Monumento in onore di Ernesto Che Guevara a La Higuera, con scritto: IL TUO ESEMPIO ILLUMINA UNA NUOVA ALBA. Ernesto Che Guevara fu assassinato a La Higuera il 9 ottobre 1967, 54 anni fa.


Francesco Cecchini


Las horas finales de su existencia en poder de sus despreciables enemigos tiene que haber sido muy amargas por el; pero ningun hombre mejor preparado que el Che para enfrentarse a semejante prueba. Le ultime ore della sua esistenza nelle mani dei suoi spregevoli nemici dovettero essere per lui molto amare; ma nessun uomo è meglio preparato del Che ad affrontare una simile prova. Fidel Castro, Una Introduzione Necessaria al Diario di Ernesto Che Guevara in Bolivia.
La Bolivia è l’ ultimo campo di battaglia del rivoluzionario Ernesto Che Guevara. La Bolivia ha una posizione geografica importante, è situata nel cuore dell’ America Latina e una scintilla in quel paese può incendiare tutto il continente. L’ intervento fu preparato per tempo: colloqui con Fidel Castro, un campo di addestramento a Pinar del Rio, soggiorni in Europa per cambiare l’ identità e così via.
Nel novembre 1966 sotto falso nome e senza barba, Guevara entro’ in Bolivia con un gruppo di rivoluzionari. Per l’impresa boliviana, scelse un gruppo di cubani già fogiati in combattimento, a Cuba o in Africa. Altri, provenienti dalla Bolivia, dal Perù, dall’Argentina, si unirono.

Ernesto Che Guevara comandante del ejercito rebelde, en la batalla de Sta Clara.

Ernesto Che Guevara con tre compagni guerriglieri


Nelle file della guerriglia vi fu anche una donna, Tamara Bunke detta Tania la guerigliera. Argentina di genitori tedeschi comunisti conobbe il Che a Cuba e si unì a lui in Bolivia. Fu uccisa al Guado di Puerto Mauricio sul Rio Grande, assieme ad altri gurriglieri il 31 agosto 1967 assieme ad altri guerriglieri, al comando del comandante cubano Joaquín, per colpa del tradimento del campesino Honorato Rojas. Le sue spoglie riposano vicino a quelle del Che a Santa Clara.

Immagine di Tania, a sinistra, con il Che, al centro, e altri guerriglieri


DIARIO DEL CHE IN BOLIVIA.
Ernesto Che Guevara annotava le sue esperienze su quaderni; in seguito, ha dato loro organicità e li ha sempre usati per ulteriori analisi e per annotare considerazioni sugli eventi ai quali aveva partecipato . Lo fece nei suoi primi due viaggi giovanili in America Latina, che hanno hanno indubbiamente contribuito alla sua formazione politica.
In seguito, verrà Passaggi della Guerra Rivoluzionaria, dove rivolse le sue esperienze e analisi sulla lotta nella Sierra Maestra, di inestimabile valore per gli studenti della Rivoluzione Cubana fin dalle sue fondamenta; un quarto giornale Pasajes de la Guerra Revolucionaria: el Congo, costituiva una dissezione non solo di un passato che chiamava inequivocabilmente “storia di un fallimento”, ma un documento essenziale per un futuro che vorremmo non troppo lontano. Infine, abbiamo davanti a noi il quinto: il Diario de Bolivia.
Il giornale inizia il 7 novembre 1966, anche se il Che fa il suo ingresso a La Paz il 3 novembre accompagnato da Pachungo, il cubano Alberto Fernández Montes de Oca, che tra l’altro era con lui ed è morto nel combattimento della Quebrada del Yuro .
In esso compaiono giorno per giorno gli avvenimenti accaduti dal 7 novembre 1966 al 7 ottobre 1967; Non contiene solo descrizioni, già di per sé preziose, ma comprende anche molteplici valutazioni sull’incapacità dell’ esercito boliviano, sconfitto in numerosi combattimenti, le sue valutazioni sul regime dittatoriale di Barrientos, a un certo punto sull’orlo del collasso. Si può anche leggere riflessioni sul comportamento di organizzazioni, partiti e individui che facevano parte del contesto boliviano e di altri paesi.
Si leggono anche le sue reazioni, a volte rabbiose per colpe commesse dai combattenti; C’è da dire che con i cubani, i suoi compagni della Sierra Maestra e dell’Escambray, è ancora più severo: li critica e le recriminazioni pubbliche perché li considera indispensabili come esempio per il resto dei combattenti alle prime armi di altri paesi; perché comprende che gli avvertimenti sulle colpe commesse da tutti contribuiscono al buon andamento delle azioni di guerriglia, perché sa che l’ espansione futura del distaccamento dipende dal mantenimento delle capacità personali e di gruppo e dall’educazione sistematica, pur comprendendo anche che le colpe (ed errori) sono inevitabili in un’organizzazione di guerriglia incipiente, in condizioni di decollo. Naturalmente nel Diario si possono leggere anche le sue autocritiche, sempre esagerate, proprio come ha fatto per tutta la sua vita rivoluzionaria.
Dalla lettura del Diario del Che in Bolivia si ottengono almeno 4 insegnamenti.
È un documento storico di straordinario valore politicoe, in quanto rivela non solo il tradimento del leader e di esponenti di spicco del Partito Comunista Boliviano che avrebbero dovuto sostenere un progetto rivoluzionario su scala continentale, ma rende possibile chiarire le incongruenze teoriche e politiche della maggioranza dei partiti comunisti latinoamericani che non consideravano la lotta per la presa del potere.
È una dimostrazione organica dell’etica rivoluzionaria o dei legami tra politica ed etica che dovrebbero presiedere alle azioni dei rivoluzionari e di cui il Che è stato un esempio vivente.
È un documento storico che afferma il senso più alto dell’impegno internazionalista dei rivoluzionari determinati a contribuire alla distruzione del capitalismo come sistema mondiale e alla creazione della nuova società socialista di transizione.
Afferma che l’ unità costituisce una delle strategie politiche essenziali dei rivoluzionari prima e dopo la presa del potere.
Non si può parlare del Che solo come Guerrigliero Eroico, come stratega militare, perché anche agendo come tale è stato un politico e teorico del comunismo cubano e latinoamericano.

