Il 30 maggio si sono tenute le elezioni legislative della Repubblica di Cipro, con il fine di rinnovare la composizione della Camera dei Rappresentanti (Βουλή των Αντιπροσώπων, Voulī tōn Antiprosṓpōn) di Nicosia. L’emiciclo è ufficialmente composto da 80 seggi, ma sin dal 1964 vengono eletti solamente 56 deputati, in quanto la parte turca dell’isola non partecipa più a tali elezioni, avendo proclamato l’indipendenza con il nome di Repubblica Turca di Cipro del Nord, uno Stato riconosciuto unicamente dalla Turchia. Le elezioni, dunque, prevedono la selezione dei 53 rappresentanti della popolazione greco-cipriota, con l’aggiunta di tre seggi in rappresentanza delle minoranze armena, latina e maronita.
Le elezioni del 30 maggio hanno pressappoco confermato gli equilibri tra le principali forze politiche del Paese. Al primo posto si conferma il partito di centro-destra Raggruppamento Democratico (Δημοκρατικός Συναγερμός, Dimokratikós Sinayermós), noto come DISY, che ha ottenuto il 27,77% dei consensi, eleggendo diciassette deputati. Alle spalle della formazione del presidente Nikos Anastasiadīs, in carica dal 2013, troviamo i comunisti di AKEL, il Partito Progressista dei Lavoratori (Ανορθωτικό Κόμμα Εργαζόμενου Λαού, Anorthotikó Kómma Ergazómenou Laoú), guidato dall’ex presidente Dīmītrīs Christofias e dal segretario Andros Kyprianou. AKEL ha chiuso con il 22,34% delle preferenze, aggiudicandosi quindici seggi.
Entrambi i partiti più importanti della politica cipriota perdono in questo modo un seggio, confermando la tendenza alla crescita delle forze politiche cosiddette “minori”. Nello specifico, sia DISY che AKEL hanno ottenuto la percentuale di voti più bassa di sempre, pur restando i due partiti con il maggior numero di consensi. Questo significa che entrambe le forze dovranno fare i conti anche con le altre formazioni, al fine di raggiungere accordi e formare coalizioni, pur mantenendo il proprio ruolo di leader rispettivamente negli schieramenti di destra e sinistra.
Resta stabile al terzo posto il Partito Democratico DIKO (Δημοκρατικό Κόμμα, Dimokratikó Kómma), che si attesta su posizioni centriste, e che conferma i suoi nove seggi della precedente legislatura (11,29%). Cresce, invece, il Fronte Popolare Nazionale (Εθνικό Λαϊκό Μέτωπο, Ethnikó Laikó Métopo), noto come ELAM, che riesce quasi a raddoppiare i propri consensi, passando da due a quattro seggi (6,78%). A sinistra va notata certamente l’incremento dei consensi nei confronti delle formazioni ecologiste, in particolare del Movimento degli Ecologisti Ambientalisti (Κίνημα Οικολόγων Περιβαλλοντιστών, Kinema Oikologon Periballontiston), che per la prima volta elegge tre rappresentanti (4,41%).
Entrano in parlamento anche i centristi del Fronte Democratico (Δημοκρατική Παράταξη, Dimokratiki Parataxi), che ottengono quattro seggi (6,10%) facendo il proprio ingresso per la prima volta in assoluto nell’emiciclo di Nicosia, e la coalizione formata dal Movimento per la Socialdemocrazia (Κίνημα Σοσιαλδημοκρατών, Kinima Sosialdimokraton) e dall’Alleanza dei Cittadini (Συμμαχία Πολιτών, Symmachía Politón), che subisce una perdita di due seggi, passando da sei a quattro rappresentanti (6,72%).
Tra i principali delusi di queste elezioni figura certamente il partito euroscettico di destra Movimento di Solidarietà (Κίνημα Αλληλεγγύη, Kinima Allilengyi), che perde tutti i suoi tre seggi e si ferma al 2,31%. Questo partito populista, fondato da Eleni Theocharous in occasione delle elezioni del 2016, ha retto una sola legislatura.
In seguito alla pubblicazione dei risultati, il segretario comunista Andros Kyprianou ha analizzato criticamente il risultato ottenuto da AKEL: “Il risultato non è quello che ci aspettavamo. Rispettiamo questo risultato e lo studieremo a fondo per trarne conclusioni. Tuttavia, possiamo dire sin d’ora che non siamo stati in grado di convincere la gente”, ha dichiarato il leader del partito. Secondo Kyprianou, AKEL, che a breve terrà il proprio congresso, “condurrà un dialogo produttivo per permettere al partito per tornare alla posizione che merita”.
“Tuttavia”, ha detto ancora, “indipendentemente dal risultato elettorale, continueremo con la stessa coerenza a difendere tutto ciò che rappresenta il nostro DNA ideologico e di partito: difendere i diritti dei lavoratori, resistere alla corruzione istituzionale che è il marchio di fabbrica del governo Anastasiadīs-DISY e concentrarsi sull’obiettivo della risoluzione della questione di Cipro”. E ha concluso: “AKEL rimane la forza principale nello spettro dell’opposizione. Abbiamo quindi il dovere, nei confronti della nostra storia e dei nostri cittadini, di lavorare per un parlamento con un contenuto sociale. Abbiamo l’obbligo di lavorare per un cambiamento progressivo nella governance del Paese”.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog