si torna in piazza per chiedere la liberazione di Abdullah Öcalan, simbolo della lotta curda di liberazione cui prendo parte tanti uomini e tante donne. Abbiamo parlato con l’ex-sindaca di Cizre

Alle 14.30 in piazza dell’Esquilino a Roma è stata chiamata una manifestazione per richiedere la liberazione di Abdullah Öcalan, incarcerato in isolamento nell’isola di Imrali da 23 anni. La liberazione del leader curdo è un passo fondamentale per la liberazione del popolo tutto e per la fine dei conflitti in quelle zone. La liberazione della persona di Öcalan coinciderebbe con il riconoscimento da parte dello stato turco dell’idea di convivenza pacifica che porta avanti il popolo curdo con il confederalismo democratico.

Donne e uomini curdi si battono quotidianamente per la propria libertà, come l’ex-sindaca di Cizre Leyla Imret costretta a scappare dal suo paese e a cui abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia.

«Sono nata a Cizre, ma a 10 anni mi sono dovuta trasferire in Germania perché mio padre è stato ammazzato dal governo turco, era un combattente per la libertà del popolo curdo», dice Leyla. «Per questo motivo la mia famiglia ha dovuto lasciare Cizre nel ’93. Fino al 2013 ho vissuto in Germania, poi sono tornata in Kurdistan, dopo vent’anni sono tornata a Cizre. Nel 2017 ho dovuto lasciare nuovamente il mio paese».

Leyla Imret è la più giovane sindaca in Turchia. Nel 2014, all’età di 23 anni è diventata sindaca della città curda di Cizre con il partito democratico dei popoli (Hdp), ottenendo l’83% dei voti di cittadine e cittadini. La sua carica è durata poco, nel 2015 è stata destituita dal governo Turco a seguito dei bombardamenti sulla città. Oggi è la voce dell’Hdp in Germania.

«Dagli anni ’80 Öcalan ha cercato di interrompere la guerra e di fare in modo che ci fosse una soluzione permanente attraverso un dialogo e ha lavorato tantissimo per questo, ma il potere turco ha portato sempre avanti il suo piano di distruzione e eliminazione del popolo curdo attraverso il concetto di guerra».

Prosegue: «Nel 2015 sette città nel kurdistan del nord (in Turchia) sono state attaccate dall’esercito turco con armi pesanti, tra queste anche Cizre, la città di cui ero sindaca. In quel periodo è stato imposto un copri fuoco e sono state uccise più di 1500 persone e più di 400mila sono state costrette a emigrare. Dopo il colpo di stato del quindici agosto 2016, Erdogan è praticamente diventato come una divinità, che sotto forma di leggi da lui emanate porta avanti crimini contro l’umanità e fuori da qualunque tipo di legge internazionale».

Il quindici luglio 2016 è fallito un golpe militare contro il governo turco, i cui responsabili tutt’oggi non sono così chiari. Alcune ipotesi suggeriscono che possa essersi trattato di un’operazione false flag, messa in atto dallo stesso Erdogan per ridurre ulteriormente le libertà civili.

Quello che è certo sono stati i 260 morti e gli oltre 2000 feriti, oltre agli arresti e i licenziamenti o destituzioni come per Leyla Imret.

«Diecimila lavoratori e migliaia di accademici, sindacalisti e persone della società civile sono stati licenziati dopo il colpo di stato e dal dodici settembre, in tutte le municipalità dove era stato eletto il partito HDP i sindaci sono stati arrestati o allontanati e sostituiti. Inoltre incrementò il nazionalismo e il controllo sulla sicurezza statale, giustificando così punizioni, migrazioni forzate e massacri. Tutto il lavoro fatto per la creazione dell’autonomia democratica nelle municipalità in cui l’Hdp era stato eletto è stato attaccato dal governo turco, imponendosi e prendendole nelle proprie mani».

L’Hdp adotta la linea del confederalismo democratico, teorizzato da Abdullah Öcalan, un modello politico che prevede una forma di democrazia partecipata, alla cui base ci sono la parità di genere, l’ecologismo e il rispetto delle minoranze e dei popoli tutti.

«Noi abbiamo organizzato le nostre autonomie attraverso il paradigma basato sull’ecologia, l’autonomia e la libertà delle donne. Dal 2014 abbiamo creato delle comunità in tutte le municipalità e in ognuna di queste abbiamo messo in pratica il principio della copresidenza, ovvero due presidenti: un uomo e una donna. Inoltre, abbiamo spinto perchè anche in ogni associazione e organizzazione della municipalità fosse presente il punto di vista delle donne e il loro pensiero. Questo è stato motivo di un cambiamento della società e quindi della rottura con quello che è il sistema patriarcale e del potere. Ci ha dato molta forza, è stato importante ed è stata una rivoluzione storica nella società».

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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