Copertina del Diario edito da Feltrinelli


CATTURA E MORTE DI ERNESTO CHE GUEVARA.
E’ l’ alba dell’ 8 ottobre 1967. Ernesto Che Guevara e un gruppo di guerriglieri sta attraversando una gola, la Quebrada del Yuro. Un contadino li denuncia e il comandante Gary Orado Salmón organizza un’ imboscata. Dopo otto ore di combattimenti mentre alcuni guerriglieri con Harry Villegas (Pombo) riescono a ritirarsi, alri sei muoiono e il Che e due guerriglieri, Chang e Cuba, la sera dell’ 8 ottobre, vengono catturati e condotti alla piccola scuola di La Higuera. Washington informata immediatamente dall’ ambasciatore nordamericano in Bolivia, Douglas Enderson dichiara che Ernesto Che Guevara va eliminato e La Paz obbedisce. La mattina del giorno dopo arriva a La Higuera un elicottero con a bordo il colonello Joaquin Zenteno Anaya e il cubano della CIA Félix Ramos. Ogni tentativo di interrogare il Che è senza risultato. Zenteno da l’ ordine al sottoufficiale Mario Teran di uccidere il Che. Nella camera accanto vengono fucilati Chang e Cuba. Barrientos, presidente della Bolivia, e il generale Ovando ufficialmente diffondono la notizia che il Che, Chang e Cuba sono morti in combattimento. Il corpo senza vita di Ernesto Che Guevara nel pomeriggio viene portato all’ ospedale di Valle Grande dove viene lavato, fotografato ed esposto. Il Che sarà oggetto di una processione di contadini che vogliono salutarlo. Al Che vengano tagliate le mani, come prova della sua morte e il suo corpo, assieme a quelli di Chang e Cuba, viene gettato in una fossa comune vicino all’ aeroporto di Valle Grande. Il corpo del Che e di altri verrà trovato durante uno scavo il 28 giugno 1997 e dopo la conferma di un medico legale trasferito a Santa Clara, Cuba.

MONIKA ERTL VENDICA IL CHE ( da Ancora Fischia il Vento).


Ad Amburgo, in Germania, sono le dieci meno venti della mattina del 1° aprile 1971. Una bella ed elegante donna entra nell’ ufficio del console della Bolivia e aspetta pazientemente di essere ricevuta.
Mentre fa anticamera, guarda indifferente i quadri che adornano l’ ufficio. Roberto Quintanilla, console boliviano, vestito elegantemente con un abito oscuro di lana, appare nell’ ufficio e saluta, colpito dalla bellezza di quella donna che dice di essere australiana, e che pochi giorni prima gli aveva chiesto un’ intervista.
Per un istante, i due si trovano di fronte, uno all’ altra. La vendetta appare incarnata in un viso di donna attraente. La donna lo guarda fisso negli occhi e senza dire nulla estrae un pistola e spara tre volte. Non ci fu resistenza, né lotta. Le pallottole centrarono il bersaglio, Roberto Quintanilla. Nella sua fuga, che la moglie del console tentò di frenare, Monika Ertl lasciò dietro di sé una parrucca, la sua borsetta, la sua Colt Cobra 38 Special ed un pezzo di carta dove era scritto: Vittoria o morte. ELN.
Monika Ertl merita un monumento vicino alla tomba di Ernesto Che Guevara a Santa Clara, Cuba.

Monika Ertl

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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