Il 1° agosto, i cittadini messicani sono stati chiamati alle urne per un referendum fortemente voluto dall’attuale presidente Andrés Manuel López Obrador. Il quesito chiedeva alla popolazione di esprimersi circa la possibilità di processare gli ex presidenti e gli altri esponenti politici di primo piano della storia recente del Messico per corruzione o altri crimini commessi nel corso dell’esercizio della funzione pubblica. Sebbene sia stato criticato, AMLO ha affermato che attualmente gli ex presidenti non possono essere giudicati per via dell’art. 108 della Costituzione, secondo il quale i presidenti possono essere processati solo per alto tradimento o crimini penali gravi come l’omicidio.

Il referendum, a dire il vero, non sembra aver interessato molto gli elettori, visto che solamente il 7,11% degli aventi diritto si è recato alle urne. Secondo la legge, è necessario un quorum del 40% per ritenere il risultato del referendum come vincolante, ma non è previsto un quorum di validità. Ciò significa che, sebbene non obbligatoriamente, il risultato potrà comunque preso in considerazione dal governo, e ciò avverrà con ogni probabilità, visto che il 98,44% dei votanti si è espresso a favore della proposta di López Obrador.

Mario Delgado, presidente del partito di governo MoReNa (Movimiento Regeneración Nacional), a cui appartiene AMLO, ha dichiarato attraverso i social network che domenica è stata “una grande giornata per la nostra democrazia, il Sì ha vinto e una nuova fase contro l’impunità ha avuto inizio nel nostro Paese dove le vittime saranno messe al centro”. “Il grido di giustizia del popolo ha superato di gran lunga il NO. Possa la sua voce non essere mai dimenticata!”, ha detto ancora il leader formale del partito di sinistra.

Lo stesso presidente López Obrador si è espresso sui risultati della consultazione popolare, che ha considerato un trionfo per il suo significato, indipendentemente dai risultati. “Voglio congratularmi con tutti coloro che ieri hanno partecipato alla consultazione dei cittadini, è la prima consultazione costituzionale che si svolge nel Paese, è qualcosa di trascendente, è l’inizio formale e legale di un processo di partecipazione dei cittadini nel quadro di democrazia partecipativa”, ha affermato. “Mai così tante persone hanno partecipato a una consultazione di quelle che sono state registrate storicamente, era qualcosa di molto importante e indipendente dal fatto che fosse vincolante o meno, la cosa notevole è che è stato avviato un processo democratico affinché nessuno si senta intoccabile in nessun livello della scala gerarchica”, ha aggiunto AMLO.

Con ogni probabilità, il governo provvederà presto a promuovere la creazione di un tribunale popolare, come meccanismo per rendere giustizia alle vittime dei crimini perpetrati dallo Stato messicano. Questo tribunale indagherà in particolare sugli eventuali crimini commessi da cinque ex presidenti nel corso dei loro mandati alla guida del Paese.

Il primo presidente coinvolto è Carlos Salinas de Gortari (1988-1994), che potrebbe essere processato per brogli elettorali nelle elezioni presidenziali del 1988, quando il conteggio dei voti venne inspiegabilmente interrotto con il pretesto di una falla di sistema, ed alla fine Salinas venne dichiarato vincitore con oltre il 50% delle preferenze.

Ernesto Zedillo (1994-2000) è il presidente della grave crisi economica che ha colpito il Messico nel 1994, quando il peso subì una forte svalutazione, causando la perdita di miliardi di dollari per il Paese. Le misure di Zedillo furono volte a salvare le banche, mentre il peso della crisi venne duramente pagato dalla popolazione.

Il conservatore Vicente Fox (2000-2006), leader del Partido Acción Nacional (PAN), fu il primo presidente non appartenente al Partido Revolucionario Institucional (PRI) dopo decenni di dominio di questa forza politica. Fox è però ritenuto responsabile di dure azioni di repressione contro la popolazione, in particolare delle manifestazioni contro la costruzione di un nuovo aeroporto internazionale nei pressi di Città del Messico. Il “caso Atenco”, dal nome della località di San Salvador Atenco, vide protagonista anche Enrique Peña Nieto, allora governatore dello Stato di México, che chiese l’intervento delle truppe federali al presidente Fox.

Felipe Calderón (2006-2012) fu il secondo presidente del PAN, vincendo le elezioni ai danni di López Obrador. Tuttavia, AMLO ha sempre denunciato l’esito di quelle elezioni come un frode. Inoltre, Calderón diede vita alla “guerra alla droga”, che ha causato la morte di migliaia di civili a seguito degli scontri tra gruppi criminali organizzati che si sono diffusi in tutto il Paese.

Proprio Ernesto Peña Nieto, dopo essere stato governatore dello Stato di México, divenne presidente del Paese nel 2012, mantenendo la leadership fino alla vittoria di AMLO nel 2018. Terzo presidente del PAN, Peña Nieto completò la costruzione del nuovo aeroporto, alla quale Fox aveva alla fine rinunciato a causa delle proteste popolari. Ma soprattutto, nel corso del suo mandato si è verificato il noto episodio della scomparsa di 43 studenti ad Ayotzinapa, nello stato di Guerrero, per mano della criminalità organizzata, in collusione con le autorità locali e la polizia. Peña Nieto potrà ora essere giudicato per violazione dei diritti umani, se verranno accertate le sue responsabilità in questo episodio.

In questi stessi giorni, il presidente López Obrador ha affermato anche che il suo governo intende approvare un decreto per il rilascio dei detenuti vittime di tortura, applicando il Protocollo di Istanbul delle Nazioni Unite. Inoltre verranno liberati i detenuti accusati di reati classificati come non gravi e tutti i detenuti che abbiano superato i 75 anni di età. Il totale dei possibili beneficiari del decreto presidenziale sarebbe stimato in 12.358 persone

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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