La Prima Ministra peruviana Mirtha Vásquez ha dichiarato ieri che il governo del presidente socialista Castillo sta analizzando la sospensione della licenza alla transnazionale spagnola Repsol, a causa della recente e grave fuoriuscita di petrolio con conseguente disastro ambientale.
“Stiamo valutando gli aspetti legali e pertanto non possiamo ancora dire che la licenza sarà sospesa”, ha dichiarato a proposito del peggior disastro ambientale petrolifero della storia del Paese, lo sversamento di seimila barili di greggio durante un’operazione di scarico per la raffineria La Pampilla, nella costa nord di Lima, il 15 gennaio scorso.
“Qualsiasi persona fisica o giuridica che svolga un lavoro rischioso deve assumersi la responsabilità degli eventi o dei danni e risarcire le persone colpite.
La transnazionale non può pretendere di non essere responsabile.
La responsabilità ce l’ha e quindi deve pensare alle conseguenze, alle sanzioni ed ai risarcimenti.
Escludo che la consegna di cibo alla popolazione da parte di Repsol possa essere considerato un risarcimento. Non è vero che i danni possono essere risarciti facendo dei regali”, ha detto la Prima Ministra.
Da parte sua, il ministro dell’Ambiente, Rubén Ramírez, ha smentito le affermazioni della multinazionale secondo cui lo tsunami dovuto all’esplosione nella zona di Tonga avrebbe causato la fuoriuscita di petrolio. “Per quanto ne so, sarebbe solo una scusa perché le attività in mare sono state normali i il giorno del disastro ambientale e non ci sono stati problemi dovuti allo tsunami”, ha detto.
Secondo il ministro, ciò che più merita sanzione è il fatto che la Repsol abbia denunciato quanto accaduto con grande ritardo e come un incidente di piccole dimensioni, quando invece avrebbe dovuto riferire la reale entità del disastro.
A sua volta, il presidente del Perù Castillo ha definito “inammissibile” il disastro ambientale: “condanniamo il disastro ambientale causato dalla raffineria La Pampilla, gestita da Repsol. Il danno ecologico al nostro litorale è inammissibile. Dallo Stato sono state disposte azioni penali, civili e amministrative al fine di proteggere la sovranità e il benessere del Paese”.
Dopo aver dichiarato l’emergenza nazionale a causa dell’incidente, ha promesso di punire i responsabili, compresa la compagnia petrolifera spagnola Repsol.
Il disastro ambientale si è verificato durante lo scarico della nave cisterna battente bandiera italiana “Mare Dorium”.
La stampa locale ha rivelato che dal 2015 Reposol ha compiuto 32 violazioni ambientali, ma è stata multata solo per tre, di cui solo una pagata per intero, secondo il registro dell’Organismo di Valutazione e Ispezione Ambientale (OEFA).
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