Maurizio Acerbo

Articolo 1 si scioglie e D’Alema annuncia la volontà della “Ditta” di rientrare nel Pd perchè “guarito dal renzismo”. Non facendo mancare una frecciata anche a Draghi: “Non si può auto eleggere al Colle”.

La Ditta rientra nel Pd derenzizzato

Il ritorno di D’Alema e Bersani nel Pd era ampiamente prevedibile e anche naturale.
Uscirono perché Renzi li aveva buttati fuori, nel senso che la sua leadership prevedeva la rottamazione di una parte del gruppo dirigente storico del centrosinistra.

Ora rientrano perché nel Pd non c’è più Renzi e per loro non vale la pena di rischiare l’1% con Articolo 1.

Nel farlo D’Alema non rinuncia a dire la sua come ha fatto criticando l’autocandidatura di Draghi al Quirinale.

Il Pd, anche se tiene dentro gli ex-Dc che nell’UE normalmente stanno nel PPE della Merkel, fa parte del Partito Socialista Europeo.
Quella è la famiglia politica di D’Alema e Bersani.

Foto Agi

Dovremmo sprovincializzare il dibattito politico italiano. Con Rifondazione ci proviamo da anni.

“socialisti” europei, non solo il centrosinistra italiano, hanno condiviso e condividono la governance europea con ‘popolari’ e liberali dagli anni ’90 e sono stati alfieri del neoliberismo e della Nato

Il centrosinistra italiano si omologo’ a questa tendenza dagli anni ’90 e D’Alema e Bersani sono stati gli omologhi italiani di Blair e Schroeder con Clinton sullo sfondo.

Tranne Corbyn, che infatti è stato massacrato dai media capitalistici e pugnalato alle spalle dall’establishment laburista, possiamo qualificare i partiti del PSE come di “centro liberista”.

L’espressione la usò Pietro Ingrao per i DS nel 1999-2000 quando non era diventato Pd.
Ora la fase è cambiata e bisognerà vedere se nel Pd come in altri partiti del PSE cambierà qualche orientamento programmatico di fondo. C’è chi sostiene che il ciclo neoliberista si sarebbe chiuso. Mi permetto di dubitarne.

Il Pd continua a fare le solite politiche ma con la fuoriuscita di Renzi sarebbe “guarito”.
Questa non è una novità di D’Alema ma l’opinione diffusa di tantissimi elettori.

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La spettacolarizzazione della politica si fonda sulla personalizzazione e il tifo. Quindi via Renzi il Pd tornerebbe a essere di sinistra. Sorge la domanda: ma quando lo è stato?

La mia tesi è che attraverso Renzi settori capitalistici fecero un’opa sul Pd. L’operazione riuscì grazie alle primarie e al fatto che quel partito con le sue politiche neoliberiste aveva già segato il ramo della storia precedente.

Renzi vinse come leader modernista-giovane-populista contro chi aveva fatto il governo Monti, ecc. Il grillismo ha raccolto altri delusi del centrosinistra.

Non è stato Renzi a trasformare il Pd in un partito neoliberista ma quel partito a produrre le condizioni per l’affermazione di Renzi.

Poi ci furono scontri di potere ma Letta non era certo più a sinistra di Renzi.
Solo più educato e interno al vecchio gruppo dirigente che alla fine si è liberato di un personaggio a cui il successo aveva dato alla testa.

Anche senza Renzi il Pd non ha cambiato impianto programmatico e ha sostenuto Draghi come dieci anni prima Monti.

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Da quando sono usciti dal Pd D’Alema e Bersani hanno detto qualche volta anche cose di sinistra. Non potevano fare altrimenti, ma lo fecero con parsimomia perché il loro obiettivo non era certo di fare come Lafontaine o Melenchon.

Infatti Bersani non ha mai preso le distanze dalle privatizzazioni e D’Alema ha continuato a rivendicare la guerra nella ex-Jugoslavia.
Solo la rimozione della realtà e l’opportunismo che alcuni scambiano con “la politica” poteva far finta di non vedere quello che era chiaro.

Erano indisponibili a firmare un programma che dicesse no alla legge Fornero e al tav in Val di Susa e secondo alcuni bastava non dirlo.

La loro uscita dal Pd ha incrociato la mancanza di spina dorsale di tanta parte dell’intellettualita’ e dei raggruppamenti a sinistra del Pd.

Il percorso del Brancaccio fu sacrificato per confluire in LeU presentata come l’incarnazione della sinistra radicale in Italia.

Un’operazione resa possibile dal supporto mediatico di cui godevano e godono quelli che sono stati leader del centrosinistra. Ma anche dalla subalternità diffusa a sinistra. Ricordo un forum su il manifesto in cui sembrava che D’Alema fosse il Mosè che ci avrebbe guidato verso la ricostruzione della Sinistra. Io dissi la mia e la cosa lo lasciò stizzito.

Il risultato vero dell’operazione LeU fu che un processo di riattivazione e ricomposizione a sinistra fu ammazzato sul nascere.

Fare “una sinistra nuova e radicale” con la leadership di D’Alema era una barzelletta a cui credettero in molte/i, per convenienza o per subalternità e disperazione.
Noi fummo facili profeti. Il che non ci ha salvato dal disastro.

Faccio gli auguri a D’Alema e ai compagni di Articolo 1.
Se col Pd faranno cose buone lo apprezzeremo, altrimenti li criticheremo.
Al momento fanno parte del governo Draghi e sono nostri avversari politici.

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D’Alema fa il suo mestiere di “socialista” europeo

Al parlamento europeo c’è a sinistra dei “socialisti” il gruppo rossoverdeviola La Sinistra – che riunisce tutte le formazioni della sinistra anticapitalista e antiliberista, dai partiti comunisti (tranne quello greco) a Podemos, Sinn Fein, Linke, France Insoumise, ecc.

E c’è il Partito della Sinistra Europea che raccoglie una buona parte di queste formazioni.
Quella che viene definita la sinistra radicale

In tutta Europa questa area ha un peso più o meno grande ma molto superiore alla nostra frammentata debolezza italiana.

La convergenza di queste formazioni si è sviluppata dal 2001 proprio per iniziativa di partiti come Rifondazione Comunista che proponevano di raccogliere anche sul piano politico lo spirito del movimento dei movimenti. Dopo la crisi del 2008 e l’austerity queste formazioni sono cresciute in quasi tutta Europa.

Questa è la nostra collocazione ben diversa da quella di D’Alema. Rimane a noi il compito con chi ci sta di costruire un progetto unitario di sinistra alternativa in questo paese.
D’Alema dice spesso cose sensate. Insensato era considerarlo alla testa della sinistra radicale

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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