Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Scusandomi per il disturbo e assolutamente consapevole dell’insufficienza del livello culturale a mia disposizione provo comunque a tracciare un ragionamento sull’attualità cercando di proporre una interpretazione di di carattere politico – costituzionale e rivolgendomi ad alcune/i compagne/i che mi auguro avranno la condiscendenza di leggere queste osservazioni.

Almeno alla lettura dei giornali al momento in cui scrivo appaiono incerte le metodologie di scelta del nuovo Presidente della Repubblica.

Eppure alcuni significativi elementi stanno emergendo e può essere possibile tracciare un primo quadro di giudizio:

1) La “torsione costituzionale” in atto da tempo sta trovando un punto di ulteriore stretta nel tipo di trattativa in corso. Non si tratta semplicemente dell’eventualità del passaggio di Draghi al Quirinale e quindi dell’avvio concreto di quel semi-presidenzialismo “de facto” già evocato qualche settimana or sono. Appare inedito, infatti, il confronto in corso al riguardo del pacchetto “presidenza della repubblica/governo” . Un punto che merita approfondimento (beninteso: non che in passato la trattativa per la presidenza della repubblica non abbia coinvolto il tema del governo – vedi 2013 – ma adesso le cose stanno diversamente);

2) Il punto di effettiva diversità dal passato nella trattazione del rapporto Quirinale/Chigi risiede, infatti, nella ricerca di stabilire un rapporto di dipendenza diretta tra le due cariche in una subordinazione della presidenza del Consiglio alla presidenza della Repubblica. E’ tramontata l’idea del cancellierato che stava nella “deforma” costituzionale del 2016 e sembra ritornato in auge appunto il “semi- presidenzialismo” che era state previsto dalle conclusioni della “Bicamerale D’Alema” (1997). L’impronta semi- presidenzialista potrebbe infatti significarsi sia nel caso di un Mattarella – bis cui sarebbe vincolata la prosecuzione del governo Draghi; sia nel caso di una elezione alla presidenza della Repubblica dello stesso Draghi con affidamento dell’incarico di governo su sua indicazione. In ogni caso si presenterebbero problemi molto complessi (nell’eventuale rielezione di Mattarella, Draghi dovrà dimettersi e saranno dimissioni soltanto formali? Tanto per fare un solo esempio, senza considerare sotto questo aspetto l’altro scenario dell’elezione di Draghi che nel rapporto Quirinale/Chigi risulterebbe molto più complicato anche dal punto di vista costituzionale);

3) Il secondo scenario, quello che prevede Draghi presidente della Repubblica e un suo incaricato alla presidenza del Consiglio presenta per di più in questa fase aspetti di specifica e particolare delicatezza. In questo senso il riferimento è alla situazione internazionale e ai rischi concreti di un riprodursi del carattere di una “logica dei blocchi” con la possibilità del verificarsi di uno stato permanente di tensione bellica sul territorio europeo. Si sta verificando una fortissima pressione da parte degli Stati Uniti sia sul piano più direttamente militare sia su quello diplomatico per un “rinsaldamento (?)” dei vincoli atlantici (per usare una schematizzazione). Emerge una tendenza a considerare nesso inscindibile atlantismo/europeismo (anche questo retaggio/ritorno della guerra fredda) che è necessario contrastare ponendo un’idea alternativa dell’Europa. A questo punto sull’elezione del Presidente della Repubblica si dovrebbe porre il vincolo dell’articolo 11 della Costituzione (in passato pur più volte violato, ma la situazione di oggi appare ancora più delicata) come discriminante prioritaria. Questione che mi pare nessuno stia sollevando (anzi);

4) L’estrema insignificanza della sinistra sul piano parlamentare assume a questo punto un carattere di assoluta gravità. Si è cercato di rilevare due possibili discriminanti sulle quali una possibile “Sinistra Costituzionale” dovrebbe lavorare in parlamento e nel Paese: quella legata all’impianto di democrazia parlamentare delineato dalla Carta Fondamentale e quella del ruolo dell’Italia nel contesto internazionale. Il rischio vero è quello di un semi-presidenzialismo di fatto allineato alle tendenze belliciste ben presenti in questo momento nello schieramento atlantico:

5) Il meccanismo in atto per l’elezione del Presidente della Repubblica sta rappresentando una sorta di cartina di tornasole per questa grave carenza di rappresentatività a sinistra. Nel quadro di una inedita complessità di contraddizioni sociali in atto i punti fin qui rilevati possono rappresentare gli elementi distintivi per una riaggregazione e l’avvio di una nuova proposta che si misuri, innanzi tutto, con una prospettiva di recupero di presenza istituzionale in un quadro di necessaria autonomia di offerta politica, fuori dai cascami ideologici e ponendo al centro della propria iniziativa politica, l’affermazione costituzionale.

Mi permetto allora di auspicare che chi dispone di un qualche mezzo informativo e/o organizzativo possa aprire una riflessione ad ampio raggio rivolta in questa direzione.

Di AFV

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