Conferenza stampa presso la Questura per gli arresti di 4 nazifascisti pronti a pestaggi per creare caos assoluto a Milano, 1 luglio 2021.ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Piccoli Breivik, nazi italiani di buona famiglia

CHECCHINO ANTONINI

Ritratto del Breivik italico da giovane: fisico prestante, un’età inferiore a 16 anni e buona conoscenza della storia fascista e nazionalsocialista. Il padre potrebbe insegnargli a usare la pistola, la madre a nutrirsi di una sana cultura razzista. La pistola, una Walther P38 usata nella Germania nazista, ti verrà data «quando piglierai il porto d’armi, naturalmente per usarla con i comunisti, i negri e i froci», si legge nell’ordinanza del gip di Milano riguardo quello che dice il padre al figlio indagato, con altri tre giovani, per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica e religiosa. Il tono fra i due viene ritenuto scherzoso dagli inquirenti – entrambi ridono – ma «ben esprime le idee politiche e il sentire ideologico» trasmesso dal genitore, ah, le famiglie naturali di una volta con madre, padre e un figlio aspirante Breivik, roba che Salvini, Pillon e Meloni se la sognano. Il ragazzo, 20 anni, è considerato il leader del gruppo il cosiddetto ‘Comandante G’: parlando con la madre, santa donna, sui prossimi esami universitari si vede suggerire di approfondire un libro su De Gobineau autore de ‘Il saggio sulla diseguaglianza delle razze umanè considerato uno dei testi base del pensiero razzista contemporaneo. Ma non ci facciamo depistare dal tenero quadretto familiare: ha spiegato il capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili in conferenza stampa che questi qua «Non stavano delirando, non facevano due chiacchiere, non sono dei fuori di testa, proprio no – ha detto il magistrato -. Stavano cercando di costruire una rete nazionale e con collegamenti internazionali». Da quanto emerso il gruppo avrebbe voluto entrare nel mercato della droga e delle armi ma solo con scopo di autofinanziamento.

“Esistono venticelli ideologici che possono trasformarsi in qualcosa di deflagrante. Il venticello del suprematismo è arrivato a Milano e ha preso consistenza in un certo numero di ragazzi giovanissimi”, ha detto ancora Nobili, illustrando i dettagli dell’operazione ’Realpolitik’ della Digos meneghina che ha smantellato il gruppo di matrice nazifascista ’Avanguardia Rivoluzionaria’, tutti esponenti della Generazione Z, i nati nel terzo millennio.
I quattro ragazzi destinatari della misura cautelare, due classe 2000 e altrettanti del 2001, “tra di loro sotto la guida, in particolare, di uno degli indagati, hanno incominciato a sviluppare il concetto della necessità di far crollare l’attuale sistema per poi poter rigenerare una nuova era sotto un nuovo Hitler o Mussolini”. “Sono di ultradestra”, ha sottolineato Nobili. “Ci hanno costretto in pochi mesi ad accelerare i tempi dell’indagine perché avevano deciso di dare segnale della loro esistenza programmando di pestare uno ’sporco musulmano’”

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, quattro giovani (tutti uomini, due nati nel 2000 e due nel 2001) stavano pianificando di ampliare i componenti del gruppo facendo «proselitismo» tra gli ambienti dell’estrema destra. Il loro piano, a quanto si è saputo, era di ‘lunga portata’, nel senso che progettavano una serie di azioni, come il pestaggio per il quale con mazze e bastoni si stavano preparando negli ultimi giorni (avevano individuato l’obiettivo – un uomo di origine straniera e religione musulmana, frequentatore di centri sociali – ma sono stati fermati prima), per «creare caos» e arrivare alla «rigenerazione di una dittatura». Il gruppo clandestino, mentre preparava il pestaggio, si era dato anche alcune regole: la persona non doveva essere uccisa ma picchiata con violenza, l’uomo non andava insultato per il colore della sua pelle e l’azione non andava rivendicata, perché non si doveva capire chi stesse agendo in quel modo, appunto per creare confusione con questa e altre violenze simili. I quattro, stando a quanto riferito, sono tutti giovani, anche studenti universitari, con ‘buone famiglie’ alle spalle.

Gli agenti della Digos della Questura di Milano, coordinati dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura Alberto Nobili e da Enrico Pavone, hanno eseguito a Milano e Trieste quattro misure restrittive della libertà personale, dell’obbligo di dimora con contestuale obbligo di presentazione giornaliera presso un Ufficio di Polizia, a carico di quattro cittadini italiani. L’inchiesta condotta dai poliziotti della Digos milanese ha permesso di individuare e disarticolare un’organizzazione clandestina, denominata Ar- Avanguardia Rivoluzionaria, composta da giovanissimi che, ispirandosi ai gruppi suprematisti americani, perseguiva l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale di matrice nazi-fascista, incitando alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e nazionali; significativa al riguardo, la scelta di usare quali nomi di battaglia quello di terroristi divenuti icone di riferimento della galassia neonazista come, ad esempio, quello di Anders Breikvik, responsabile dell’eccidio di Utoya nel luglio 2011. Il gruppo, che aveva pianificato azioni violente e programmato azioni intimidatorie per recuperare denaro, aveva anche tentato di allargare il proprio raggio d’azione attraverso rapporti diretti con altre organizzazioni di estrema destra, come il sodalizio elvetico Junge Tat che un indagato aveva visitato a maggio, rimanendo coinvolto in uno scontro con gli antifascisti svizzeri. “Junge Tat”, i compari svizzeri dei quattro nazi arrestati, si forma nel 2020 dopo lo scioglimento di “Nationalistische Jugend Schweiz” (NJS) e “Eisenjugend Schweiz” (EJ), una decina aspiranti assassini molto giovani, dentro il National Action Front (NAF): gli antifascisti locali hanno subito fatto uscire allo scoperto gli epigoni della gioventù hitleriana pubblicando le loro identità, li hanno visitati a casa (quasi tutti vivono ancora con i loro genitori) e al lavoro. Il nazista Oliver Rothacher (nato nel 1995) ha perso il lavoro, il suo compagno Manuel Corchia è stato cacciato dall’Università delle Arti di Zurigo (la direzione della ZHDK non vuole licenziare completamente il nazista, ma gli proibisce di entrare nel terreno della scuola fino a nuovo avviso). Insomma, si legge in un comunicato del circuito antifa: «ai nazisti era stato detto chiaramente: fate subito i bagagli e tornate a casa! Ha funzionato». Fino ad allora la loro presenza era così manifesta che «a un certo punto anche lo Stato ha deciso che doveva guardare a destra. E così varie forze di polizia e i servizi segreti sono stati costretti a fare qualcosa». Maschere bianco-verdi, arti marziali, addestramento alla sopravvivenza, escursioni, Deutschrap di destra – queste sono le astuzie che il nuovo “Junge Tat – NAF” vuole usare per attirare giovani uomini di destra. Il NAF è una rete nazista svizzera nata attorno al quarantenne Marc Seiler che esiste dal 2014. Seiler è stato condannato per vari crimini violenti ed è un membro della “fratellanza” internazionale terroristica di destra Blood & Honour.

Un altro progetto, un’azione intimidatoria finalizzata ad una richiesta di denaro ai danni di un minore con la quale finanziare l’organizzazione, era in avanzato stato di elaborazione con diverse attività avviate di pedinamento per capire le abitudini della vittima ed agire in sicurezza al momento opportuno. La pericolosità del gruppo, intenzionato a perseguire nel tempo uno specifico know how nell’uso delle armi da sparo, ha trovato conferma quando si sono muniti di una pistola a salve che hanno alterato nel dichiarato tentativo di renderla idonea al fine di poter esplodere proiettili veri. L’indagine della Digos milanese, in collaborazione con la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione – Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Interno, ha dunque comprovato l’esistenza di un’associazione pienamente operativa, pronta al compimento di azioni violente ed illecite ai danni di obiettivi sensibili al solo scopo di perseguire la superiorità della razza bianca. Le motivazioni ideologiche che hanno spinto i 4 indagati sono inevitabilmente quelle più radicate e come tali le più pericolose, in quanto frutto di una valutazione meditata, cosciente e lucida.

Nel documento rinvenuto dagli agenti della Digos di Milano sulla costituzione del gruppo nazi-fascista ‘Avanguardia Rivoluzionaria’ erano indicati specifici criteri di selezione degli associati. Il reclutamento, inoltre, passava attraverso due canali fondamentali: la realtà fisica e il mondo virtuale. «Al di là di chi conosciamo, abbiamo un po’ le mani legate – scriveva uno dei quattro arrestati  – infatti adesso da qualche giorno mi sono unito a qualche gruppo Telegram italiano così semplicemente per capire un po’… non è che approccerò le persone così…. per giocare più carte possibili». Tra i requisiti per essere ammessi come reclute figuravano: ottima padronanza dell’italiano, se connazionale; buona conoscenza dell’inglese, se straniero; buona conoscenza della dottrina della storia fascista e nazionalsocialista; grande volontà di lotta: fede e fanatismo dell’idea; comportamento disciplinato, rispettoso ed educato; età non superiore ai 25 anni e non inferiore ai 16; stile di vita sano – nessun eccesso con fumo e alcool, droghe vietate; nessun pesante precedente penale; fisico prestante, conoscenza di tecniche di combattimento corpo a corpo di base. Una volta passata la selezione, c’era poi il giuramento che recitava così: «Solennemente giuro di essere devoto all’idea, di essere fedele ad avanguardia rivoluzionaria e di affidare la mia vita ai miei camerati, i quali allo stesso modo si affidano a me: così, giuro di lottare senza riserva alcuna per essi e per l’idea che ho abbracciato. Con queste parole sono consapevole del mio dovere militante, delle azioni che per esso saranno compiute e delle conseguenze nel caso di tradimento, delazione ed infamia nei confronti dell’idea, dell’organizzazione dei miei camerati».

Dopo il giuramento si riceveva la lettera: «Caro camerata, ti diamo il benvenuto all’interno dell’organizzazione, sei stato reclutato come associato…l’organizzazione di cui fai parte è segreta, così come il suo nome e il suo simbolo. Non dovrai mai rivelare a persone esterne ad essa nulla di inerente alle sue attività ed a ciò che fai al suo interno». Così scrivevano le quattro persone arrestate dagli agenti della Digos della Questura di Milano, coordinati dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura Alberto Nobili e da Enrico Pavone, che volevano instaurare un nuovo ordine mondiale nazi-fascista e avevano fondato la loro organizzazione sulla superiorità della razza bianca che propaganda l’odio razziale ispirata al nazionalsocialmo di stampo hitleriano. Gli agenti della Digos hanno rinvenuto il documento di costituzione di A.R , ‘Avanguardia Rivoluzionaria’ composto da 19 pagine nel quale sono affrontati vari punti concernenti l’organizzazione, nonché il giuramento da effettuare: gerarchia; protocollo di sicurezza informatica; protocollo di reclutamento. «L’organizzazione – si legge nel documento – promuove la lotta come unico metodo per imporsi politicamente…  l’organizzazione è eversiva dell’ordine democratico vigente e le dottrine cui si ispira politicamente sono il fascismo, nazionalsocialismo e il paneuropeismo sociale e nazionale». L’organizzazione era formata dal ‘Comandante G’, dal ‘Maggiore Volpi’, dal ‘Capo nucleo Breivik’ e dal Milite Zucht. Il primo era il leader del gruppo, colui che ha ideato ed iniziato a formare A.R; ne determinava la strategia e pianificava le attività. Al Maggiore Volpi era affidato il coordinamento delle azioni dei militi, gestiva la cassa del gruppo e aveva ruoli esecutivi ed operativi nell’organizzazione, ed era parte attiva nel reclutamento. Il ‘milite Zucht’ inizialmente era il legato dell’organizzazione, poi degradato dal ‘Comandante G’, con la missione di formare i militanti, radicalizzandoli.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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