L’omicidio del presidente Jovenel Moïse lo scorso 7 luglio non ha fatto altro che piombare Haiti in una crisi politica ancora più grande di quella che stava vivendo in precedenza, alla quale vanno aggiunte le difficoltà causate dalla situazione economica dell’isola e da quella sanitaria derivante dalla pandemia di Covid-19, che fino ad ora ha fatto registrare oltre 20.000 casi positivi e 555 morti, secondo le statistiche ufficiali.
Dopo la morte del capo di Stato, la leadership politica del Paese era stata assunta dal primo ministro ad interim, Claude Joseph. Tuttavia, ciò aveva provocato le reazioni di Ariel Henry (in foto), che pochi giorni prima era stato designato come nuovo premier proprio da Moïse. Haiti si è dunque ritrovata con due pretendenti al ruolo di premier, fatto doppiamente rilevante vista l’assenza di un presidente. Solamente il 20 luglio, Joseph ha annunciato che avrebbe ceduto ad Henry, fatto successivamente confermato alla stampa dal ministro degli Affari elettorali, Mathias Pierre. In cambio, Joseph ha mantenuto l’incarico di ministro degli Esteri.
Secondo la stampa locale, la decisione sarebbe arrivata dopo un incontro privato tra Joseph ed Henry, ed Henry avrebbe inoltre ricevuto il sostegno di importanti attori economici haitiani. L’accordo tra i due ha invece avuto l’effetto di tagliare fuori Joseph Lambert, presidente del Senato, che invece sosteneva l’interpretazione secondo la quale sarebbe dovuto essere lui ad assumere momentaneamente la carica presidenziale.
In qualità di nuovo primo ministro, il medico 71enne avrà il ruolo di conciliare le diverse fazioni politiche del Paese, affrontando la grave crisi politica, economica, sanitaria e di sicurezza. Per Henry si tratterà del secondo incarico all’interno del governo haitiano, infatti era stato ministro tra il 2015 ed il 2016, nel corso della presidenza di Michel Martelly. La nuova amministrazione avrà inoltre il compito di organizzare le nuove elezioni presidenziali.
“Il Paese sta attraversando una situazione molto difficile, tutti devono essere d’accordo che la soluzione deve essere haitiana, questa soluzione deve includere tutti senza eccezioni, ascolterò tutti i settori“, ha detto Henry nel suo discorso di insediamento come primo ministro, respingendo i tentativi di ingerenza da parte di attori esterni. “Il Paese ha bisogno di un cambiamento definitivo, la soluzione si raggiunge con il dialogo. Tutti credono di avere la soluzione nelle proprie mani, io vengo da una scuola che crede nel dialogo per ottenere la soluzione politica“, ha aggiunto. Allo stesso tempo, Henry ha affermato che “non possiamo pensare che i problemi si risolveranno in breve tempo“.
Henry si è impegnato inoltre a creare le condizioni per un processo elettorale trasparente il prima possibile. Il premier ha annunciato di aver già tenuto incontri con rappresentanti del settore economico e di proseguire il dialogo con gli attori politici. “Le discussioni sono difficili ma costruttive“, ha sottolineato. Il presidente ha anche incontrato i membri del Comitato consultivo indipendente incaricato di redigere la nuova Costituzione del Paese: “Vogliamo realizzare un nuovo modello di governo, trasparente e, soprattutto, senza corruzione. Cercheremo il benessere della popolazione. Perché la sicurezza sociale e la lotta alla disoccupazione sono importanti per la riconciliazione della nazione e l’unità della famiglia haitiana“.
Nel frattempo, non si placa la ricerca dei responsabili dell’omicidio di Jovenel Moïse. Come noto, sono già stati arrestati alcuni degli esecutori materiali del crimine, di nazionalità statunitense e colombiana. Tuttavia, non è chiara l’identità dei mandanti, e le responsabilità potrebbero ricadere anche su importanti personalità all’interno del Paese. In occasione dei funerali del capo di Stato, la popolazione ha contestato Léon Charles, direttore della Polizia Nazionale, ritenuto colpevole di non essere stato in grado di difendere il presidente.
Successivamente, la stessa polizia ha provveduto ad arrestare Jean Laguel Civil, uno dei responsabili della sicurezza personale del presidente Moïse, con l’accusa di omicidio, tentato omicidio e rapina a mano armata. Secondo fonti uffiicali, almeno 26 persone sono ora detenute con l’accusa di aver partecipato all’assassinio, tra cui 18 ex militari colombiani assunti da una società con sede negli Stati Uniti. La polizia ha anche emesso un mandato di perquisizione per l’ex giudice supremo Wendelle Coq Thélot, accusato di essere coinvolto nell’assassinio. Coq Thélot era stata rimossa dal proprio incarico dal presidente Moïse nello scorso mese di febbraio.
Lo scorso 28 luglio, centinaia di haitiani hanno marciato nella capitale Port-au-Prince per chiedere giustizia per la morte del presidente e ricordare i crimini commessi dagli Stati Uniti, che invasero militarmente Haiti 106 anni fa. In 19 anni, la presenza militare gli USA ad Haiti avrebbe causato quasi 30.000 morti. Ciò vale anche come monito, per respingere ogni tentativo di ingerenza da parte di Washington.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog