La notizia è sfuggita alla attenzione dei media ma la maggioranza dei francesi, ammesso ma non concesso che i sondaggi siano attendibili, si dimostra solidale con i militari che denunciano la disgregazione del paese lanciando appelli che qualcuno ha definito dal sapore golpista. Nel frattempo, in Europa ci sono movimenti dei capitali e dei poteri forti nazionali che dovrebbero indurre a qualche riflessione.

Ad esempio, alcuni paesi nordici spingono la Germania a rafforzare una alleanza economica a discapito dei paesi mediterranei, in Germania la crisi della Merkel si accompagna a spinte sempre più forti per ricacciare politiche di sostegno ai paesi piu’ colpiti dalla crisi che, a detta loro, rallenterebbero la corsa della locomotiva tedesca.

I paesi a capitalismo avanzato nella vecchia Ue sono in crisi, alcuni messi decisamente peggio di altri, in Francia la iniziativa dei militari contro le periferie suona come monito contro l’opposizione sociale sempre più diffusa e alle crescenti difficoltà che le potenze europee trovano in altri continenti, non ultima la storica presenza francese in Africa e quella italiana nel Mediterraneo in virtu’ del protagonismo della Turchia di Erdogan.

Ricordiamo che furono proprio i francesi a spingere per l’ingresso dell’Italia nella Nato nel 1949 come portaerei che si affaccia sul Mediterraneo (i richiami a Mussolini sono scontati)

La Germania per anni ha investito nell’est europeo, lo ha fatto fin dal 1989 stringendo rapporti stretti con la Croazia e alcuni paesi dell’ex Blocco sovietico, guardando in sostanza ai gasdotti e alle vie commerciali indispensabili per allargare la sfera di influenza tedesca. 

I finanziamenti del Recovery sono la scommessa per non fallire l’euro e la stessa Ue, senza allargare la maglia dei finanziamenti difficilmente Francia, Spagna e Italia sarebbero usciti dalla crisi. E per raggiungere questo obiettivo bisogna adottare i classici bastone e carota, guadagnare il consenso delle parti sociali e alla occorrenza scatenare la repressione contro le avanguardie riluttanti ad accettare supinamente le regole del capitale.

L’Italia è da sempre legata a doppio filo sia agli Usa che alla Germania, paese Nato e con il Governo Draghi alleato credibile tanto per Berlino quanto per Washington.

Sul territorio italiano le basi militari Usa e Nato sono ormai una realtà consolidata, nessuno ricorda da tempo gli impegni, assunti, dalle istituzioni locali ma destinati a rimanere intenti astratti, della sinistra e delle forze sindacali di affermare la necessità di una smilitarizzazione del paese. Nel frattempo, non solo le spese militari italiane sono in aumento, ce lo chiede la Nato fino al 2% del Pil, ma molte di queste spese sono presenti in capitoli non riconducibili al Ministero della Difesa, ragione per cui non è dato sapere quanto spendiamo per le missioni militari all’estero e per mantenere la presenza militare Usa e Nato nel paese, per acquistare armi. Poi ci sono i finanziamenti accordati alle imprese produttrici di armi, alle politiche attive per favorire la vendita di armi nel mondo, le varie lobby politiche impegnate a favorire l’import ed export.

Negli ultimi decenni la presenza, nelle varie zone del Globo, dell’esercito italiano sotto l’egida Nato è una costante, una merce di scambio dovuta come la costante crescita delle spese militari.

E così viene spiegata la rinnovata fedeltà alla Nato e a Biden del Governo Draghi alla passiva accettazione della politica estera Usa.

Al contempo l’Italia ne ha sempre più bisogno della Germania per collocare i propri buoni del tesoro a dei prezzi accettabili e in cambio deve impegnarsi al rispetto del dogma europeista di non accrescere le spese correnti mantenendo basso il costo del lavoro e la spesa pubblica.

L’Italia è dentro il sistema produttivo tedesco, Industria 4.0 segue la strada battuta dalla Germania, deve sottostare alle condizioni imposte da Berlino per il Recovery e impegnarsi alle riforme strutturali, al contempo si barcamena tra l’alleato Usa e quello tedesco.

Ecco spiegata la ragione per la quale l’Italia è diventata, settimana fa, alfiere dei diritti umani in Cina e in Turchia dimenticando che altrettanta attenzione dovrebbe essere riservata a paesi come l’Egitto a cui si vendono sempre più armi.

E non è casuale che nel PNRR ci sia una sorta di svolta ambientalista, più sulla carta che in realtà come dimostra il sostegno attivo all’alta velocità e i silenzi sui disastri ambientali che hanno contaminato intere aree del Belpaese, svolta ambientalista che gli Usa vorrebbero imporre all’Ue visto a favore delle proprie multinazionali. Non è poi casuale l’opposizione Usa al gasdotto Nord Stream che dovrebbe portare gli idrocarburi russi alla Germania e spinga per canali energetici alternativi indebolendo così Germania e Russia.

Attorno ai corridoi energetici e commerciali si gioca una partita dirimente per gli equilibri capitalistici, gli usa utilizzano l’arma della Nato per dislocare sempre più soldati e basi nei paesi europei, Italia e Germania in primis.

Le politiche sanzionatorie Usa contro la Russia danneggiano le esportazioni italiane ma sono il prezzo da pagare alla sudditanza Nato, intanto Draghi si è spinto ad escludere le multinazionali cinesi dal 5G ed ha utilizzato la golden power per impedire la vendita ai cinesi di Iveco e Lpc. Al contempo il Governo italiano ha rinsaldato il legame con la Francia per il controllo del Mediterraneo secondo quelle strategie variabili delle quali il nostro paese è sempre stato maestro pur sotto l’egida Nato e Ue.

Redazione pisana di Lotta Continua. Da: http://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com

https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=769&Itemid=317

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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