riceviamo e pubblichiamo

Abbiamo celebrato la Rivoluzione dei Gelsomini come magistrale conquista della democrazia, forse illudendoci, tunisini per primi, che, liberati dalla tirannia, rifondare e far funzionare lo stato sarebbero state difficoltà minori. Non si è considerato il passato più lontano: i lasciti del colonialismo che hanno ingigantito differenze economiche fra zone del paese, immesso tendenze migratorie a vantaggio delle imprese dello stato colonizzatore, represso culture locali instradandole a una modernizzazione mal presentata e peggio compresa. (nota 1)

La Tunisia è uscita dalla rivoluzione del  2011  con l’entusiasmo dei primi anniversari , ma nel 2013 l’assassinio di Chokri Belaid,  leader di un partito d’opposizione, è uno choc. Scatena rivolte, saccheggi, spaccature fra i partiti ed è seguito pochi mesi dopo dall’assassinio di  Mohamed Brahmi, anch’esso politico d’opposizione.
Segue un periodo travagliato: l’attentato del Bardo nel 2017, gli arruolamenti nell’Isis, i bradisismi politici e le intromissioni estere, in particolare di paesi del Golfo con opposte affiliazioni geopolitiche.  Tuttavia la struttura indispensabile
 c’era: il 10 febbraio 2014 era entrata in vigore la nuova Costituzione. (Testo francese in pdf,  e nota 2)

Elezioni parlamentari avvennero nel 2011, seguirono quelle del 2014 e del 2019, entrambe contestuali all’elezione del Presidente, oggi nella persona di Kaïs Saïed, docente universitario, che si è trovato immediatamente a fronteggiare una difficoltà imprevista: la diffusione del Sars-Cov-2.

Dopo aver esautorato il Ministro della Salute e affidato all’esercito la gestione della pandemia, il 25 luglio  Saïed compie un gesto innegabilmente autoritario.
Sospeso il parlamento, sospesa l’immunità ai parlamentari, destituito il primo ministro Hichem Mechichi, assume l’autorità esecutiva, legiferarà attraverso decreti-legge e a breve nominerà un nuovo capo di governo e un nuovo gabinetto
imposto il coprifuoco dalle ore 19 alle 6, fino alla fine di agosto.
Premettiamo che in Tunisia vige la separazione dei poteri e varie opinioni definiscono tutto ciò un  “colpo di stato”, a partire dal Presidente dell’Assemblea, Parlamento monocamerale, Rached Ghannouchi, mentre Saïed dichiara di essersi attenuto ai dettami della Costituzione, segnatamente dell’articolo 80, qui sotto il testo completo.

“In caso di pericolo imminente che minacci le istituzioni della Nazione e la sicurezza e l’indipendenza del Paese e ostacoli il regolare funzionamento dei pubblici poteri, il Presidente della Repubblica può adottare le misure richieste da tale situazione eccezionale, sentito il Capo del Governo e Presidente dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo e dopo averne informato il Presidente della Corte Costituzionale. Annuncia le misure in un comunicato alla popolazione.Tali misure devono mirare a garantire il ritorno quanto prima ad un regolare funzionamento delle pubbliche autorità. Durante tutto questo periodo, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo è considerata in stato di riunione permanente. In tal caso, il Presidente della Repubblica non può sciogliere l’Assemblea dei rappresentanti del popolo e non può essere presentata alcuna mozione di censura contro il governo. In qualsiasi momento, 30 giorni dopo l’entrata in vigore di tali provvedimenti, e su richiesta del Presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo o di trenta membri di detta Assemblea, la Corte Costituzionale è interpellata al fine di verificare se la situazione eccezionale persiste. La decisione della Corte è pronunciata pubblicamente entro un termine non superiore a 15 giorni. Tali misure cessano di avere effetto non appena cessano le circostanze che le hanno originate. Il Presidente della Repubblica invierà un messaggio al popolo su questo tema”

Punto chiave: minaccia alla sicurezza e indipendenza. Da mesi si susseguivano manifestazioni per le condizioni economiche, con maggior spicco in giugno contro la violenza impunita della polizia; alcune piazze chiedevano il rispetto dei principi della rivoluzione del 2011, mentre altre componenti nostalgiche di Ben Ali considerano quella rivoluzione un colpo di stato. Piazze contro piazze, polizia ed esercito contro tutti.
Dovranno essere osservatori informati e obiettivi a valutare se la “minaccia” allo stato fosse tale da giustificare la mossa del Presidente, ma non c’è stata consultazione con il Capo del Governo, che è stato esautorato, nè, come visto prima, con il presidente del Parlamento.

Sospensione dell’Assemblea non suona esattamente come Assemblea in riunione permanente; in più togliere l’immunità ai parlamentari contrasta con l’articolo 68 della Costituzione stessa.
Teoricamente, si potrebbe adire alla Corte Costituzionale (Nota 3) che nelle due settimane successive si dovrebbe pronunciare: forse il mese e mezzo più difficile dello stato tunisino emerso dalla rivoluzione

Nel suo messaggio Saïed ha detto che da un pò di tempo pensava a questa mossa, allora è banale chiedersi: perchè solo adesso?
Nelle ultime settimane il partito Ennahada e Gannouchi erano riusciti a far approvare l’apertura di una sede ufficiale dei Fondi qatarioti per lo sviluppo della Tunisia. Iniziativa da varie parti contestata (non però l’utilizzo dei fondi) per l’urgenza impressa al voto. Considerando che l’indomani la polizia irrompe nella sede di Al Jazeera e scaccia l’intero staff della tv qatariota e che l’esercito ha circondato il parlamento impedendo l’ingresso a Gannouchi, presidente di Ennahda, non è improprio supporre che Saïed si sia mosso, anche con connivenze internazionali, mettendo in atto un ennesimo episodio della lotta contro il Qatar e i Fratelli Musulmani, cui è affiliato il partito Ennahda.

Lo si può dire senza troppe remore: nel 2011 la Tunisia, dopo il rovesciamento di Ben Ali, era stata osservata blandamente dalle grandi potenze, non possedeva petrolio non era urgente spingere, ma ora la situazione si è evoluta: il Mediterraneo fa gola. Non più un “mare” ma uno stretto strategico fra gli oceani; scrive Limesda controllare e tenere aperto per l’egemone americano, che se ne serve per irradiare potenza e influenza sulle terre attigue e per muoversi liberamente attraverso gli oceani; da insidiare e in prospettiva cercare di far proprio se osservato dalla prospettiva dello sfidante cinese, la cui impronta nel bacino è in netta crescita con il radicamento delle nuove vie della seta.
Nelle piazze molti si sono abbandonati a scene di giubilo per la decisione del presidente, ma l’Egitto insegna, impari la Tunisia.

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Reazioni dei principali partiti

Nota 1 Colonizzazione e Immigrazione nel Maghreb

Nota 2 L’entrata in vigore della costituzione mette fine all’attività esplicata dalla Legge sull’organizzazione provvisoria dei poteri pubblici (Legge costitutiva del 16 dicembre 2011) che aveva organizzato transitoriamente i poteri pubblici dopo la sospensione della Costituzione del 1959.

Nota 3 La Corte Costituzionale non è ancora formalmente costituita. Sarebbe la prima nel mondo arabo, e proprio Kais Saied il mese scorso è riuscito a bloccare la sua istituzione.

Maria Carla Canta  

Di AFV

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