Foto da facebook.com

Nonostante la crisi economica dovuta al Coivid-19, le morti sui posti di lavoro non diminuiscono. Dall’inizio dell’anno ci sono state quasi tre vittime al giorno

Si muore nelle campagne, nell’edilizia, nelle industrie. È una strage continua.

Per tanti, troppi datori di lavoro la priorità, anche a scapito della sicurezza, è il profitto a tutti i costi.

Il 10 agosto a Bergamo un operaio trentaseienne è morto dopo essere precipitato da 8 metri di altezza. Lavorava per una ditta che stava eseguendo dei lavori di manutenzione in una fonderia che produce componenti in alluminio per auto.

Nelle stesse ore un camionista di 49 anni è rimasto gravemente ferito mentre sversava il liquido dalla cisterna del suo mezzo, sembra che il tubo sia esploso.

Ad Asti un uomo di 56 anni è rimasto ustionato ed è deceduto al momento del ricovero in ospedale. Stava eseguendo lavori di manutenzione in un negozio di surgelati.

Lunedì scorso nel foggiano un operaio di 47 anni ha perso la vita schiacciato da una lastra di calcestruzzo.

Nelle stesse ore a Sondrio un guardiacaccia diciottenne è deceduto durante la sua prima uscita di servizio.

L’11 agosto un agricoltore di 30 anni è morto schiacciato dal suo trattore mentre trasportava una botte d’acqua per tentare di spegnere un incendio.

Laila El Harim, quarant’anni, è morta il 3 agosto scorso incastrata nel macchinario, ma non era stata addestrata ad utilizzarlo.

Sono usciti di casa per andare al lavoro, ma non vi faranno più ritorno.

Il numero delle vittime aumenta quotidianamente. Dall’inizio dell’anno sono 539.

Le principali cause degli incidenti sono il mancato rispetto delle norme di sicurezza, l’obsolescenza dei macchinari e delle strutture, l’inadeguatezza della formazione professionale e la negligenza nell’applicazione dei protocolli di legge da parte dei datori di lavoro.

La necessità di rispettare i tempi di consegna o di ridurre al minimo i costi di produzione provocano spesso imprudenze e disattenzioni.

Non dovrebbe succedere, ma purtroppo così non è. Le leggi non mancano, ma spesso è ritenuto problematico o troppo gravoso organizzare e programmare la formazione, specie nelle piccole attività.

Il costo in vite umane è inaccettabile, ma non si riescono a trovare rimedi adeguati per evitarli. Di certo i controlli sono insufficienti. Ed il rispetto delle regole per tanti, troppi italiani e non solo è vissuto come un’imposizione alla libera iniziativa economica. 

È un fatto culturale. Fino a quando non sarà capovolto questo modello di sviluppo economico i morti e gli infortuni sui posti di lavoro si ripeteranno e nulla, purtroppo, potrà impedirli.

REDNEWS

Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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