli intellettuali rivoluzionari. Si parlò di 10000 morti. Anche i militari progressisti vennero epurati. Il DERG, Consiglio di Coordinazione delle Forze Armate, alla cui testa vi fu per due lunghi periodi, Mariam Mengistu trasformò il paese in una dittatura militare che non volle assolutamente cedere territorio che credeva proprio, lEritrea Il DERG entrò nel campo dinfluenza dellUnione Sovietica e questa in cambio lo sostenne contro il FPLE.
Fino ad allora la lotta degli eritrei aveva conquistato posizioni e molta influenza e prestigio nella popolazione. La politica etiope di villaggi incendiati e civili massacrati non aveva portato a nessuna sconfitta dellFLPE, sia sul piano militare che su quello politico. Dopo l esecuzione nel 1975 di quasi una sessantina di studenti, l adesione degli studenti al Fronte fu di massa. Senza alleati internazionali la capacità politico militare del Fronte di Liberazione fece del nemico la principale fonte di rifornimento di armi: dai fucili, ai mitra, all artiglieria pesante ai carri armati.
L intervento dei russi e dei cubani complicò la vita al del popolo eritreo ed alla sua lotta. La marina sovietica nel Mar Rosso al largo delle coste bombardava le postazioni eritree. Tremila sonoi i consigleri militari che Krusciov inviò oltre a 1000 carri armati, 1500 blindati 90 tra aerei da caccia. Forte di tutto questo Menghistu lanciò nel febbraio del 1982 un offensiva che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto cancellare il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo. La campagna militare chiamata Stella Rossa, vide 150000 soldati etiopi invadere l Eritrea e dar vita alla più grande guerra che lAfrica vide dopo la seconda guerra mondiale.
La Stella Rossa etiope inflisse gravi perdite al Fronte, vinse anche battaglie, ma non la guerra e tramontò spegnendosi.
Aprofittando del conflitto tra Etiopia ed Somala il FPLE riuscì a lanciare delle offensive contro le forze di Adis Abeba. Nel 1988 in una battaglia di 4 giorni, da 17 al 29 marzo, fu conquistata Afabet. Una Dien Bien Phu per l Etiopia ed i suoi alleati. Poco dopo l Unione Sovietica, che si rese conto dellerrore di sostenere una dittatura militare contro la lotta di un popolo per la propria indipendenza, annunciò di non voler rinnovare l accordo di cooperazione militare con Mariam Menghistu. Nel febbraio del 1990 il FPLE lanciò l operazione Fenkil e liberò dopo duri combattimenti la città di Massaua. La dittatura militare venne travolta da contraddizioni interne e dalla vittoria del Fronte di Liberazione del Tigrè che conquisterà Adis Abeba, deponendo il DERG e Menghistu Haile Mariam, sconfitto , nel maggio 1991 fuggì vergognosamente in Zimbawe.
In Eritrea l esercito etiope fu sconfitto definitivamente e cacciato dal paese. Il 24 maggio del 1991 il Fronte entrò ad Asmara. Dopo la liberazione il Fronte affidò a Isaias Afweki la guida del Governo di Transizione che condusse lEritrea fino al referendum popolare. La dichiarazione ufficiale è del 24 maggio 1993 dopo un referendum plebiscitario monitorato dallONU. Plebiscitari sono anche il governo del Fronte Popolare per la Democrazia e per la Giustizia ed il Presidente Isaias Afelwerki, il leader della lotta di liberazione.
Questo Giorno dell’Indipendenza, 24 maggio 2021 ha visto l’Eritrea superare molti ostacoli per preservare la sovranità nazionale, ma costruire un’ unità panafricana nel Corno d’Africa.
L’Eritrea è il modello di riferimento dell’Africa e 30 anni di indipendenza lo dimostrano.
Il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, è atterrato l 8 luglio 2018 ad Asmara, capitale dellEritrea, per unirsi in uno storico abbraccio con il presidente Isaias Afwerki, per la prima riunione tra leader dei due Paesi in 20 anni. Un momento veramente storico, Addis Abeba ha annunciato di volere la pace rispettando laccordo firmato ad Algeri nel 2000 e mai entrato in vigore. ll presidente dellEritrea, Isaias Afewerki, ha salutato con favore il nuovo corso inaugurato dal nuovo premier etiope Abiy Ahmed, sostenendo che si tratti di una svolta per l Etiopia. Parlando ad Asmara in occasione della Festa dei martiri eritrei, Afewerki ha dichiarato che la nomina di Ahmed segna un game over per il Fronte di liberazione del popolo del Tigré (Tplf), considerato il gruppo più influente allinterno del Fronte democratico rivoluzionario popolare dellEtiopia (Eprdf), la coalizione al potere nel Paese, prima dellentrata in carica di Ahmed, il primo premier di etnia oromo nella storia dellEtiopia. LEtiopia è ad un punto di svolta o di transizione. Ma anche se occorrerà tempo e fatica per rimuovere leredità tossica e maligna del Tplf e per creare un clima congeniale (al dialogo, la direzione positiva che è stata messa in moto è chiarissima”, ha detto il presidente eritreo.
In armonia con tutto ciò è la recente visista di Isaias Afwerki, si è recato a Khartoum per colloqui con i govrnanto sudanesi. Lobiettivo della visita, della durata di due giorni, è stato quello di rafforzare i legami bilaterali tra i due Paesi e, allo stesso tempo, di cercare di appianare le tensioni tra Sudan ed Etiopia, interessate da varie controversie. Afwerki ha anche tenuto colloqui con il primo ministro sudanese, Abdallah Hamdok, e, in questa occasione, ha sottolineato limportanza dellintegrazione regionale nel Corno dAfrica e ha convenuto di concentrarsi su pochi progetti concreti per consolidare i legami bilaterali Eritrea-Sudan nel quadro regionale.

Eritrea e Etiopia dalla guerra alla pace.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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